"La libertà delle donne": Valeria Ottonelli contro il femminismo moralista
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"La libertà delle donne": Valeria Ottonelli contro il femminismo moralista

La filosofa si scaglia contro chi addita colpe e punta tutto sul simbolico. E a proposito di "Cinquanta sfumature"...

di Marco Filoni

Valeria Ottonelli, filosofa e docente di etica publica all’Università di Genova, ha appena pubblicato La libertà delle donne (editore Melangolo), libro molto discusso perché, come recita il sottotitolo, si scaglia "contro il femminismo moralista". E anche sulle Cinquanta sfumature ha un punto di vista particolare: "La protagonista Anastasia" dice "vive in un mondo di fantasia. Ora, è un po’ bizzarro e forse moralista prendere un prodotto di fiction e stigmatizzarlo come perversione, addirittura come incitamento alla subordinazione della donna".

Quindi secondo lei sono infondate le preoccupazioni di chi vede un pericolo nel libro?
Non solo. Spostando il discorso su un piano fantasioso, si distoglie l’attenzione dai processi che producono la vera subordinazione delle donne. Per esempio, la violenza domestica: mi pare si faccia un’orribile confusione di piani fra la situazione reale di donne che non hanno via di uscita e le infinite occasioni di una fantasia dove, in fondo, si sta solo giocando.

Eppure, c’è chi vede nessi pericolosi fra la sottomissione della donna e la felicità nell’essere sottomesse.
È questo il torto del "femminismo moralista": additare colpe e puntare tutto sul simbolico. Ma è un terreno complesso: perché non sono solo le donne che giocano a farsi sottomettere. Si proclama che la fantasia delle donne è quella di farsi prendere da dietro: beh, a volerla dire tutta, è una fantasia anche di molti uomini.

Il guaio, aggiunge chi critica, è se la fantasia poi diventa realtà...
Ma di che si preoccupano? Che le donne ora si lasceranno incatenare? È un paradigma sistematico di questo tipo di discussioni: l’idea che ciò che costringe le donne a non essere libere non sono le circostanze e che non ci siano alternative. Questo intrappolamento mi sembra irrealistico. Ma è materia per gli psicologi.

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