Piccole tracce di vita
illustrazione di Eleonora Marton
Lifestyle

Assalto alla poesia: Andrea Melis, ‘Piccole tracce di vita’

Le poesie urgenti di un parolaio: usciamo di casa, svuotiamo gli scaffali

Assalto alla poesia è il titolo militaresco che il più mansueto dei poeti viventi, Franco Arminio, ha coniato per la giornata di sabato 15 settembre. Con la consueta ironia combattente ha invitato tutti - lettori su carta, lettori digitali, superlettori, non lettori - ad andare in libreria e acquistare un libro di poesia: “sarebbe bellissimo se gli scaffali di poesia dopo quel giorno restassero vuoti”. Che utopia meravigliosa, sovvertire per un giorno la logica circolare che governa il patto fra editori, distributori, librai: la poesia si vende poco, i (pochi) libri di “Poesia” stanno nascosti negli scaffali accanto alla voce “Psicologia”, in libreria nessuno li vede, la poesia si vende poco…

Poesia dappertutto

Invece la poesia è dappertutto. In rete ha avuto un sussulto grazie alla sovrabbondanza di poeti o aspiranti tali, alle iniziative capillari di collettivi pieni di passione e anche all’opera di fidelizzazione di intellettuali come lo stesso Arminio, capaci di scompigliare i confini, ibridare i linguaggi. Ma ci vuole poi che la poesia venga comprata. Altrimenti, per parafrasare il titolo dell’ultima raccolta del poeta irpino, dove Resteranno i canti? I poeti non si cibano solo di parole. Ci vuole una prova d’amore, una prova che teniamo alla poesia “come lei tiene a noi”. E una bella storia, anche editoriale, di poesia contemporanea è quella del cagliaritano Andrea Melis, approdato in Feltrinelli dopo il successo di #Bisogni, raccolta autopubblicata tramite il crowfunding.

Le sue Piccole tracce di vita mi hanno conquistato a partire dalla copertina pop, divertita e irriverente. I due spazzolini incrociati sembrano una parodia degli angosciosi martelli pinkfloydiani nel film The Wall, dove simboleggiavano la violenza del potere dittatoriale ma anche il mezzo per abbattere il muro. Qui gli spazzolini da denti sono metafora di un’ispirazione che trae dal quotidiano la sua linfa espressiva (“Quanto amore c’è / nelle mutande che tornano nel cassetto / pulite e profumate di bucato…”), e nello stesso tempo dialogano ironicamente con le “scatole senza confetti”, le buone cose di pessimo gusto di gozzaniana memoria. 

Anche nel Cassetto delle cianfrusaglie di Melis convivono tutte le cose che non abbiamo avuto ancora il coraggio di buttare via: “tutto quello che di debole e spaiato / ci fa sentire tanto fragili e umani”. Io sono fragile, dice il poeta. È un affratellamento che invita a entrare con il sorriso in queste 157 Mappe interiori che misteriosamente ci riguardano da vicino, senza mai essere oscure o allusive nemmeno quando parlano la lingua dei sogni. È una questione di musica e di sguardo. Anche la “piazzetta Facebook” ha dignità di entrare in un verso se è il motto di un poeta a sbeffeggiare il “nostro immenso dialogo d’ascensore con persone semisconosciute”. 

Il nostro mostro mondo e altre storie

Le mie preferite tra le Piccole tracce di vita esplorano il mestiere di padre. Melis estrae dalla quotidianità dell’accudimento la purezza di un amore senza condizioni, senza per questo nascondere quanto amare da padri faccia anche male. Però la tenerezza del ricordo - “Io e te / che ogni sera / ci sfreghiamo i denti a ritmo, / sputiamo schiuma e collutorio all’unisono” - regala alla coppia di spazzolini la dimensione poetica di oggetto transizionale, uno di quelli che trasformano la fatica in gioco, la paura in curiosità. La stessa copertina di Linus che è per tutti la poesia quando consola e rilassa, affabula e commuove, eccita e smuove con le sue parole altamente infiammabili.

Sono poesie urgenti quelle dedicate alle voci libere che tacciono mentre tutti parlano. Urgentissime quelle di resistenza civile. “Ma dimmi tu questi negri, / che attraversano il mare / come fosse messo lì per viaggiare / e non per tenerli lontani”. L’ironia feroce, l’iterazione delle similitudini come in Cuore di camaleonte, le emozionanti fantasie evangeliche contro il bullismo (“Ma io aspetto il paradiso dei giusti / con San Pietro down / e San Giuseppe autistico, / con la Madonna dislessica / e quattro evangelisti / epilettici, spastici, ciechi e muti”) sublimano l’amarezza di fronte alla mestizia morale del nostro tempo: il sopruso del più forte contro il più debole.

L’abbuffata di poesia, propizia anche per ricordare l’opera di Guido Ceronetti che ci ha appena lasciato, prosegue in settimana a pordenonelegge. Il festival apre le danze mercoledì 19 settembre sotto il segno di Pierluigi Cappello, il poeta friulano omaggiato dalla Bur con l’opera poetica completa (Un prato in pendio) in occasione del primo anniversario dalla scomparsa. Oltre cento i poeti coinvolti nelle cinque giornate sotto la direzione del poeta Gian Mario Villalta. Spicca fra gli altri Lello Voce, poeta e performer che ha portato in Italia il Poetry Slam, disciplina di strada che incorpora rap e teatro, oggi in rapida ascesa in molte città a partire da Milano.

Andrea Melis
Piccole tracce di vita
Feltrinelli
167 pp., 13 euro

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Michele Lauro