La città cubica di Edoardo Persico
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La città cubica di Edoardo Persico

Esce per Hacca Le città degli uomini d'oggi di Edoardo Persico, scrittore, giornalista, grafico e intellettuale sospeso tra arte e militanza morale

Si apre con un enigma la carriera intellettuale di Edoardo Persico che pubblica La città degli uomini d’oggi giovanissimo, ad appena ventitré anni, a giorni in libreria per le edizioni Hacca. È il 1923 quando viene stampato per la prima volta per i tipi dell’editrice Quattrini di Firenze. Un  volumetto breve, appena qualche decisa di pagine, del suo autore non si sa molto ma in apertura del testo si dà notizia che ha già pubblicato in Francia e Inghilterra delle opere ormai esaurite, e che ha in preparazione un romanzo. Ma Edoardo Persico non ha mai scritto quelle opere, e nessuno le ha mai pubblicato: è tutto falso.

Figura enigmatica quanto affascinante, Persico attraversa con la rapidità di una cometa tre lustri di cultura italiana, scrivendo di critica e organizzando mostre, facendo giornalismo d’arte e architettura, sperimentando alla direzione di Casabella alcune delle più ardite soluzioni grafiche del periodo, militando e riflettendo, spegnendosi infine nel 1936 per una miocardite ad appena trentasei anni. Una morte improvvisa e dai risvolti oscuri, tanto che Andrea Camilleri gli ha dedicato uno dei suoi gialli Dentro il labirinto , che invece di chiude riapre il dibattito, mai veramente sopito, sulla figura dell’intellettuale.

Un progressista talmente radicale da tornare a essere conservatore? O viceversa? Nella Città degli uomini d’oggi Persico brucia il pensiero di quel modernismo che vede nell’urbanizzazione totale un valore non negoziabile, cospargendone le ceneri su alcune delle pagine più incendiarie della sua opera, in cui grida tutta la sua insofferenza per una città e una civiltà che sente perdute e, come il più feroce dei Qoelet,  punta il dito contro l’uomo e la sua morale in un’invettiva che a tratti appare senza speranza.

Sarà con quello stesso dito, pochi anni dopo, che sfogliando il menabò di Casabella Persico segnerà la rotta dell’architettura italiana tra la città verticale di Gropius, quella orizzontale di Wight, e la città “radiosa” di Le Corbusier. Una posizione critica che già in queste prime, furenti pagine vediamo accennata quando scrive: «La città degli uomini da secoli dura e rigurgita come un mostruoso alveare. Ma, un giorno, questa crollerà con le sue architetture e i suoi idoli […] Il cielo è intorno a voi e forma una città cubica, limpida come cristallo e piena di luce. Il mondo che vi sembra così sostanziale è una vana forma che deturpa lo splendore di questo cristallo celeste». Un’utopia destinata a spegnersi con il suo pensiero, ma non prima di aver lasciato nei suoi contemporanei il desiderio di costruire una città più vicina alla forma delle idee.

Edoardo Persico, La città degli uomini d’oggi, Hacca, 120 pagine, 12 euro.

@giuliopasserini    

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Giulio Passerini