Il manufatto più antico dell'umanità
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Il manufatto più antico dell'umanità

Lo strumento litico più antico mai rinvenuto è stato datato a 3.3 milioni di anni fa e sposta indietro nel tempo di 700.000 anni il momento in cui i primi ominidi iniziarono a fabbricare strumenti.

La scoperta

Il reperto è stato rinvenuto in Kenya nel sito di Lomekwi durante la campagna di scavo del 2012 insieme ad altri 149 manufatti di industria litica. La ricerca è stata recentemente pubblicata su Nature. La scoperta potrebbe essere la prova che gruppi di ominidi, antichi progenitori dell'Homo Sapiens, possedessero già una capacità cerebrale tale da poter produrre consapevolmente strumenti affilati. Il geologo Chris Lepre (Lamont-Doherty Earth Observatory /Rutgers University) e l'archeologa Sonia Harmand, (Turkana Basin Institute at Stony Brook University/Universite Paris Ouest Nanterre) sono convinti che sia una scoperta chiave per poter comprendere lo sviluppo cognitivo dei primi ominidi. La creazione di strumenti in pietra/legno richiede una capacità motoria della mano tale per cui gli autori della scoperta ritengono che l'evoluzione cerebrale necessaria sia avvenuta prima di 3.3 milioni di anni fa. Il modello 3D del reperto è disponibile online.

Ominide o Homo?

Su quale specie ha prodotto il manufatto non vi sono ancora certezze. In base ad alcuni indizi raccolti nel sito archeologico di Lomekwi gli archeologi sono propensi nell'indicare il Kenyanthropus platytops (3,5 - 3,2 milioni di anni fa) come la specie che più probabilmente ha prodotto questo strumento in pietra. A pochi chilometri da Lomekwi, infatti, nel 1999 è stato rinvenuto un cranio di Kenyanthropus platytops datato a 3.3 milioni di anni fa e altri denti e frammenti di osso della medesima specie sono emersi a pochi metri da dove è stato trovato l'oggetto in pietra. Il Kenyanthropus platytops apparterrebbe già al genere Homo, ma retrodaterebbe l'avvento di quest'ultimo di circa mezzo milione di anni rispetto a quanto di credeva sino a pochi anni fa. L'identificazione su chi può aver prodotto questo strumento rimane ancora molto dibattuta: alcuni studiosi ipotizzano di tratti forse di un progenitore del genere Homo più prossimo all' Australopithecus afarensis (4-3 milioni di anni fa).

Datazione

La datazione del manufatto è stata ottenuta con metodi geoarcheologici. In particolare, il metodo di datazione radiometrica Potassio-Argon ha permesso di datare uno strato di cenere vulcanica che soggiaceva al reperto litico a 3.3 milioni di anni fa. Questa cronologia è stata ulteriormente raffinata analizzando il paleomagnetismo dei minerali del sito di Lomekwi. La datazione più plausibile a cui si è giunti è compresa tra 3.33 e 3.11 milioni di anni fa.

Cambiamenti climatici, la ragione del progresso

Studi di geoarcheologia hanno ricostruito la situazione paleoambientale contemporanea ai creatori dello strumento litico più antico mai scoperto. L'area del sito di Lomekwi a quell'epoca doveva essere ricca di vegetazione. I ricercatori sono convinti che la fabbricazione di uno strumento così sofisticato fu una risposta al cambiameto climatico che portò alla diffusione di ampie praterie di savana e, consequentemente, alla evoluzione di grandi gruppi di animali, fonte di cibo per i progenitori della razza umana. Gli ominidi iniziarono a battere pietre l'una contro l'altra per ottenere strumenti scheggiati per tagliare più facilemente la carne dalle carcasse degli animali.

La conoscenza sulle origini della nostra specie ha ancora molte lacune ma parecchie di esse sono state colmate dalle ricerche archeologiche e geologiche degli ultimi decenni. Scoperte come il manufatto litico di Lomekwi contribuiscono in modo significativo a fare chiarezza sul percorso evolutivo della specie umana. 

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Filippo Brandolini

Archeologo specializzato in Archeologia Medievale e Micromorfologia Archeologica del Suolo presso l'Università Degli Studi di Milano.

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