Banksy
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Banksy, perché l'opera d'arte si riproduce e si distrugge

Delle 600 copie della "Ragazza con il palloncino" due sono state distrutte: una dall'artista, l'altra da un acquirente che voleva imitarlo

“L'urgenza di distruggere è essa stessa urgenza creativa”, sosteneva Picasso. È così che l’arte provocatoria di Banksy, il genio della street art che ha scelto di vivere nell’anonimato, torna a far parlare di sé. E nel giro di pochi giorni vede distrutte due sue opere.

La prima volta durante l’asta londinese organizzata da Sotheby’s: mentre un acquirente ignaro al telefono si stava aggiudicando la più famosa opera dell’artista e writer inglese, ovvero la "Ragazza con palloncino", il quadro che veniva battuto per 1,04 milioni di euro (tasse incluse) si riduceva in striscioline grazie a un tritacarte nascosto all'interno della cornice e attivato dallo stesso artista. Una vera e propria performance nella performance che ha fatto salire il valore dell’opera proprio perché parte integrante di essa stessa. "La triturazione, mai sperimentata prima ad un’asta, ora è diventata arte a tutto tondo”, ha detto Banksy. E ciò che potrebbe apparire un particolare atto di “vandalismo”, in cui l’opera viene dissacrata e distrutta, proprio perché compiuto dallo stesso autore si trasforma in un’esecuzione di successo.

Diverso è il secondo caso, invece, avvenuto a una delle 600 copie dello stesso Banksy che, comprata per 40mila sterline da un anonimo, è stata distrutta dallo stesso acquirente a colpi di taglierino per imitare la trovata dell’artista britannico. Dopo aver acquistato una copia della "Ragazza con palloncino", lo sconosciuto l’avrebbe sminuzzata sperando di ricavarne il doppio dalla vendita. Amara delusione: ora quel quadro vale solo una sterlina e l’uomo, in questo caso, è stato segnalato come un vandalo.

Ma è l'atto di distruzione da parte dell'artista a destare interesse. Come sosteneva il pensatore tedesco Walter Benjamin nel suo saggio “L’opera d’arte all’epoca della sua riproducibilità tecnica” datato 1936, l’avvento di nuove tecniche di riproduzione delle opere d’arte avrebbero cambiato nel tempo il rapporto tra l'opera d’arte stessa e lo spettatore. Per questo, oggi, il gesto di Banksy è stato percepito come rivoluzionario e critico nei confronti della mercificazione dell’arte, come può essere quella di un'opera venduta ad un'asta.

Non solo, poiché l'attenzione sul lavoro (visti i mutamenti nel tempo) non si focalizza più soltanto sull'opera, ma sulla performance che l’artista offre nei confronti dello spettatore, chi ha assistito all’evento artistico (nel caso di Banksy alla distruzione tramite tagliacarte azionato durante l'asta) non è considerato soltanto uno dei pochi che ha fatto questa esperienza che non si ripeterà ma, che grazie alla tecnologia contemporanea (ovvero ai video girati dagli smatphone poi postati sui social) uno dei tanti che può condividerla.


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Chiara Degl'Innocenti