"Eros in agonia" di Byung-Chul Han: troppo narcisi per godere l'eros
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"Eros in agonia" di Byung-Chul Han: troppo narcisi per godere l'eros

Esce un nuovo saggio, perfetto per chi cerca l'amore o rischia la depressione

La prima volta che Byung-Chul Han è apparso sulla scena culturale italiana ha coniato l’espressione "società della stanchezza" (titolo anche del suo saggio) argomentando che siamo sempre oberati, bersagliati di informazioni, sollecitati a consumare svaghi, prodotti, emozioni. Perciò ci ritroviamo spossati, scarichi. E questo è il cuore del malessere contemporaneo. Ora il filosofo coreano, ribattezzato il "Bauman d’Oriente" (in onore al sociologo che spiegò che la nostra è una "società liquida" senza punti fermi), si è fermato a ragionare sull'Eros in agonia, titolo del suo nuovo saggio (Nottetempo, 96 pagine, 7 euro). "L'eros riguarda l'altro" scrive. La differenza fra due individui è un bene, ma purtroppo viviamo nell'"Inferno dell’uguale", l’altro funge solo da specchio del nostro narcisismo. È in corso una razionalizzazione dell’amore; c’è troppa offerta; e soprattutto siamo tutti concentrati su noi stessi. Se le dosi del narcisismo sono troppo alte, è un attimo sprofondare nella depressione: "Il soggetto narcisistico-depressivo è esaurito e logorato da se stesso" scrive. Concentrato sul proprio ombelico (triste) è impossibilitato ad amare. E a godere: "Eros e depressione sono contrapposti... l’eros strappa il soggetto da se stesso e lo volge verso l'altro".

Sempre che ci sia un "Altro" perché Han è sconfortato nel vedere una società "ad altissima intensità acustica, con una crescente massa di informazioni" ma che non si misura con la negatività (polo positivo, polo negativo) e che non prevede alterità. Non gira energia. Non gira eros. "Il sesso è una prestazione. Il corpo non può essere amato ma solo consumato... L’amore non è più una trama, una narrazione, un dramma". E l’eros agonizza.

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Stefania Berbenni