Essere gay di David M. Halperin
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Essere gay di David M. Halperin

Un sociologo indaga la cultura gay moderna dalle origini a Lady Gaga. Ed è scandalo

Nel 2000, il sociologo David M. Halperin, professore di History and Theory of Sexuality presso l’Università del Michigan, pensò di intitolare un corso: How to be gay (Come essere gay). Trattandosi di un corso post-universitario di storia sociale, naturalmente Halperin non aveva l'ambizione di cambiare l'orientamento sessuale degli studenti (sempre che fosse possibile farlo). Ma quel titolo messo lì a mò di slogan non incontrò il favore di riviste come National Review e di alcune associazioni della destra americana che strumentalizzarono la vicenda, attribuendo al professore intenzioni pericolose.

Halperin l'anno scorso ha deciso di ricostruire quella vicenda in un libro dissacrante, uscito ora  anche in Italia col titolo Essere gay (FerrariSinibaldi, 22 euro, 10,90 in versione ebook). Ma l'incidente che stava per costargli la carriera, è diventato il pretesto per affrontare la questione gay da un insolito punto di vista. Che non è quello della sessualità né quello dei diritti, ma quello culturale. L'autore sostiene infatti che "il grande valore della cultura gay risiede in alcune delle sue più disprezzate e ripudiate caratteristiche o stereotipi: la femminilità maschile, la figura della diva-culto, l’estetismo, lo snobismo, il dramma, l’adorazione del glamour, la caricatura delle donne e l’ossessione per la figura materna". Politicamente scorretto? Senza dubbio. Halperin ammette che molti uomini gay sono rimasti sconvolti dal suo desiderio di identificare ed esaminare qualcosa chiamato "sensibilità gay" in termini di ossessioni retrò come le dive, il musical, e la moda. E diverse riviste gay hanno stroncato il suo lavoro.

Invece Essere gay è un libro che andrebbe letto. Saltando dalla psicanalisi all'estetica, dall'erotismo alla storia, Halperin prova a ridare dignità (non senza ironia) a un'estetica dell'esistenza rimossa in nome della ricerca dell'identità e dell'attivismo politico. I gay, a suo dire, per ottenere la parità dei diritti hanno messo da parte la propria soggettività. Quasi come se la parità di condizioni con gli eterosessuali richiedesse anche le medesime condizioni di partenza e di conseguenza la rinuncia a qualsiasi forma di diversità (apparente). E' un'ipotesi interessante, se ci riflettete.

A dispetto del titolo, il libro è intellettualmente rigoroso. Halperin analizza con scrupolo alcuni fenomeni della moderna cultura di massa come Lady Gaga, e ci spiega perché narrazioni esplicitamente gay, come per esempio una canzone che parla di omosessualità o una fiction con protagonisti omosex, riscuotano meno successo di prodotti "generalisti" che sembrano strizzare l'occhio all'immaginario gay, pur senza citazioni esplicite. Ed era ora che qualcuno svelasse questo paradosso della cultura occidentale.

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Eugenio Spagnuolo