Due sirene in un bicchiere
Elaborazione grafica di Feltrinelli da © Getty Images
Lifestyle

Federica Brunini, ‘Due sirene in un bicchiere’ - La recensione

La persona che arriva è la persona giusta: in vacanza con degli sconosciuti alla locanda della tregua

È un luogo comune che le isole siano posti per animi solitari, votati all’isolamento. “Io mi sento molto più sola a Milano” ama dire Federica Brunini che ha scelto di ambientare nella piccola Gozo, l’isola maltese della gioia, un romanzo impregnato di salsedine. Dove il mare con il suo richiamo d’estate, di godimento e riposo, è anche simbolo di tempesta, seduzione e inganno. Due sirene in un bicchiere è il libro dell’estate per ogni Ulisse di terraferma che non tema di farsi abbagliare dal suo canto. Oppure per chi ha nostalgia delle stelle marine e delle lettere scritte a mano. Per chi è rimasto in apnea tutto l’inverno e ha bisogno di una tregua, di un po’ di ironia per guardare le cose da lontano.

Un trionfo di marinità

Romanzo corale come lo era il precedente Quattro tazze di tempesta, a cui sembra ammiccare scherzosamente il titolo, Due sirene in un bicchiere raduna una manciata di protagonisti - sei donne e un uomo, più un bimbo - in un Bed & Breakfast alt-chic: il B&B delle Sirene Stanche. Molti anni prima Dana si era presentata alla porta di Tamara portando in dote un bimbo piccolo,  un talento per la cucina bio e il desiderio di fare qualcosa per gli altri. Tamara viveva reclusa nel suo atelier dove plasmava creature marine di cartapesta, incubi figurati in una seconda vita marchiata dalla perdita. Ricominciare pareva impossibile. 

Invece da quell'incontro era nata un’amicizia profonda e poi quella piccola impresa. Tamara ci aveva messo i locali, Dana l’entusiasmo e l’energia, l’abilità di una cuoca capace di tessere relazioni, una spiritualità sincretica attratta da un afflato cosmico di armonia e amore. Il B&B delle Sirene Stanche prometteva una vacanza detox solo a coloro che, rigorosamente per lettera, aprivanono il cuore ai motivi che li avevano spinti verso quel viaggio. Una reset holiday, come dicono gli americani, dove detox significa cibo veg e biologico, meditazione, danze sufi, riti di guarigione, criptici messaggi alle pareti, tarocchi personalizzati, liste di desideri da compilare. Ma soprattutto, di questi tempi, significa no wi-fi. L'unica connessione è quella, da recuperare, con sé stessi. E con gli altri che il destino ha messo sulla tua strada.

Nel panorama maestoso di una natura “che aveva imparato a sopravvivere con feroce pazienza alla supremazia del sole”, Brunini presta la leggerezza della sua scrittura a una trama di affetti rattrappiti dalla rimozione del dolore, sbozzando prototipi umani contemporanei accomunati dall’urgenza del cambiamento. Una borghesia insoddisfatta malgrado - o proprio a causa - dell’identità di successo costruita sulle regole e gli stereotipi della società dei consumi (“l’abbronzatura è un lavoro”, "la sincerità una virtù sopravvalutata”). Donne in cerca di una radice qualunque, con un passato da lasciar passare, un futuro da ricostruire.

Non sarà il canto delle sirene

Tante questioni cruciali e domande inevase si affollano tra le pieghe di un copione fitto di avvicendamenti, di colpi di scena annunciati: la maternità agognata e quella negata, l’istinto materno come frutto del desiderio o come appuntamento imposto dall’orologio biologico; il rapporto gemellare, fra rivalità e amore archetipico; l’innaturale destino di sopravvivere a un figlio, e quello altrettanto innaturale di avere due padri cioè nessuno; l'ossessione del controllo come boomerang esistenziale; l’amicizia fra donne, saldatura di fragilità e resilienza; l’origine della depressione nella perdita del desiderio. E sopra a tutto la prospettiva di arrendersi al dolore per mutarlo, quando verrà il tempo, in occasione. 

Brunini ama tutte le sue comparse, ne ama soprattutto le asperità e debolezze. Di più però ama i bambini che nel romanzo incarnano la spontaneità non compromessa, il salvagente capace di mantenere vivi anche i sogni degli adulti, perfino quando sono molto confusi o disperati. E ama le donne che concepiscono il cibo come pranayama. Ci sono in questo libro un’infinità di piatti e bevande squisiti soltanto a leggerli, perché cucinati con amore. E una delle pagine più belle è dedicata al panificio di Gozo in cui Olivia - la cuoca dal palato gusto-detector - si imbatte un giorno mentre gira l’isola in cerca degli ingredienti per un budino con le carrube. 

In quel mondo inatteso, profumato di impasti a due passi dal mare, una sinfonia silenziosa di movimenti femminili dà forma a ftira e pastizzi, focacce, filoni, sfogliate. È un rituale instancabile, immutabile, necessario. Un segreto che lo yoga conosce da migliaia di anni: agire sul corpo per modificare lo stato della mente. Ci riusciranno anche le due sirene?

Federica Brunini
Due sirene in un bicchiere
Feltrinelli
222 pp., 15 euro

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Michele Lauro