Sotheby's vs Christie's: l'asta diventa un affare sempre più privato
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Sotheby's vs Christie's: l'asta diventa un affare sempre più privato

I due big del settore si stanno spostando verso le trattative riservate con i clienti. Per aumentare margini e segretezza

Questa volta la vittoria è andata a Sotheby’s. Come due cavalli di razza che gareggiano al leggendario Gran premio di Ascot, abituati a vincere per un’incollatura, la casa d’aste britannica è prevalsa sulla rivale Christie’s alle ultime aste londinesi dedicate a impressionismo e arte moderna. Esaminando soltanto i numeri, Sotheby’s ha totalizzato vendite per 166 milioni di dollari, con un invenduto di 13 pezzi sui 71 proposti. I ricavi di Christie’s, invece, si sono fermati a 100,4 milioni e gli invenduti sono stati sette su 44. Se dalle cifre si passa ai quadri, la vittoria di Sotheby’s è ancora più schiacciante: il pezzo forte dell’ultima tornata è stato un quadro di Claude Monet del 1908, Le Palais Contarini, una tela di straordinaria bellezza che il maestro impressionista dipinse nei tre mesi passati a Venezia, aggiudicato per 30,8 milioni di dollari a un anonimo acquirente in collegamento telefonico dalla Germania. Supercommissioni in arrivo per Sotheby’s, ma soprattutto la grande soddisfazione di avere strappato il top lot dell’anno al rivale di sempre, che un decennio fa vendette la tela al precedente proprietario, il mercante d’arte newyorkese Hillel Nahmad, ora sotto accusa per un traffico internazionale di riciclaggio e scommesse.

Nonostante lo smacco londinese, Christie’s rimane al vertice mondiale delle aste: lo scorso anno la casa d’aste posseduta dal magnate francese François Pinault ha totalizzato 6,27 miliardi di dollari di ricavi, con una crescita del 10 per cento rispetto al 2011, mentre Sotheby’s si è fermata a 5,4 miliardi, registrando addirittura un calo del 7 per cento. E per bloccare le perdite del primo trimestre 2013, pari a 22,3 milioni di dollari, il doppio rispetto all’anno precedente, la casa inglese ha ritoccato all’insù le commissioni d’asta. Ma per curare i due colossi dell’arte (i numeri di Christie’s sono riservati, visto che il gruppo non è quotato) la vera "medicina" sono diventate le vendite private, settore dove si stanno affrontando in un durissimo testa a testa. Lo scorso anno, infatti, il volume di queste operazioni che non passano sotto il martello del battitore d’asta è stato di circa un miliardo di dollari per Christie’s, con un’impennata del 26 per cento, mentre quelle di Sotheby’s si sono fermate un gradino sotto, a 906,5 milioni (+11 per cento). I benefici di questi affari superriservati sono molteplici e abbastanza evidenti: acquirente e venditore rimangono schermati dietro agli intermediari, che non sono tenuti a rivelare i particolari delle transazioni, effettuate a costi molto inferiori e a margini più elevati.

Un’alternativa che piace sempre di più alle case d’aste, che sperano così d’irrobustire i loro conti a scapito della trasparenza e dei mercanti d’arte, e che vorrebbero esportare soprattutto in Cina, la nuova terra promessa, dove invece prevale ancora il modello delle aste dal vivo. Per questo Sotheby’s ha deciso di debuttare con uno spazio dedicato alle vendite private a Londra, dopo quelli di New York e Hong Kong, seguita da Christie’s che aprirà una sua galleria nella città cinese a novembre. E l’offerta, sempre più riservata, è servita... (M.B.)

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