Giorgio Falco, 'Sottofondo italiano' - La recensione
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Giorgio Falco, 'Sottofondo italiano' - La recensione

Storia pubblica e coscienza privata: l'affiorare di un'invisibile sedimentazione in uno spiazzante racconto-verità

Una voce fuori campo costringe a guardarsi allo specchio, mentre scorrono i fotogrammi del nostro tempo pubblico e privato. Nel flusso di coscienza di Giorgio Falco il Sottofondo italiano emerge dal rumore della contemporaneità come un bavoso Moloch, spietatamente messo a nudo. È una storia che ci riguarda, la generazione dei quaranta-cinquantenni d'Italia, noi i nostri amici e colleghi, i nostri genitori zii nonni, i vicini di casa e di ombrellone: "nessuno si senta escluso", la Storia siamo noi.

"Il tritolo era l'inchiostro della nostra biografia". Falco artiglia il senso di colpa della sua generazione e finalmente gli dà un senso e una ragione, semplicemente raccontando come sono andate le cose in Italia dalla fine degli anni Settanta a oggi. In forma diaristica, in una incalzante soggettiva che però usa il noi a sottolineare la condivisione del disagio, dell'oppressione che ci portiamo dentro. Era ora, ci volevano il coraggio e le parole esatte di questo scrittore, il suo talento nel coniugare tensione narrativa e ricerca della verità.

Per paradosso a spingere Giorgio Falco verso la scrittura, più che una vocazione, fu proprio la "concatenazione di sconfitte quotidiane". Il bisogno di ricollocarsi nel mondo produttivo, di ritrovare un'identità dopo l'espulsione dal ventre aziendale, di riqualificarsi, secondo il verbo feticcio nella nuova grammatica del millennio. Gli ex colleghi avrebbero seguito corsi regionali per disoccupati o aperto una piccola bottega, subito fallita, altri spremuto arance nel cortile della scuola, altri dato ripetizioni o imparato la lingua straniera di una nazione in crisi...

Ma andiamo per ordine. Usciti dall'ebbrezza del dopoguerra - la ricostruzione sulle macerie, l'illusione di un capitalismo sostenibile, il boom delle nascite come simbolico ritorno alla vita - esaurita la carica rivoluzionaria del Sessantotto, siamo cresciuti "terrorizzati dall'eventualità del conflitto sociale". Schiacciati dal peso della responsabilità individuale, educati dalle istituzioni all'inerzia collettiva. Fatti gli affari tuoi: il tormentone di Crozza-Razzi è irresistibile per noi italiani perché siamo in grado di percepirne istintivamente la matrice, il calco su cui si è modellato non solo l'agire politico ma anche, drammaticamente, un certo sentire comune.

Dalla stagione eversiva delle stragi nere alla penetrazione del potere mafioso nei gangli della società, dal crollo della rappresentanza sindacale al progressivo spoglio dei diritti dei lavoratori: ogni governo avrebbe cambiato le leggi del lavoro a favore della classe imprenditoriale e delle multinazionali. "Avremmo dovuto farci assassinare tutti, la nazione al completo", dice Falco. "O forse avremmo dovuto bloccare la nazione dopo le tante stragi, rifiutarci di tornare al lavoro, a scuola..." Non è una provocazione ma uno choc, un sussulto di coscienza plausibile, doloroso, definitivo.

Dove eravate tutti, si chiedeva Paolo di Paolo nel bel romanzo che aprì le porte agli interrogativi sull'immobilismo generazionale, mescolando cronologia storica e personale. Dove eravate di fronte al declino civile, alle torbide ingiustizie e al grande inganno sponsorizzato dal volto presentabile della propaganda. Niente. Le distrazioni della vita avevano il sopravvento perfino di fronte agli eventi più traumatici. Sdraiati sulla sabbia adriatica, accettavamo (accettiamo) passivamente la gabbia, asserviti alla dinamica di un ritmo produttivo che proprio nella pausa estiva celebra ed esalta se stesso, nell'apparente sospensione provvisoria della competizione.

Sottofondo italiano è un libro molto politico travestito da memoir esistenziale. O forse viceversa. Registri comunque inestricabili nella poetica dell'autore di La gemella H, opera dai mille rivoli che conteneva in nuce i semi di questo racconto-verità. In particolare, la dissezione delle dinamiche che regolano la sfera economica, lavorativa, familiare: una finta armonia basata sul potere, cioè sulla sopraffazione dei forti sui deboli.

Se nella materia parallela di cui è fatta la vita, il suo sottofondo commerciale, c'erano i presupposti per leggere il presente in cui siamo precipitati, spicca fra queste pagine la partecipazione empatica al destino comune di tutti noi che continuiamo a spingere i carrelli nei supermercati. Noi persi tra gli affanni quotidiani alla ricerca di una nuova identità. Noi che abbiamo occhi troppo appannati per vedere al di là degli scaffali.

Per approfondire

Giorgio Falco, La gemella H

Giorgio Falco, Ipotesi di una sconfitta

Giorgio Falco
Sottofondo italiano
Laterza Solaris
81 pp., 14 euro

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Michele Lauro