Tre libri di filosofia da regalare a Natale
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Tre libri di filosofia da regalare a Natale

Un invito alla fantasia di Veca, il nichilismo spiegato da Severino, cosa si nasconde dietro le profezie e i cataclismi nell’analisi di Pievani. Tre saggi che aiutano a pensare da trovare sotto l’albero

Si può essere leggeri e profondi al tempo stesso? Difficile, ma non impossibile. A darne conferma, tre brevi saggi da poco arrivati in libreria che coniugano chiarezza di esposizione e spessore analitico, affrontando temi centrali senza dare mai la sensazione al lettore di trattare argomenti ostici o noiosi. E che per questo possono tornare utili a Natale: per un regalo diverso da trovare sotto l’albero o per una lettura che sfugga al solito qui e ora imposto dalle ultime novità più commerciali.

Tre temi e un invito. Potrebbe essere sintetizzato così l’ultimo saggio di Salvatore Veca, tra i più noti e autorevoli studiosi di filosofia italiana, che è tornato da poco in libreria con un saggio significativamente intitolato L’immaginazione filosofica (Feltrinelli). Partiamo dai temi. È lo stesso autore a ricordarlo nella premessa: “Il primo ha a che vedere con gli sviluppi delle mie meditazioni filosofiche sull’incertezza che mi hanno guidato, in questi anni, nella ricerca sull’idea di incompletezza”. Il secondo ruota intorno invece all’idea di giustizia globale; il terzo, infine, sui “mutevoli rapporti tra filosofia come professione o vocazione e politica come professione o vocazione”. Ma ciò che rende particolarmente prezioso il libro di Veca è l’invito, nel capitolo finale, all’immaginazione. Il motivo è presto chiarito: “Anche nella ricerca filosofica, noi siamo spesso vittima della falsa necessità. E spesso la falsa necessità dipende semplicemente dalla mancanza di fantasia”.

Conciliare rapidità di analisi e chiarezza di scrittura è sempre difficile. Diventa difficilissimo quando si parla di filosofia. Per questo, il libretto da poco pubblicato da BookTime ha una dote rara e originale. Nichilismo e destino di Emanuele Severino è il nono volume di una collana, Vale Philosophia!, diretta da Luciano Tellaroli di cui abbiamo avuto modo di parlare (qui e qui le recensioni dei precedenti volumi). Raccoglie gli interventi di una rassegna tenutasi a Milano in cui i maggiori filosofi italiani illustrano le grandi idee del passato. E ha essenzialmente due pregi: la facilità di approccio (nei libretti non è tradita l’impronta colloquiale da cui è scaturita la pubblicazione) e l’autorevolezza dei suoi autori. Tutto in poco meno di cinquanta pagine, e in una lettura che si conclude in meno di un’ora.

L’ultima porta la data del 21 dicembre 2012 e sarebbe stata profetizzata dai Maya. Ma è solo l’ultima, appunto, di una lunga serie (qui gli altri titoli dedicati all’argomento). Nel corso dei millenni l’annuncio di catastrofi e cataclismi ha scandito la storia dell’umanità. Perché si avverte la necessità di annunciare sciagure? E cosa sottende? A rispondere a queste domande è Telmo Pievani in La fine del mondo, uno smilzo libretto edito dal Mulino che spiega, tra l’altro, come la catastrofe, intesa come resa dei conti finale con la storia, “ci affascina da sempre perché soddisfa bisogni psicologici e vincoli cognitivi, magnificamente rappresentati dall'immaginario classico della fine del mondo interpretata come catarsi risolutiva, punizione, vendetta”. Un regalo ideale per chi è arrivato al giorno di Natale, convinto che il 25 dicembre 2012…non ci sarebbe mai stato.

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Filippo Maria Battaglia

Scrivo di politica, storia, narrativa e varia umanità. Quando capita, pubblico persino un libro . Amo molte cose e convivo con molte altre, in particolare con le mie nevrosi.

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