Il padiglione Vaticano alla Biennale rischia di non piacere a Papa Francesco
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Il padiglione Vaticano alla Biennale rischia di non piacere a Papa Francesco

I veli verranno tolti il 14 maggio. Ma il progetto rischia di apparire però superato dalle cose

di Giuseppe Frangi

I veli verranno tolti il 14 maggio. Per quel giorno è annunciata la conferenza stampa in Vaticano sull’attesissimo padiglione Vaticano alla Biennale 2013. Per ora è noto il tema: la Genesi, in relazione ai 500 anni dalla conclusione della Volta Sistina di Michelangelo. È noto il luogo: la Sala d’arme dell’Arsenale, dove nella scorsa Biennale veneziana c’era il padiglione dell’Argentina. Ed è noto anche il nome del commissario, il cardinale Gianfranco Ravasi (nella foto), presidente del Pontificio consiglio per la cultura. È stato lui a volere che il piccolo Stato del Vaticano si aggiungesse alle 77 rappresentanze nazionali previste per la Biennale che prenderà il via il prossimo 1° giugno. Curiosamente sul sito ufficiale della Biennale non lo si trova alla voce "Vaticano" bensì come "Santa Sede", il che può rendere l’idea dell’attesa che circonda questo esordio. Peraltro la casella è l’unica fra tutte le 77 che ancora è rimasta vuota. Ravasi da anni culla questo progetto, nella prospettiva di una riconciliazione tra la Chiesa e il mondo dell’arte contemporanea.

Paradossalmente ora che è in dirittura d’arrivo quel suo progetto rischia di apparire però superato dalle cose. Gli artisti che sono sul taccuino del cardinale sono tutti nomi eccellenti, da Jannis Kounellis ad Anish Kapoor, ma parlano un linguaggio molto concettuale, che sembra lontano da quello che Papa Francesco ha introdotto da quando è stato eletto. Il Papa ama Marc Chagall e ha rispolverato il vecchio pastorale di Paolo VI, realizzato da un poco noto scultore figurativo, il napoletano Lello Scorzelli. È un papa che parla per figure e che in un artista cerca quello che Paolo VI aveva raccomandato nel suo storico discorso del maggio 1964: saper documentare il mondo dell’invisibile in formule "accessibili, intelleggibili e commoventi" per l’uomo d’oggi. Chissà se il padiglione alla Biennale ne saprà tener conto.

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