Un 'Dossier TAV' a fumetti: intervista a Claudio Calia
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Un 'Dossier TAV' a fumetti: intervista a Claudio Calia

Le soluzioni narrative, la posizione dell'autore e le reazioni dei due fronti: alla scoperta di un'opera personale e sentita di giornalismo a fumetti sulla TAV

Da anni Claudio Calia dedica gran parte dei suoi sforzi come autore di fumetti ad indagare vicende e personaggi della storia italiana recente. L'ultima sua fatica, pubblicato dai tipi di BeccoGiallo, si intitola "Dossier TAV" ed è un’inchiesta molto personale sulla costruzione della TAV, la linea ferroviaria per i treni ad Alta Velocità Torino-Lione.
Ho contattato Claudio e il risultato è l'intervista che segue, in cui si abbiamo cercato di andare al di là di una semplice presentazione del fumetto.

Quanto tempo ha richiesto la lavorazione di "Dossier TAV"? Che differenze ci sono state rispetto a "Porto Marghera" a livello di coinvolgimento emotivo, politico e quindi di approccio narrativo?

Direi circa sei mesi. Le differenze sono molteplici: a parte i sette anni passati da uno all'altro, mentre "Porto Marghera" era un'inchiesta "sul campo", "Dossier TAV" è un lavoro di "citizen journalism", dove il mio ruolo non è stato tanto quello di testimone quanto di reperire informazioni e metterle in ordine per rendere una storia di vent'anni comprensibile a tutti senza le banalizzazioni a cui la continua rincorsa alla notizia breve e folcloristica ci costringe in questi tempi. Dove "Porto Marghera" era un "reportage", "Dossier TAV" è un "Dossier" appunto, un tentativo di "saggio" a fumetti.

Quindi in futuro intendi orientarti verso i "dossier" lasciando perdere i reportage? O sono due approcci che intendi usare a seconda delle esigenze?

Sono due tra i mille approcci possibili. Al momento non so dire se il mio prossimo libro sarà un reportage, un'intervista, o un dossier: sinceramente ho finito da così poco "Dossier TAV" che non ho proprio idea di se e quando uscirà un mio prossimo libro, soprattutto non ho idea del tema, seppur qualcosa mi frulli per la testa. A margine poi ho nel cassetto alcuni episodi di un romanzo a fumetti relativamente autobiografico, "Il gioco dei fumetti" , di cui ho pubblicato qualche episodio su riviste varie. Quanto fatto finora è liberamente consultabile sul mio sito, come la maggior parte delle mie produzioni a fumetti. Poi penso che la varietà sia ricchezza: comunque porto avanti a rilento un discorso sul poetry comics, di cui il primo frutto è stato il libro + cd "Piccola Cucina Cannibale", con Lello Voce ai testi e Frank Nemola alle musiche, poi sono molto interessato allo sviluppo di performance di disegno dal vivo, sia come organizzatore che in veste di autore. Insomma, dossier e reportage sono due strumenti, tra i mille possibili, per raccontare una storia.

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Parliamo un po' su come hai proposta la storia di "Dossier TAV". Nelle pagine del libro abbiamo dichiarazioni di politici, l'esposizione dei fatti, scontri e momenti drammatici, le testimonianze di televisione e mezzi di informazione, le tue reazioni, varie metafore. Come mai tutti questi cambi di registro?

Credo faccia un po' parte del mio modo di "raccontare". Ma anche del modo in cui percepisco la realtà che ci circonda. Siamo sommersi da informazioni spinte attraverso linguaggi e mezzi differenti: articoli, brevi testi, titoli, slogan, volantini, radio, televisione, cinema, smartphone, tablet. Il tutto è un flusso perpetuo e costante di informazioni cui siamo sottoposti distrattamente. Qui ho voluto raccontare una selezione ragionata su un argomento del costante stream che compone il mio mondo interiore, a fumetti. Questa costante variazione di registro mi sembra una delle caratteristiche più interessanti dei più moderni documentari contemporanei, penso ad esempio a Bowling a Colombine.

Nel secondo capitolo, "A scuola di TAV", c'è una sequenza poco fumettistica e più da testo illustrato...

Quella sequenza nasce dall'esigenza di racchiudere in poco spazio una grande mole di informazioni. Quando ho accettato di fare questo libro mi sono imposto, in accordo con l'editore, di fare a meno della parte redazionale che di solito conclude un tradizionale libro BeccoGiallo, nella volontà che tutto fosse "fumetto". Sul "come" ho pensato di estremizzare quanto accennato in alcune tavole del mio precedente "È primavera", dove mi illustravo mentre prendevo appunti durante la lunga chiacchierata con Antonio Negri. So che è una parte molto "densa", ma d'altronde in altro modo sarebbe stata un testo estraneo al fumetto e pubblicato in appendice, probabilmente anche letto da pochi. Così penso di avere amalgamato la necessità divulgativa e l'intenzione narrativa: mentre il disegno racconta il mio periodo ossessivo di raccolta di informazioni sul tema, il testo racconta quanto imparato in quelle lunghe sessioni di accumulo materiali.

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Non la ritengo, in verità, "poco fumettistica", quanto un tentativo di dare all'"appunto" dignità di racconto. Ho deciso nel tempo che non voglio avere paura di fare pagine "pesanti": le persone leggono saggi e libri molto più densi di quelle pagine, tutti i giorni (per chi non ha visto il libro: parliamo di venti pagine che conterranno una quantità di testo paragonabile a quattro/cinque pagine di un romanzo "scritto"), e mi rifiuto di pensare che un fumetto non possa permetterselo perché da un fumetto ci si aspetta solo un tipo di fruizione "facile". Inoltre, era abbastanza fondamentale che il lettore conoscesse quanto raccontato in quelle pagine prima di procedere nella lettura del resto del libro.

Quali sono state le reazioni dei "No TAV" al tuo libro?

Ho fatto leggere la prima bozza a un contatto che mi è stato fornito dagli indirizzi "ufficiali" del movimento, la libreria SenzaPazienza di Torino, ed è stato molto utile soprattutto perché ho avuto modo di avere una supervisione dal punto di vista delle innumerevoli cifre e date citate nel libro, correggendo qualche iniziale inesattezza. Sono poi stati gentilissimi nell'aiutarmi nella promozione attraverso alcuni loro siti. Finora l'ho presentato in situazioni "No Tav" ma fuori dalla Val Susa, e più volte mi è stato fatto notare che anche il punto di vista che ho scelto, lo stare "fuori" dalla valle, aiuta altri solidali ma "fuori sede" a inquadrare meglio la complessità della vicenda, ad essere più consapevoli.

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E, se ce ne sono state, le reazioni di chi è a favore della TAV?

Ovviamente l'ho anche fatto leggere a persone, non esponenti e non coinvolti in funzioni pubbliche, favorevoli all'opera. È importante per me che il libro sia fruibile anche a persone non direttamente schierate, questo libro nasce per parlare anche - forse soprattutto - a chi non la pensa come me, e anche a chi non è schierato ma semplicemente curioso sul tema. Non ho voluto realizzare un libro che fosse una "consolante pacca sulla spalla" rivolto ai NoTAV per quanto sono bravi, ma uno strumento per parlare di TAV a tutti. Ora non dico di avere convertito persone ad un parere contrario all'opera, quale quello che ho maturato io nel tempo, ma di sicuro chi lo ha letto oggi ha un atteggiamento più rispettoso e meno esacerbato verso la controparte, più ragionevole e più disposto ad ascoltare. Forse anche a cambiare idea.

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Nicola D'Agostino