Arte, il collettivo LEGAMENTI - L'intervista
Collettivo LEGAMENTI
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Arte, il collettivo LEGAMENTI - L'intervista

Collettivo artistico nato da poco, ma molto attivo e con le idee decisamente chiare.

LEGAMENTI è un collettivo nato da poco, ma con le idee molto chiare sia sul percorso da intraprendere, sia sulla nostra classe politica e sulle ultime elezioni.

Ho avuto il piacere di incontrarli e chiacchierare con loro.

Quando è nato il collettivo Legamenti e qual è il suo ‘manifesto’?

I LEGAMENTI sono nati nel 2011. Più che da un manifesto partiamo da una dichiarazione d’intenti: ci interessano le relazioni, la connessione dell’uomo con le cose del mondo. Tutto il nostro fare artistico è centrato su questo, senza escludere nessun mezzo espressivo.

Uno dei progetti che, come si dice, ‘cade a fagiolo’ è senza dubbio MANINFESTI. Interessante la filosofia dell’esperimento che ruota attorno alla domanda ‘chi sono i parassiti?’.

Non si tratta di un esperimento, ma di un progetto che ha un inizio e un termine.

L’azione – il cui titolo riprende i temi dei manifesti e dell’infestazione – doveva vivere e morire parallelamente all’affissione dei poster elettorali, che per diverse settimane hanno “infestato” le città. Volevamo lavorare sulle reciproche interazioni tra forme diverse di parassitismo: quello degli insetti che abbiamo rappresentato, quello dell’azione abusiva di affissione notturna, ma anche quello dei cartelloni elettorali (a loro volta abusivi) e della classe politica attuale così com’è percepita in questo momento storico. Volevamo dare visibilità, sulle strade, al senso di fare politica oggi.

Come è nata l’idea di questa azione e che idea vi siete fatti riguardo l’ultima tornata di elezioni?

L’idea è nata vedendo i pannelli vuoti e numerati che il Comune di Milano aveva predisposto per assegnarli prima delle elezioni: una distesa di spazi bianchi, come delle pause temporanee nel caos urbano, e in cui avremmo potuto incollare i nostri insetti.

Poi ci siamo accorti che, paradossalmente, gli spazi bianchi rimanevano vuoti mentre a fianco si accumulavano strati successivi di manifesti non autorizzati: il nostro sarebbe quindi stato più un atto estetico che di disturbo, e abbiamo scelto di intervenire sui manifesti stessi.

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I nostri insetti, disegnati in bianco e nero, avrebbero coperto gli eccessi di colori e slogan della vecchia e poco efficace retorica della propaganda politica. Certo, sapevamo che così sarebbero durati poco, perché siamo diventati anche noi, pur in modo diverso, “avversari”. E giorno dopo giorno abbiamo visto chiaramente che le affissioni pagate dai partiti erano più finalizzate a coprire gli avversari che a riempire gli spazi ancora liberi – che spesso infatti non sono stati riempiti. Per questo abbiamo pensato a una documentazione video per tenere traccia dell’azione.

Il nostro intento, comunque, non era di prendere posizione sui singoli candidati, su cui ognuno di noi ha un pensiero personale. Piuttosto di portare alla luce quello che secondo noi è stato il tratto caratterizzante di queste elezioni , ovvero il fastidio per una classe politica ritenuta inadeguata e parassitaria.

Esistono ancora le icone? Vi chiedo questo perché guardando C’ERA - una performance sulla sparizione di Marilyn, è come se la sua immagine, benché priva della maggior parte dei connotati del volto, rimanga perfettamente riconoscibile. Oggi non potrebbe accadere una cosa del genere. O sbaglio?

Per C’ERA abbiamo ragionato sull’assenza come elemento di presenza. L’ideale di Marilyn è ormai così forte, abusato e fuori tempo che qualunque reinterpretazione ci sembrava inutilmente ridondante. Quale miglior modo di ritrarla, quindi, se non rimuovendo il suo ritratto? Forse così siamo riusciti a proteggere la sua autenticità.

Con un intento molto differente, anche con MANINFESTI siamo andati a cancellare i volti: i candidati sono in fondo delle costruzioni iconiche, spesso però artificiose e temporanee.

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Quali saranno i vostri prossimi progetti?

I cambiamenti in atto in questo momento offrono molti spunti... ci stiamo lavorando.

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Riccardo Fano

Grafico e illustratore con tante idee quanti difetti. Scrivo di Street art e di comunicazione. Perché l'idea è tutto e la curiosità fa il resto.

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