Dag Solstad, 'La notte del professor Andersen' - La recensione
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Dag Solstad, 'La notte del professor Andersen' - La recensione

Il tempo e l'immortalità, la crisi del pensiero e un delitto: un monologo interiore sul vuoto morale della modernità

Dalla torrida estate mediterranea alle strade di Oslo coperte di neve, la vigilia di Natale. Leggere Dag Solstad, il più anticonformista dei narratori norvegesi contemporanei, provoca straniamento anche per motivi climatici. La notte del professor Andersen, datato 1996 ma solo ora tradotto in italiano, è un noir filosofico senza quasi azione ma denso di polpa esistenziale, debitore a due icone cinematografiche come La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock e Blow-Up di Michelangelo Antonioni.

Un dandy antimaterialista in completo italiano, solo al tavolo di un ristorante. Come sarebbe piaciuto pensare questo di sé stesso a Per Anderson, professore cinquantacinquenne di letteratura all'università di Oslo. Invece la sua pace interiore - una pace momentanea e artificiale, una "devozione atea ai resti del passato" in ossequio alla tradizione del suo paese - è sconvolta da un evento proprio la vigilia di Natale, giorno simbolo della famiglia-felice: dalla finestra del suo soggiorno, al culmine dello spirito infantile recuperato, osserva l'ombra di un uomo strangolare una donna nella casa di fronte.

Solleva la cornetta del telefono ma subito l'abbassa. Non riesce a denunciare il fatto. Perché? La risposta è contenuta nel lungo flusso di autocoscienza riflettente che ne scaturisce. L'ossessivo rimuginare si concentra non solo sulla coerenza e sul senso delle scelte individuali ma anche sulla coscienza storica e culturale della sua (della nostra) generazione. Pagine sgomente sul rapporto fra lo scorrere del tempo (il tempo che divora tutto) e l'immortalità dell'ingegno e dell'arte, il meglio che lo spirito umano abbia lasciato su questa terra.

Al centro della riflessione, dopo una serata di chiacchiere con i vecchi amici, è la crisi dell'intellettuale contemporaneo: dov'è finito il sentimento della sua generazione, quell'alleanza fra radicalismo politico e avanguardia artistica, alla luce delle nuove condizioni storiche e socioeconomiche della maturità? Perché lui e i suoi amici benestanti rifiutano il ruolo di pilastri della società, con la scusa di essere intimamente opposizionali? È velenoso il sarcasmo diretto alla generazione contestatrice degli anni Sessanta omologata al consenso, al consumo, al benessere sociale.

Il dilemma tra realtà e rappresentazione e quello, correlato, tra volontà e rappresentazione, si traduce in un'assordante dissonanza cognitiva: c'è un fatto veramente accaduto (cosa della quale il lettore comincia ben presto a dubitare) e il racconto di quel fatto, la sua interpretazione. La volontà del professor Andersen, imbrigliata nelle sabbie mobili dell'intellettualismo, sembra aver perduto la scintilla istintiva che rende un'azione etica in sé, indipendentemente dalle sue conseguenze. Perfino il drammatico appello alla trascendenza risuona inascoltato: "Nessuno può avere un Dio personale. Nemmeno un ateo".

Ma la scintilla non scatta più nemmeno al cospetto del grande Ibsen, antica passione di letterato. Il turbamento di fronte a una creazione poetica sublime un tempo bastava a sentirsi vivi. Ora il professor Andersen scruta i suoi studenti a lezione arrivando a compatire i più brillanti e appassionati perché un giorno dovranno accorgersi che è un trucco. L'amore-ossessione per la modernità rischia di rendere inattuale perfino il messaggio dei grandi come Ibsen, esempio fra i più lampanti di come l'umanità si sia avvicinata a comprendere la propria condizione. Davvero Casa di Bambole o Spettri possono essere ancora considerati immortali?

Il colpo di scena di questo giallo metafisico è questa secca aporia lasciata in eredità al lettore (e parliamo del 1996, cioè un'epoca ancora sostanzialmente pre-Internet!). Nel Tentativo di descrivere l'impenetrabile, parafrasando il titolo del precedente romanzo di Solstad, l'autocoscienza diventa un vortice di possibilità che si agita nel vuoto.

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Dag Solstad
La notte del professor Andersen
Iperborea
166 pp., 16 euro

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Michele Lauro