Si può credere ai media? Ridiamoci su
Ufficio Stampa Teatro Manzoni
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Si può credere ai media? Ridiamoci su

La Caverna dell'informazione: Leonardo Manera si ispira a Platone per ironizzare sull'informazione con Alessandro Milan e Oscar Giannino

Una volta si diceva, se l’ha detto la tv allora è vero. Adesso lo stesso si dice di internet eppure la situazione è la stessa, ovvero qualunque sia il medium non siamo mai sicuri che la notizia sia vera”.

Così esordisce Leonardo Manera, comico televisivo di Zelig e Paperissima a proposito de “Platone. La Caverna dell’Informazione”, lo spettacolo andato in scena al teatro Manzoni di Milano con cui ha sperimentato la sua nuova idea di format televisivo. La sua però non vuole essere una considerazione filosofica, “anche se il titolo lo farebbe pensare” spiega “Il mio obiettivo è stato piuttostro ragionare sul concetto di finzione e ridere delle dinamiche dell’attualità e dei media. Non chiedo e non pretendo dai miei spettatori che diventino attenti lettori e critici della notizia, ma almeno che affrontino con leggerezza un tema vecchio come il mondo. Mi basterebbe ottenere un po’ di distacco, di allegria e di autoironia nell’approccio all’informazione. Credo sia ora di tornare a questo tipo di satira perché sono molti anni che, Maurizio Crozza aparte, se ne vede pochissima".

Eppure nel mare magnum delle news, diventato ornmai un oceano con l'avvento dei social network, ce ne sarebbe davvero bisogno. E il successo dello spettacolo lo ha dimostrato. In scena con Manera infatti, si sono visti anche Alessandro Milan, giornalista di Radio 24 e coautore dello spettacolo, e Oscar Giannino. Due personaggi che hanno fatto dell'ironia e della leggerezza l'arma più potente per smontare tesi, leggere meglio tra le righe delle notizie pubblicate sui giornali, enfatizzare l'utile e gettare via l'inutile, che pure abbonda nei media.

“Milan e Giannino sono due giornalisti concreti, dalla parlata tagliente e critica ma mai pesante e questo vorrei proprio sottolinearlo" continua Manera. “È infatti la leggerezza la chiave con cui deve essere letto il nostro spettacolo e con cui abbiamo voluto affrontare il concetto di realtà così come riportata dai media. Quello che noi infatti consideriamo la verità infatti, potrebbe anche non esserlo. In questo processo infinito tutti noi rischiamo di perderci e credo sia più semplice capirlo attraverso una risata” e la tesi dell'autore.

Lo spettacolo, molto divertente, è risultato già strutturato come un possibile format televisivo. Da un lato due intellettuali come Giannino e Milan a lanciare notizie, a commentarle come in un salotto tra amici. Dall'altro, il ritmo dei servizi video, a volte ispirati a notizie vere e altre volte a spunti del tutto fasulli. Uno slalom appunto, tra realtà e finzione capace di spiazzare il pubblico, soprattutto con le interviste surreali in cui le persone intervistate per strada rispondono con serietà e puntiglio su temi privi di qualsiasi fondamento logico. "Sono i media, bellezza", direbbe Bogart. Ma con un senso che travalica il significato di stampa come portatrice di verità.

E' vera l'inchiesta sui Panama Papers? Giannino sospende il giudizio, subodorando una fuga di notizie pilotata da interessi occulti. E' spettacolo o comunicazione occulta l'ospitata del figlio di Totò Riina a Porta a Porta? Quale percentuale di verità passa attraverso le intercettazioni pubblicate sui giornali? Ma qui siamo sul serio. E invece tra le notizie c'è anche tanto da ridere.

La Caverna dell'Informazione si snoda infatti anche attraverso le gag un gruppo di comici (Andrea Carlini, Antonello Taurino, Danilo Vizzini, Luca Klobas, Omar Pirovano insieme con la band degli Inadatti) che animano dialoghi di volta in volta ispirati all’attualità o anche inventati, ma costruiti su servizi video professionali. Un esempio? Le interviste ai cittadini di Sesto San Giovanni, interrogati da una finta troupe giornalistica sulle bellezze del posto per dare indicazioni a chi volesse passare le vacanze nel comune, vista la crisi. “Mi ha stupito come le persone rispondessero seriamente agli intervistatori, senza capire che si trattava di finzione” sottolinea sempre Manera. Ed è la prova di quanto sia labile il confine tra informazione, infotainment, percezione della realtà.

Tra le vicende e i personaggi surreali inventati da Manera ci sono “L’opionionista Rom” e l’italiano fuggito all’estero, immaginato mentre piange rimpiangendo il Belpaese per tutti i suoi peggiori stereotipi, “Il Rom, attraverso la finzione teatrale può sollevare molti dubbi, aiutare a guardare temi come quello del razzismo e dell'emarginazione in modo diverso" sottolinea l'autore "Infatti, non bisogna mai dimenticare il potere provocatorio di una battura, di una risata. E' per questo che ci siamo immaginati anche una raccolta firme per promuovere una legge che legalizzi le tangenti e gli interessi privatri dei politici, nella convinzione che le opere pubbliche e i progressi italiani degli ultimi decenni siano dovuti proprio a questo” ride Manera.
Al Teatro Manzoni, l'esperimento "platonico" ha funzionato. E chissà davvero che una risata ci aiuti a nuotare in un mare di notizie che ogni giorno diventa sempre più grande, sempre più affollato, sempre più inquinato dal complottismo, dalle notizie inutili e dai "punti di vista". Gli italiani, si sa, leggono poco da sempre. Ma di ridere sono sempre stati capaci.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

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