"Chi dice donna dice tacco" di Bea Buozzi. Che la scarpa sia con noi, sempre
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"Chi dice donna dice tacco" di Bea Buozzi. Che la scarpa sia con noi, sempre

Il manuale sul dove, sul come e sul perché della vera shoeaholic

Portate delle shopping addicted ad una svendita e le vedrete tirare fuori il peggio. Mettete un gruppo di donne a parlare di scarpe e vi sorprenderete nell’ascoltare quali risvolti socio-psico-economici possieda la scelta di una scarpa, il suo modello e, soprattutto l’altezza del suo tacco.
Dicono che il tacco cinque sia bon ton. Che il sette si adatti ala donna principessa. Il dodici è perfetto per la femme fatale. Ma sopra tale altezza?” (citaz. Bea Buozzi)

Questo e molto altro è avvenuto alla scintillante presentazione dell’ultima fatica della misteriosa Bea Buozzi.
Strizzata in un provocantissimo tubino nero, fasciata da bianche calze in pizzo, il caschetto biondo si è fatto subito riconoscere per due particolari: l’immancabile mascherina in pizzo nero a coprirle il viso, mettendo in risalto lo sguardo attento e indagatore dell’autrice di adozione milanese; l’altro particolare ad attirare la mia (ma non solo) attenzione è l’irrinunciabile tacco (14?) che Gaetano Perrone le ha personalmente calzato per accompagnarla in questa serata. La sua serata.

Chi dice donna dice tacco (Morellini ) è un pratico volume che, dietro ammissione di Mauro Morellini, ancora mancava nel panorama della casa editrice.
Dopo l’immancabile e doveroso tributo all’estimatrice numero uno mondiale della scarpa (una tale SJP in arte Carrie, vi dice nulla?), Bea si è lanciata in aneddoti legati alle storie racchiuse nel libro, incitata e stuzzicata da Annalisa Monfreda, attuale direttore di Donna Moderna che ha presieduto l’evento.

Storie vere, rivisitate e ampliate che sono state regalate insomma raccontate a Bea attraverso i social network. Bea ha preso le parole preziose, le ha fatte sue incorniciandole in storie associate ad un modello diverso di scarpa: dalla scarpetta di cristallo di una Cenerentola come non l’avete mai letta, alla décolletées di vernice, la classica, irrinunciabile, insostituibile (sicure?); dai tronchetti della pseudo-felicità al sandalo alla schiava, per una passione straziante; dalle décolletées Pump che suggella la fedeltà al Pantone 186C (quel rosso, dai che lo sapete) alle espadrillas che mai pensavate di annoverare tra i vostri prossimi acquisti; dalla Peep Toe, cioè il buco con la scarpa intorno alla Mary Jane, ovvero la storia di una bambina che amava le caramelle (quanto c’è di autobiografico?); dalla ballerina, universalmente associata ad un’indimenticabile Audrey, al Maxi Plateau, un orgasmo sopito per lungo, lunghissimo tempo; dalle zeppe e infradito, in un connubio che come tutti i legami di coppia ci fa infuriare ma al tempo stesso sciogliere, al sandalo modello Chanel, per tutte le moderne Scrooge; dalle All Star, intramontabili must del comfort che fanno battere il cuore di tutte al ritmo della Grande Mela ai Texani, se siete donne da toro meccanico; dalle Stringate maschili, una valida, ma non definitiva sostituzione nei primi mesi di vita di quel piccolo demonio di Satana, tuo figlio il demonio con sembianze da Lucifero, un angelo insomma, agli UGG, che ne convincono poche (me compresa), ma vendono molto per colpa di una Sienna Miller che nel film Alfie restituisce la camicia al bel Jude Law restando nuda con gli orridi ai piedi, beh, grazie tante…

Quando avrete finito di leggere Chi dice donna dice tacco smetterete di essere una donna con gli attributi e diventerete una donna con gli accessori, rientrando così nella categoria delle “diversamente alte” in quanto portatrici di tacco.  

Adescarmi con i suoi tacchi a spillo acuminati, ma mai volgari. Adularmi con le sue suole color rosa antico, raffinate e uniche. Abbindolarmi con la sua vernice nera, lucida e scintillante. Concupirmi con le sue paillettes…”  (citaz. Bea Buozzi)
Tutto questo e molto altro è il mondo delle scarpe.

Chi dice donna dice tacco
di Bea Buozzi
(Morellini editore, 2013)
160 pagine

@violablanca

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Valeria Merlini

Nasco ariete, cresco caparbia maturo risorgendo. “Ho capito che sei una fenice, rinata dalle tue stesse ceneri e per far questo ci vuole una grande forza d'animo, chapeau Vale”. Un’insospettabile (donna) mi ha scritto queste parole. E allora ho capito, una volta di più, che si può mollare tutto e ricominciare. Inizio allora a leggere. Poi a scrivere. Poi ancora a leggere e a scrivere. Via così. Mai fermarsi. Mai accontentarsi. Lamentarsi sempre. Una lettera mirata ha fatto sì che finissi nel posto giusto. Panorama.it. Questo. Una sfumatura (anzi tre, quelle del grigio, del nero e del rosso per la precisione) mi hanno relegata nel mondo del Sexy&Co., fatto di pizzi e mascherine, di frustini e di latex, di sex toys e sexy boys. Libri erotici? Il mio pane (e ho detto pane!) quotidiano.

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