La caduta di Berlusconi: in un libro la verità
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La caduta di Berlusconi: in un libro la verità

L'ex deputato Pdl Amedeo Laboccetta racconta il presunto complotto contro il governo Berlusconi tra Gianfranco Fini e Giorgio Napolitano

Che cosa c’è attorno e dietro la caduta del governo Berlusconi nel 2011? Qual è stato il ruolo giocato dal presidente della Repubblica e di quello della Camera?

Amedeo Laboccetta, politico napoletano di lungo corso e figura storica della destra vesuviana, ha raccolto piste e indizi nel suo ultimo libro La vita è un incontro (Edizioni Controcorrente, prefazione di Marcello Veneziani) che unisce ai racconti di vita privata e familiare i retroscena e i sussurri e le grida della vita pubblica.

La tesi di Laboccetta è tranchant: il Cav sarebbe stato fatto fuori da un complotto tutto interno ai palazzi romani. I cui primi attori sarebbero Giorgio Napolitano e Gianfranco Fini. Le prove? Ecco quel che scrive l’ex deputato Pdl.

Alla fine, decisi di andare a incontrare un’ultima volta il presidente della Camera per rinfacciargli tutto quello che non ero riuscito a mandar giù in direzione nazionale e dirgli, a brutto muso, che la sua strategia era ripugnante. "È una cosa ignobile, Gianfranco. Il tuo non è nemmeno un errore, ma un orrore. Silvio non merita quello che gli stai facendo". Lui fu spietato: "Berlusconi va politicamente eliminato. E Napolitano è della partita". Usò proprio questa espressione: essere della partita. Ed io aggiunsi: "Ma che significa essere della partita?". Replicò dicendo: "Ma lo vuoi capire che il presidente della Repubblica condivide, sostiene e avalla tutta l’operazione?". Era la prima volta che si lasciava andare a una considerazione così esplicita. In altre occasioni, mi aveva fatto intuire l’esistenza di quest’alleanza ma mai in maniera così brutale.
Sapevo che diceva la verità, ma lui volle regalarsi il coup-de-theatre. Davanti ai miei occhi, chiamò il Quirinale per informarlo degli ultimi sviluppi del golpe. Attivò il vivavoce e parlò con Napolitano delle sue prossime mosse.

"Caro presidente – salutò Fini – come avrai visto abbiamo vissuto una giornata campale". Il riferimento, chiaro, era alla sceneggiata nell’Auditorium della Conciliazione.
"Più che campale" rispose Napolitano "direi una giornata storica". Era proprio la voce del presidente della Repubblica. Non riuscivo a crederci. Mi accasciai sulla sedia, come svuotato.
"Ovviamente, presidente, continuo ad andare avanti senza tentennamenti". "Certamente, fai bene" lo incitò Re Giorgio "ma fallo sempre con la tua ben nota scaltrezza". Continua Laboccetta: "Ascoltai come incantato quella decina di secondi di conversazione in vivavoce, con lo sguardo perso nel vuoto. Avevo assistito – in diretta – all’organizzazione di un golpe bianco orchestrato dalla prima e dalla terza carica dello Stato".
Nessuno, per ora, ha smentito queste parole. Né sono partite querele. Il ritratto che Laboccetta fa di Fini, suo ex presidente in Alleanza nazionale, è spietato. Ma più di ogni altra storia è emblematica quella che lo vede protagonista di una vacanza a Saint Martin, ospite dell’autore del libro.

"Alla vigilia di ferragosto del 2004, Fini atterrò all’aeroporto Juliana con quattordici persone al seguito, la comitiva aveva già trascorso una lunga vacanza negli Stati Uniti d’America" si legge nel volume. C’era anche il suo segretario particolare, l’amico Checchino Proietti con moglie e figli. Provvidi ad ospitare tutti in una delle più prestigiose ville dell’isola. Si trova a nord. Nella zona francese, denominata Ance Marcel. Il proprietario del panoramico complesso è Monsieur Collarò, il Mike Bongiorno della televisione francese. Fini trascorse quei giorni tra sole, mare e relax con immersioni subacquee con tanto di istruttore subacqueo al seguito.
"Dopo la mezzanotte" ricorda Laboccetta  "si andò tutti a giocare in uno dei casinò di Francesco Corallo (l’imprenditore che spunta anche nella vicenda della casa di Montecarlo, ndr). Fini vinse".
Per il futuro presidente della Camera, quella fortuna inaspettata doveva essere colta al volo.
"Nel suo delirio di onnipotenza quel colpo era significativo" conclude Laboccetta. "Subito incassò e volle andare via".

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Simone Di Meo