Francesca Marciano, 'Isola grande Isola piccola' - La recensione
illustrazione di Leanne Shapton
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Francesca Marciano, 'Isola grande Isola piccola' - La recensione

Nove intensi racconti ambientati da un capo all'altro del mondo, uno sguardo illuminato sulle relazioni nella mezz'età

A quasi un anno dalla pubblicazione negli Stati Uniti, dove è stata finalista al The Story Prize, è da qualche mese in libreria una raccolta di novelle fra le migliori del panorama contemporaneo internazionale: Isola grande Isola piccola, tradotta da Tiziana Lo Porto. Particolare interessante: l'autrice, Francesca Marciano, è italiana ma ha scelto di scrivere nell'Altra lingua, The other language (questo il titolo dell'edizione originale e del primo racconto), così come aveva fatto per i precedenti romanzi.

Un percorso inverso e in parte simile a quello di Jhumpa Lahiri, la scrittrice americana di origini bengalesi che all'inizio del 2015 ha concepito il suo primo libro in italiano: In altre parole, titolo di cui risuona certamente l'eco in The other language a cominciare dal verso di Derek Walcott che lo introduce: "To change your language you must change your life". Per inciso, le due scrittrici sono vicine di casa a Roma. Insomma una bella storia di amicizie, coincidenze, corrispondenze. E una sensibilità affine (il NY Times ha associato la capacità introspettiva della Marciano ad Alice Munro) nell'irrorare il campo dei sentimenti senza sentimentalismi, fotografando con precisione e una sana ironia le fasi di passaggio della vita e le crisi di identità dell'età adulta.

Amare significa essere vulnerabili, diceva lo scrittore britannico C.S. Lewis, profondo indagatore della natura degli affetti. Considerava l'eros uno dei quattro poli di cui si compone il sentimento distintivo di noi esseri umani (I quattro amori. Affetto, Amicizia, Eros, Carità - 1960), specificando però che "i momenti e le circostanze in cui le sorti di un matrimonio dipendono unicamente dall'eros sono una percentuale molto ridotta". Il problema è che l'eros continua a covare sotto la brace della routine, coniugale e non. E forse a orientare segretamente le scelte nel corso della vita, a nostra insaputa.

Innamoramento (eccitazione, paura, ispirazione, trasgressione) e Amore (costruzione, fiducia, solidarietà, matrimonio): eterni sfidanti nella partita della vita oppure fasi necessarie e complementari al lungo processo di identificazione che fa, di una persona, "quella" persona? Dentro questo dilemma antico Francesca Marciano cala le sue storie come scialuppe di salvataggio per tutti coloro che rimpiangono Le scelte che non hai fatto, per riprendere il titolo del romanzo pieno di arguzia e amore che l'anno scorso ci lasciò in eredità Maria Perosino.

Un giorno una scintilla o un sogno ci agguanta improvvisamente facendo sembrare la vita quotidiana simile a una resa, un abbandono, un dolore ritardato. Quando è stata l'ultima volta che ci è sembrato di intravedere la verità dentro un atto perfetto? I protagonisti di questi racconti sono assaliti dalla malinconia per le strade lasciate e perse ai bivi dell'esistenza. Molti assaporano per un istante il gusto della seconda chance. Non resistono alla tentazione di mollare il tran tran dell'Isola grande per il fascino speziato dell'Isola piccola. Ma esistono ancora posti del mondo dove poter essere salvati da uno sconosciuto?

Come i personaggi, i luoghi vibrano di empatica aderenza in queste storie luminose e smaglianti. Anzi, proprio la geografia emotiva costituisce il motore immobile dello storytelling fluido e appassionante di Francesca Marciano. Perché alcuni esotici altrove possiedono più di altri una qualità archetipica capace di smuovere l'inconscio, come sa bene la scrittrice avendo vissuto in Kenya e avendo lavorato in India alla stesura di Una serata indiana. Questa splendida novella ambientata in Rajasthan nella fortezza di un maharaja vanta una indimenticabile comparsa: una danzatrice Odissi, una misteriosa ancella semidivina (devadasi) capace di riaccendere fuochi molto terreni nello scrittore in crisi di ispirazione.

Mentre in un'isola greca spazzata dal meltemi si consuma la dolorosa elaborazione del lutto di una famiglia rimasta orfana della moglie e madre, nel racconto che intititola la raccolta un'isoletta sperduta al largo della Tanzania contiene il frammento di un passato mutato davvero per sempre. In La presenza degli uomini l'esotico transizionale prende le sembianze di una casa colonica a Martano, nel profondo Salento. Tra la savana dell'Africa orientale e un sushi bar del Village newyorkese si dispiega invece La teoria dei quanti: l'incontro fra due persone che si attraggono produce un'esplosione di energia non controllabile ma innamorarsi è una fase diversa dall'amore, "non ha bisogno delle stesse cose che l'amore richiede".

Se Freud ci ha fornito un alibi per poterci lagnare tutta la vita, sapere reinventarsi è la segreta missione delle donne che attraversano l'Isola grande per sbarcare nell'Isola piccola. Le protagoniste di queste storie, ha sintetizzato Jhumpa Lahiri con proverbiale acutezza, non si sentono a casa in nessun posto. Ma a volte basta poco per fare pace con la persona che si è diventati. L'amore è un prisma dalle molte facce e la scelta di quale guardare dipende solo da noi. Per uscire dalla trappola della nostalgia, spesso è un sollievo poter dire la cosa più semplice: "ecco cosa abbiamo, invece di dire, ecco cosa non abbiamo".

Francesca Marciano
Isola grande Isola piccola
Bompiani
328 pp., 18 euro

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Michele Lauro