Beppe Giacobbe e il suo Visionary Dictionary
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Beppe Giacobbe e il suo Visionary Dictionary

In un libro, l'illustrazione secondo il grande autore milanese

C'è chi definisce i dizionari come i migliori libri mai scritti: contengono parole preziose, descritte e spiegate con parole altrettanto preziose. Ma spesso mancano di colore, perché definire qualcosa non sempre fa rima con emozionare qualcuno. E se la precisione linguistica è una delle arti più raffinate dei narratori, è qualcosa che non può vivere sganciata dalla capacità di inventare scenari in cui il lettore possa immergersi.

C'è però chi ha saputo trasformare un dizionario in qualcosa di visionario. Si chiama Beppe Giacobbe ed è l'autore - illustratore del suo Visionary Dictionary, appena uscito per Lazy Dog. Si tratta di una sorta di abbecedario per adulti, in cui i concetti e i fatti più importanti della contemporaneità vengono analizzati attraverso le immagini del disegnatore, conosciuto per le sue pubblicazioni su Il Corriere della Sera. Ne abbiamo parlato con lui.

Perché un dizionario illustrato?

«Sostanzialmente perché le mie illustrazioni sono immagini ambivalenti, che si possono legare a un articolo, come normalmente avviene, ma possono anche vivere oltre il testo».

Questo è un suo modo di lavorare?

«Scherzo spesso con i giornalisti dicendo loro che molte volte è meglio non leggere il testo dei loro articoli, ma avere già un'opinione personale sull'argomento di cui si parla. In questo modo, cerco di esprimere il mio punto di vista. Quando funziona, si crea una bella tensione sulla pagina, tra testo e immagine in un dialogo interessante. A volte do un titolo al mio disegno, per spiegarlo, come una didascalia. Ma non succede mai il contrario: arrivo ad un titolo, non parto mai da un titolo».

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Il suo libro è un dizionario, dunque uno strumento che serve a conoscere il significato delle parole. Qual è la sua definizione di illustrazione?

«Un racconto senza parole. Ma è anche un tentativo di esprimersi... L'illustratore è in una gabbia, la gabbia è fatta dal testo e dalle aspettative di chi ti commissiona il lavoro, che corrispondono anche alle proprie. Allora, l'illustrazione rappresenta la via di uscita dalla gabbia. Un gesto liberatorio (quando viene bene)».

E quando viene bene?

«Quando l'illustratore ha centrato il messaggio e il committente ha capito il disegno».

In questo momento l'illustrazione vive una nuova epoca d'oro. Qual è lo stato dell'arte in Italia?

«Attraverso l'illustrazione si possono rendere concetti astratti, che in foto è molto più difficile illustrare. E poi, bisogna anche dire che non si manda più in giro nessuno a fare reportage fotografici... Comunque, in Italia attualmente ci sono molti illustratori giovani decisamente interessanti. Con scuole all'avanguardia, dove si parte dalle tecniche più tradizionali».

E perché sono all'avanguardia, allora?

«Se non si ha il rapporto con la materia, il computer non serve a nulla. Perché il computer ricrea l'esperienza, ma se prima è mancata la possibilità di esperire, non si può ricreare un bel niente. E quindi l'illustrazione resta vuota, fredda».

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Beppe Giacobbe, Visionary Dictionary, Lazy Dog sarà presentato domani a Milano da Books Import (alle ore 19,00), insieme a una mostra dei giovani illustratori Luca Barcellona, Alice Beniero, Chiara Dattola, Emiliano Ponzi, Olimpia Zagnoli. Ognuno di loro farà un lavoro site specific in onore dell'autore, disegnando i vetri della libreria. Visibili fino al 25 gennaio.

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Micol De Pas