Le relazioni pericolose diventano danza
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Le relazioni pericolose diventano danza

Tornano con MilanoOltre i bei nomi del balletto contemporano. In scena all'Elfo Puccini la coreografia liberamente ispirata al romanzo francese

Da chiarire subito: la danza contemporanea non è una danza immediata. Va assimilata, capita, digerita. Non racconta fiabe come lo Schiaccianoci e la rigida accademia si mostra al pubblico contaminata dalla prosa, dal rock, dalle arti visive e dalla letteratura più d’avanguardia. Il merito del Festival MilanoOltre in più di vent’anni di lavoro è però proprio quello di aver non sdoganato, bensì organizzato, spiegato e mostrato il meglio delle coreografie contemporanee nazionali e internazionali.
Risultato? La XXVI edizione in programma dal 3 ottobre al 2 dicembre al teatro Elfo Puccini di Milano si presenta a un pubblico più consapevole e curioso. E per questo più esigente. Ne parliamo con il direttore artistico del teatro Rino De Pace.

Vent’anni fa la danza contemporanea in Italia era rappresentata da pochi appuntamenti a spot, per lo più ospitando coreografi stranieri. A che punto siamo, oggi?
"La curiosità è cresciuta. Sono aumentati i ballerini classici puri che scelgono di esplorare anche questo terreno e molti coreografi italiani trovano grande spazio all’estero. È il caso di Mauro Astolfi, Marco De Candia, Paolo Moohvich o Mauro Bigonzetti. Insomma, cresciamo. E non a caso abbiamo scelto di sviluppare un’indagine approfondita sul panorama nazionale con la sezione Vetrina Italia, che quest’anno si arricchisce anche della sezione Vetrina Domani. Uno sguardo sui talenti".

A Mauro Astolfi e allo Spellbound Contemporary Ballet il cartellone dedica un profilo e un lavoro dal titolo accattivante: "Le relazioni pericolose".
"Liberamente ispirato al romanzo francese, da cui però si discosta in modo netto".

Il titolo è forse soltanto una bella idea di marketing?
"Direi che è reinterpretato in chiave attuale. Le relazioni pericolose sono quelle moderne, dove le persone non riescono mai a comunicare o a incontrarsi a causa di troppe interferenze. Una visione non troppo rosea, ma da cui si può uscire seguendo anche le altre produzioni di Astolfi in programma".

MilanoOltre ha puntato molto sui "profili" dei coreografi, perché?
"Per due motivi complementari. Il primo artistico e divulgativo. Il secondo economico. Ospitare per più giorni la stessa compagnia ci permette di economizzare e poiché i fondi negli ultimi tre o quattr anni si sono quasi dimezzati… si fa di necessità virtù. I profili aiutano a comprendere meglio il percorso artistico e quindi ad apprezzare le opere e i ballerini. Non esiste soltanto Roberto Bolle. La danza è anche altro".

Così come il Teatro alla Scala non è stato certamente il primo a portare il rock e la danza insieme sul palcoscenico…
"Lo scorso anno dedicammo un profilo alla danzatrice e coreografa statunitense Carole Armitage, cresciuta con Balanchine e prima ad aver sperimentato il connubio tra danza e musica rock, impressionando anche star del calibro di David Bowie. Ha messo in danza anche Little Wing, su musiche di Jimi Hendrix, segnando un momento di passaggio molto importante nella danza contemporanea".

Carole Armitage ha lavorato con Jeff Koons, con Madonna, coreografato film di James Ivory. È un po’ il simbolo della contaminazione olistica che pervade le coreografie contemporanee.
"C’è sempre un grande lavoro di ricerca intellettuale, culturale, persino scientifico dietro a questi lavori. Un sentire autentico. Molto interessante a questo proposito è Michele di Stefano, performer molto concettuale ispirato dal "senso dello spazio" e autore di una ricerca  nel campo delle neuroscienze che ha indagato gli effetti neurologici e cerebrali che provoca un corpo in movimento. Di Stefano è però in cartellone con Quattro danze coloniali viste da vicino: un lavoro diverso, ispirato al Giro del mondo in 80 giorni di Giulio Verne".

Perché l’Italia non tiene il passo con le produzioni e la sperimentazione estera?
"Per i pochi fondi e per le difficoltà di programmazione. Avere finanziamenti ridotti all’osso non aiuta ed è ancora peggio quando vengono assegnati all’ultimo momento. Tempi brevi e pochissimi soldi. Si fa quel che si può".

GLI APPUNTAMENTI DA NON PERDERE

Spellbound Contemporary Ballet e Mauro Astolfi.
Coreografo molto noto a livello internazionale, vanta lavori per la Biennale di Venezia e per la Fondazione Picasso di Malaga in Spagna. Solida base classica dei suoi danzatori.
4 ottobre ore 20:  Le Relazioni pericolose Il 5 ottobre, Carmina Burana. Il 6 ottobre: Lost for words, che esplora le reaioni del corpo rispetto alla costante invasione delle parole vuote.
Compagnia Simona Bucci, in scena il 4 ottobre alle 22 con “I rimasti” ispirato alla solitudine degli anziani dimenticati al Trivulzio.

Compagnia MK e Michele Di Stefano.
Quattro danze coloniali in scena il 5 ottobre alle 22. Coreografie tra paesaggi ed esplorazione.

Gelabert Azzopardi Companya De Dansa e Cesc Gelabert
Ex calciatore. Studi di architettura e pioniere della danza contemporanea in Spagna, Cesc Gelabert lavora a cavallo tra danza e drammaturgia. Da vedere Belmonte il 27 e 28 novembre alel 21, un lavoro ispirato al toreador Juan Belmonte.

Informazioni, prenotazioni e prevendita
Biglietteria Elfo Puccini corso Buenos Aires 33, Milano Tel.02.00.66.06.06
Biglietteria DanceHaus via Tertulliano 70, Milano tel 02.36.5159.97
Prenotazioni online scrivendo a biglietterialfo.org o compilando il form al sito www.elfo.org

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

Scrivimi a: antbersani@alice.it

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