‘L’ultimo respiro dell’estate’, un thriller inquietante
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‘L’ultimo respiro dell’estate’, un thriller inquietante

Il romanzo d’esordio del texano Tom Wright racconta la perdita dell’innocenza di fronte alla perversione della normalità

Jim Beaudry, detto Biscotto, è un ragazzino di Dallas alle prese con un grande senso di colpa. Non è chiaro perché, ma in tutto L’ultimo respiro dell’estate , thriller d’esordio di Tom Wright (edito da Piemme), si respira una cappa di angoscia continua, proprio attraverso la voce tesa del protagonista Jim.

Vive con la nonna, assieme alla cugina Lee Ann, per tutti semplicemente L.A., entrambi lontani da genitori inadeguati, violenti e alcolizzati. Durante l’estate Jim fa più o meno quello che fanno tutti gli adolescenti: girare per la città, andare al cinema, bighellonare, inventarsi passatempi, rubare qualche tiro di sigaretta.

Una vita apparentemente innocua e uguale a tante. Difficile pensare che ci possa essere qualche pericolo. Ma Wright, psicologo forense texano, nella sua carriera è stato testimone di fatti estremamente drammatici (violenze domestiche, casi di pedofilia e omicidi di donne), scaturiti proprio da situazioni "normali".

“Le persone comuni”, dice l'autore, “non si immaginano nemmeno quanto un essere umano possa essere crudele verso i suoi simili, a quali abissi possa scendere la perversione. Non avrei mai potuto raccontarlo se non lo avessi visto con i miei stessi occhi”.

Da qui la storia angosciante e altrettanto ipnotizzante di L’ultimo respiro dell’estate. Jim e L.A., in un giorno come altri, scoprono in un campo il corpo nudo e straziato di una loro coetanea. Se la cosa non fosse già scioccante di per sé, si aggiunga il fatto che il volto della ragazzina è lo stesso che accompagna da qualche tempo i sogni agitati di Jim, il quale capisce di avere una strana capacità telepatica con le vittime di abusi. Forse è proprio questo a dargli quel senso di inadeguatezza e colpa.

Si scopre che la vittima è l’ennesima di una serie di omicidi molto simili. E Jim e L.A. sono pericolosamente vicini al cuore del male.

A ogni capitolo, ammantato da un velo di descrizioni meticolose eppure lisce come l'olio, succede qualcosa. O meglio, attraverso dialoghi, sensazioni, sguardi, riferimenti appena accennati si intuisce con forza che si è aggiunto un altro tassello alla soluzione del mistero. Un mistero, però, che non si riesce a concretizzare fino all'ultimo momento, e che fino alla fine accompagna e attira il lettore in un vortice di tensione.

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Andrea Bressa