A Venezia, Tracing Coordinates, la nuova collettiva di No Title Gallery
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A Venezia, Tracing Coordinates, la nuova collettiva di No Title Gallery

In corso a Venezia fino al 21 marzo con location Palazzo Malipiero. Il rapporto con lo spazio reale e rappresentato, si configura come il perno attorno a cui ruota il concept di questa esposizione.

In corso a Venezia fino al 21 marzo con location Palazzo Malipiero, Tracing Coordinates, la nuova collettiva di No Title Gallery, curata da Elena Squizzato.

Il rapporto con lo spazio reale e rappresentato, si configura come il perno attorno a cui ruota il concept di questa esposizione. L'idea originale si basa sulle distanze fisiche che separano i luoghi in cui vivono e lavorano gli artisti coinvolti, Giulia Andreani (Parigi), il duo Kindergarten (Berlino) e Christian Palazzo (Venezia).

Partendo dai concetti stessi di coordinata e percorso, la collettiva propone, attraverso le opere in mostra una rielaborazione di queste definizioni dello spazio e del tempo nel quale il visitatore è invitato ad esplorare queste mappe-percorsi, viva espressione dell'esperienza creativa e personale di ciascun artista.

Giulia Andreani sviluppa la propria ricerca sul valore iconografico dell'immagine fotografica partendo da fondi di archivio. L'idea di riproporre immagine appartenenti al passato, ma metabolizzate dal medium pittorico, diventa l'occasione per rintracciare possibili coordinate storiche di un'epoca recente che continua a riflettersi anche nella contemporaneità.

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Il duo berlinese Kindergarten, con l'installazione L'ultima tentazione di Cristo, interpreta e declina in maniera metaforica una fra le possibili accezioni che le nozioni di percorso e coordinata possono assumere. L'ostia come partenza e arrivo, passaggio nella sua sostanza da pane a corpo di Cristo.

In questa lettura rientra anche l'ulteriore parallelo tra la figura del cristo storico e il Cristo divino e due coppie di coordinate dello spazio (terra/regno dei cieli) e del tempo (33 d:C./eternità) che ne identificano la natura umana e celeste.

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L'installazione di Christian Palazzo si compone in due interventi: una lastra fotoincisa, ricoperta da una sequenza continua di toni cromatici, posta su di un basamenti e le riproduzioni a stampa del medesimo cliché che ricoprono interamente le pareti della sala.

La matrice, realizzata nei primi del Novecento e rivestita dall'artista con uno strato di smalto in seguito stampato e solvente, fornisce la mappatura dello spettro dei colori del visibile in una successione pressoché infinita di coordinate cromatiche.

Queste ultime sono individuate tramite i valori numerici assunti da quattro componenti di colore, che in quadricromia vengono definiti con l'acronimo CMYK. Christian Palazzo decide così di annullare l'immagine iniziale sulla lastra, ma di riproporla centuplicata sulle pareti accentuandone la pregnanza.

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Riccardo Fano

Grafico e illustratore con tante idee quanti difetti. Scrivo di Street art e di comunicazione. Perché l'idea è tutto e la curiosità fa il resto.

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