Antifragile: rischio, caos e incertezza nel nuovo saggio di Nassim Taleb
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Antifragile: rischio, caos e incertezza nel nuovo saggio di Nassim Taleb

Dall’autore del Cigno Nero, un libro-provocazione che scardina il concetto di rischio e scopre senza pietà le debolezze della nostra economia

Nassim Taleb torna a scuotere le nostre certezze (e incertezze) a proposito di rischio, probabilità e casualità con un nuovo saggio: Antifragile - Prosperare nel disordine (Il Saggiatore). Uscito negli USA nel 2012, Antifragile è arrivato in Italia per Il Saggiatore con la fine dell’estate, riprendendo il filo del discorso interrotto con Il Cigno Nero, bestseller definito dal Sunday Times nel 2009 uno dei libri che ha contribuito a cambiare il mondo.

Se Il Cigno Nero e Giocati dal Caso (il suo predecessore meno noto) erano i libri della casualità, dove gli eventi estremi si mostravano in tutta la loro potenza e irruenza, Antifragile, che Taleb non esita a definire “la mia opera più importante”, è il saggio che supera l’incapacità di razionalizzare l’imprevedibile: siamo ciechi di fronte al caso. "I cigni neri dominano la società e la storia”, è inutile tentare di combattere per tentare di ingabbiarli in razionalizzazioni posteriori, tanto vale “passare direttamente alle questioni pratiche”, ovvero fare i conti con la fragilità.

E così Taleb in un saggio che non articola in capitoli, ma in libri, come omaggio forse, alle opere filosofiche di antica tradizione, riga dopo riga, smonta le nostre convinzioni a proposito del caso e del rischio, a iniziare dalla più semplice delle definizioni: l’opposto di fragile non è più robusto, ma è l’antifragile, termine coniato appositamente dallo scrittore. Inventare una parola non è solo un esercizio di stile, ma una necessità: fragile è quello che si spacca, il robusto sopporta il dolore per rimanere uguale a sé stesso, ma è solo l’antifragile che trae vantaggio dall’incertezza e dalla scossa, prospera nel disordine, ama l’errore. Il focus passa quindi dal concetto di rischio (che è difficilmente misurabile) a quello di fragilità.

Nel mondo di Taleb, fatto di relazioni e sistemi complessi, non sono le macchine o i computer perfettamente programmati ad avere la meglio: per quanto robusti, si usureranno prima o poi. A vincere sono invece gli antifragili, che non sono programmabili, ma mutevoli, e migliorano traendo beneficio dalla violenza a cui (inesorabilmente) madre natura li sottopone. Lo stress si rivela essere non più un disagio, ma una vitale fonte di informazioni, un prezioso indirizzo per muoversi in un mondo complesso e pieno di insidie.

Il mondo antifragile è un zoo popolato di cigni (bianchi e neri), asini, uccelli e orsi. Qui l’asino di Buridano non muore più di fame e di indecisione perchè scosso da un evento casuale, da un cigno nero, che lo costringe a vivere e a scegliere. E così anche il tacchino di Russel non è più satollo e beffato dal macellaio che si fa amare rimpinzandolo ogni giorno per poi ammazzarlo e finirlo in pentola. Perfino la fenice perde la sua aura mitologica, perché alla fine è soltanto un uccello robusto a cui però manca il guizzo dell’antifragilità, che sta invece nell’idra, il serpente a più teste che sfida il pericolo, ama il danno e trae beneficio da esso.

Taleb smonta il mito della sicurezza e della stabilità in cui viviamo coccolati di continuo: i nostri sistemi finanziari sono crollati sotto il peso della (presunta) stabilità assicurata dall’intervento pubblico. La crisi è stata causata da un eccessivo intervento protettivo: le banche, viziate dai salvataggi, erano incapaci di reagire e si sono afflosciate e impigrite, rivelando tutte le loro debolezze. Sono paura e follia che portano ad agire e sopravvivere. E così il mondo antifragile di Taleb non è popolato da banche e da stati che le proteggono, ma da ristoranti in cui cuochi e camerieri competono per il piatto migliore, ben sapendo che il fallimento è dietro l’angolo e nessuno li potrà salvare.

La teoria dell’antifragile non risparmia nessuno. Taleb critica anche i suoi colleghi: è la "sindrome di Stiglitz", che porta gli analisti a lambiccarsi in pensieri, riflessioni e componimenti accademici, trasformandoli in uomini troppo lontani dalla realtà per assumersi qualche rischio in prima persona. Contro la mancanza di coraggio il consiglio è uno solo: non chiedere mai a nessuno la sua consulenza finanziaria “ma solo quali titoli ha o non ha nel suo portafoglio”.

 

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Ilaria Liprandi

Manovale del web e digital something in Mondadori, ha scritto per Altreconomia e SocialNews e - malgrado l'accento piemontese - per un po' ha parlato a Radio Bocconi.

Nonostante una laurea in economia e una in politiche internazionali, i social network, lei, li prova tutti. Senza vergogna, neppure di un hashtag.

Cintura nera di raccolta differenziata, se volete farla felice, chiedetele dove si butta il Tetra pak.

E' nata fra gli orti, ma ha dovuto aspettare di trasferirsi in città per apprezzarli davvero.

Graphic-bio e altre vanità digitali qui  

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