Branca, dal fernet alla saggistica: "Così la meditazione può salvare l'economia e la cultura"
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Branca, dal fernet alla saggistica: "Così la meditazione può salvare l'economia e la cultura"

L'imprenditore delle celebri distillerie spiega come vincere la crisi con "l'Economia della Consapevolezza". Un'anteprima dal libro

"In una società complessa come la nostra la sfida sta nel riuscire ad applicare la consapevolezza, sviluppata grazie alla meditazione." Dal 1999 Niccolò Branca guida il glorioso gruppo di famiglia, quello della distillerie e del celeberrimo Fernet. Ora pubblica un saggio. Si intitola Per fare un manager ci vuole un fiore - Come la meditazione ha cambiato me e l'azienda (edito da Mondadori). Il libro spiega che la crisi (economica ma anche culturale) può esser sconfitta grazie all'autoconsapevolezza interiore: in esclusiva su Panorama.it, un estratto dalle prime pagine del saggio.

 

Da molto tempo mi dedico all'approfondimento del concetto di "autoconsapevolezza", applicato anche alla sfera economica. L'autoconsapevolezza implica un autentico dimorare con l’essenza di se stessi. Uno strumento interiore, quindi, ma saldamente ancorato alla realtà quotidiana. 
Del resto, il concetto stesso di dimorare non è del tutto estraneo anche al significato etimologico di “economia”, dal greco oikos, casa/dimora e nomos, norma/regola. Da qui un abitare che non è semplicemente occupare uno spazio fisico, ma essere in sintonia con l’essenza e con i valori umani, essere in armoniosa intimità con tutto ciò che ci circonda. Un "abitare poeticamente la terra", come dice il poeta tedesco Friedrich Hölderlin.
Credo fortemente in questo tipo di approccio, a cui sono solito riferirmi con l’espressione “Economia della Consapevolezza”.
Oggi si sente parlare spesso di decrescita felice, di economia verde, di economia frugale, di economia responsabile o etica. Tutti spunti certamente validi, ma che, a mio parere, sono sovente caratterizzati da una visione parziale o settoriale, utopistica nel migliore dei casi, declamatoria ma poco concreta in altri.
L’Economia della Consapevolezza vuole porsi come una sintesi dei molti modelli teorici di cui si discute, una sintesi davvero attuabile, qui e ora.
Un modello pratico, non solo teorico, che prima di essere divulgato è stato applicato per anni dalla Branca Distillerie, con buoni risultati anche a livello di business.
In azienda, infatti, anche nei momenti difficili abbiamo sempre agito in sintonia con l’Economia della Consapevolezza. Per questo, ad esempio, abbiamo investito in un codice etico e nella sicurezza sul lavoro, abbiamo scelto di produrre in Italia, di predisporre un bilancio ambientale e, mossi dal medesimo principio, pur innovando costantemente, abbiamo scelto di mantenere vivi i valori e le tradizioni del passato garantendo sempre un prodotto di alta qualità, secondo il principio fondativo "innovare serbando".
Economia della Consapevolezza significa pure non eccedere nella crescita, quindi un’economia che ha il senso del limite. Significa consapevolezza nella produzione, nel rispetto dell’ambiente, delle persone, delle risorse, del ritorno finanziario. Ma significa anche consapevolezza nel consumo.
Ciò non vuol dire demonizzare i consumi, fuggire per sempre in uno sperduto villaggio rurale o ritirarsi su qualche inaccessibile vetta. Ma neppure significa inseguire in modo forsennato il business, il denaro, il potere. Perché, in questa maniera, saremmo ancora nella dicotomia, tesi verso la polarità di due estremi che non avranno mai modo di conciliarsi.
Credo, invece, sia necessario riappropriarci dell’equilibrio. Nell'equilibrio c’è la verità. Ed è in questo non andare troppo verso una direzione o verso l’altra che si attua una sintesi evolutiva più alta.
L’Economia della Consapevolezza trova la sua massima espressione proprio nella sintesi, e questa è sempre molto più della semplice somma delle parti. Anche se spesso siamo restii ad ammetterlo sappiamo che fuggire dal mondo non è la risposta, come non lo è diventarne schiavi.
Penso che il difficile periodo che tutto il mondo sta ora vivendo non sia una crisi di passaggio come altre già verificatesi in passato. Questa è una crisi che chiede a tutti noi una risposta di lungo respiro, un cambiamento radicale, totale, vero. È un’occasione di rinnovamento profondo che  restituirà la possibilità di un futuro a una civiltà che sembra davvero tendere all'autodistruzione.
In primis dovrebbero cambiare le persone, poi la società civile, le aziende, le istituzioni. Dovrebbe cambiare tutto. Chi riuscirà a farlo, chi sarà allineato con le nuove esigenze e il nuovo modo di agire prospererà.
Sono convinto che in futuro ci sarà molta più collaborazione tra le parti, meno separazione tra l’imprenditore e le persone che lavorano in un’impresa, tra le aziende, i negozi e i distributori. Ci saranno un senso di responsabilità e di cooperazione più elevati. Ci sarà, per l’appunto, un'Economia della Consapevolezza.
La vera rivoluzione che tutti noi siamo chiamati a fare comincia, però, in noi stessi ed è una rivoluzione interiore, la rivoluzione della coscienza. Bisogna avere il coraggio e la forza di compiere questo salto e andare incontro al cambiamento totale perché quel semaforo che lampeggia sempre più freneticamente ci sta dicendo che la crisi esterna che stiamo vivendo – economica, sociale, ecologica, culturale – non è altro che la proiezione della crisi che è dentro di noi. Ci sta dicendo che il mondo materiale che abbiamo costruito in passato e che ancora costruiamo corrisponde, con scottante precisione, a tutte le sfaccettature dei nostri mondi interiori. 
Tutto questo può essere cambiato. L’autoconsapevolezza ci indica il valore supremo della vita, ci invita a danzare nel Flusso degli eventi e ci mostra la realtà delle cose. Poi ci chiede di fare la nostra parte per cambiarle.

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