Salvador Dalì, la mostra
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Salvador Dalì, la mostra

Oltre 7 mila visitatori al giorno per la grande retrospettiva parigina dedicata al maestro surrealista. E destinata a restare nella storia

Nella mostra epocale dedicata a Salvador Dalí, al Centre Pompidou di Parigi fino al 25 marzo, c’è un riallestimento della celebre sala del Teatro Museo Dalí di Figueras dedicata all’attrice americana Mae West. Gli elementi della scena compongono un grande viso di donna, con il portale a fare da chioma, il camino a forma di naso, due quadri come occhi e un divano rosso a guisa di labbra voluttuose: una stanza aperta ai visitatori che entrano per fotografarsi nell’opera tardosurrealista (1974) del maestro. E sono tanti: nel primo mese di apertura della mostra Dalí l’eccezionale media di visitatori è stata di circa 7 mila al giorno.

Quando Panorama la visita, un giovedì pomeriggio, un cartello all’ingresso avverte che l’attesa è di circa 30 minuti. La folla, all’interno, è degna dell’apertura di una grande fiera d’arte. Nelle sale, più di 200 tra dipinti, disegni, fotografie e audiovisivi, disposti con sobrietà e sempre perfettamente illuminati. Ci sono capolavori come il famoso Ritratto con collo raffaellesco (1921), Il grande masturbatore (1929), il Guglielmo Tell (1930), Lo spettro del sex appeal (1934), la Coppia con la testa tra le nuvole (1936), l’irriverente Ritratto di Pablo Picasso (1947). Il Musée d’Orsay ha prestato l’Angélus di Jean-François Millet, che Dalí, seguendo il suo metodo «paranoico-critico», interpretò come due infanticidi davanti al luogo di sepoltura del neonato, riuscendo perfino a fare aprire un’indagine al riguardo.

Intanto il genio surrealista amico di Federico García Lorca e Luis Buñuel parla ai visitatori dai video scanditi lungo il percorso, e la sua voce risuona facendo da sfondo alle tante citazioni riportate nei pannelli didattici. «Nel fervore del caos antirealista, al picco dell’era dell’Action painting, com’è impressionante la forza di Velázquez!» (1960); «È fondamentale per un artista avere sviluppato il senso del cosmo. Sono molto più importante come artista cosmico che come semplice pittore», un pensiero da mettere in relazione con l’interesse verso le scienza maturato all’indomani delle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki. E sugli scienziati dice anche: «Io so di non sapere nulla. Per questo ho meno possibilità di sbagliare di quante ne abbiano loro».

Se la prima retrospettiva organizzata dal Pompidou su Dalí nel 1979 è stata fino a oggi la mostra di maggior successo del grande museo francese, ora potrebbe essere proprio questo Dalí a superare se stesso. Eppure, nonostante le grandi opere, la qualità dell’allestimento, gli audiovisivi e l’efficacia degli apparati didattici, i visitatori si accalcano soprattutto davanti alla grande stanza dal volto umano, aspettando il loro turno per fotografarsi. Vogliono essere nell’opera, e non gli importa della bambina che, incurante dei richiami della nonna, non ne vuole sapere di uscire dalla scena. Faranno la foto con lei, presenza imprevista ma rivelatrice. Dopotutto è proprio questo, un nuova vita, ciò che Salvador non ha potuto dare al suo amore più grande, la moglie Gala. Il perché sarà il loro mistero. Per l’eternità.

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Stefano Pirovano