Vinile, Polaroid, pellicola: la vendetta analogica
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Vinile, Polaroid, pellicola: la vendetta analogica

Tornano i simboli cancellati dall’era digitale. Nostalgia del passato o business del futuro?

Dismessi, dimenticati, relegati per anni negli anfratti di case e cantine come orpelli di un passato analogico di cui sbarazzarsi. Simboli di un’era antica e predigitale, i vecchi vinili come le gloriose Polaroid o le vetuste videocamere a pellicola sono di nuovo tra noi. Rimessi in circolo da uno dei più grandi business del nostro tempo: la nostalgia.

Il rumore della puntina che plana sui solchi del vinile nero e lucido, le immagini opache delle istantanee, i video amatoriali dai colori seppia: questo è quello che il mercato dell’intrattenimento sta riportando a galla, come risposta alla richiesta di fisicità nell’era della smaterializzazione dei suoni e delle immagini. Ma c’è anche molto altro. Dietro il boom del vinile, per esempio (+40 per cento di vendite a livello mondiale nei primi 7 mesi del 2012), c’è la crisi decennale del cd che ha relegato di fatto la musica agli mp3: comodi, pratici, ma freddi dal punto di vista sonoro.

Un gap di qualità che ha aperto le porte al ritorno del vecchio 33 giri, oggi rimesso sul mercato in versione de luxe con una diversa grammatura (180 grammi, garanzia di suono ben definito), copertina in cartone lucido, testi ben leggibili e ricchi photobook. "Se negli anni Settanta ci fosse stato il cd, la copertina di The dark side of the Moon dei Pink Floyd non sarebbe mai stata la stessa" racconta Storm Thorgerson, il Picasso del rock, autore di una delle cover più famose della storia della musica.

"Non avrebbe avuto senso lavorare mesi su quel prisma attraversato da un fascio di luce" spiega "per poi riprodurlo su un quadratino di cartone. Quella cover è figlia di mille ritocchi e sovrapposizioni di immagini realizzati quasi manualmente. Non c’era Photoshop".

Non c’era per Thorgerson e nemmeno per gli autori degli scatti in mostra fino al 27 gennaio del 2013 al Metropolitan museum of art di New York (Faking it: manipulated photography before Photoshop ). Un omaggio all’arte del ritocco non digitale che si snoda attraverso decine di fotografie d’epoca pubblicate su quotidiani, magazine e cartelloni pubblicitari.

Tra i primi beneficiari della rinascita del 33 giri (molto gettonati quelli "picture" che riproducono la cover sui solchi del disco) ci sono i negozi di dischi, dati per spacciati, visto l’andamento tragico delle vendite dei cd nell’ultimo decennio. In Gran Bretagna sono già 234 i punti vendita che si sono riconvertiti al business del vinile. Di nuova generazione, ma anche usato. Un anno e mezzo fa un vecchio album di Duke Ellington pubblicato nei Sessanta valeva meno di 10 sterline. Ora che il vinile è di nuovo trendy il prezzo è arrivato a 300 sterline.

Figlia della neofebbre analogica è anche la riscoperta della carta come strumento più efficace per lo zapping televisivo, come spiega Aldo Vitali, direttore del rinnovato Tv Sorrisi & Canzoni: "Dopo l’avvento del digitale terrestre, fare zapping è diventato impossibile. Troppi canali, si perde molto tempo e si rischia di non trovare ciò che interessa davvero. In questa situazione la guida tv su carta ha riconquistato un ruolo centrale, è ridiventata il mezzo più rapido ed efficace per lo zapping".

Il fascino discreto dell’analo gico, unito al fattore nostalgia, non ha solo un’astratta valenza sociologica o di costume. La sfida per chi vuole occupare questa fetta di mercato è molto allettante. Lo ha intuito Mister Florian Kaps, il fondatore austriaco della società The impossible project , che ha come scopo riportare in auge le pellicole a sviluppo istantaneo della gloriosa Polaroid (la produzione si era definitivamente arrestata nel 2008). Un’operazione lungimirante che ha portato Kaps e il suo team a rilevare dalla Polaroid tutte le attrezzature utili a produrre le pellicole. Il passo successivo è stato prendere in affitto per 10 anni la fabbrica olandese dove avvenivano le lavorazioni. La strategia ha funzionato e da qualche mese sono in vendita pellicole istantanee analogiche di nuova generazione. Un grande affare che ha salvato dall’estinzione milioni di macchine fotografiche ancora perfettamente funzionanti.

Sull’onda dell’intuizione di Kaps si è mosso anche Jamie McMahon, product designer scozzese che ha brevettato una sveglia che emette suoni acustici e analogici lontani anni luce dagli stridii sintetici delle suonerie digitali degli smartphone. La sveglia analogica ha un aspetto bizzarro, a metà strada tra la vecchia radio e una minichitarra, ed è azionata da una specie di plettro che pizzica corde che emettono suoni dolci e celestiali. "La mia sveglia vende perché richiama antichi ricordi come il pane fatto in casa". L’ultima conferma che l’analogico sta tornando. Per piacere, ma soprattutto per denaro.

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Gianni Poglio