Editoria indipendente, dal Micro festival ai collage vintage e surreali
Vania Valzasina
Lifestyle

Editoria indipendente, dal Micro festival ai collage vintage e surreali

Emidio e Vania si sono conosciuti come molti artisti tra i banchi di scuola. Hanno scoperto di condividere molte idee e quindi di collaborare.Il risultato sono dei collage dal sapore vintage e dalle atmosfere surreali. Ho avuto il piacere di intervistarli

Piccola, doverosa, premessa: se questa intervista vi sembrerà a tratti surreale, non allarmatevi perché avete ragione.

Parleremo di self publishing, collage e coltivazione di pecore.

Ma procediamo con ordine, Recentemente sono stato al Micro Festival di Milano, organizzato da Giuliana Tammaro di Branchie e Marco Nicotra di BOLO magazine. Tra i molti progetti nazionali e internazionali, ha attirato la mia attenzione lo stand di Emidio e Vania: due battute, quattro chiacchiere e la voglia di sapere di più su di loro e i loro lavori.

Innanzitutto come procede la coltivazione delle pecore? Sarà un buon raccolto quest’anno?

E.- risata - Si la nostra azienda specializzata in raccolta delle pecore funziona, abbiamo un buon mercato, ma di questo non parliamo perché non vorrei turbare i lettori

V. Procede alla grande. La più piccola, Wendi, la mazza!! darà un sacco di soddisfazioni.

Partiamo dal Micro Festival: come è stata l’esperienza e cosa ne pensate del progetto?

E. Il progetto Micro festival è stata un esperienza folgorante e piena d emozioni, un luogo dove ho incontrato molte realtà talentuose, tanta bella gente e aggiunto nuovi nomi e numeri in rubrica.

Eh si, lentamente inizio a vedere i frutti del Micro

V. Se dovessi citare qualcuno: roba di nicchia della nicchia e nerd. E forse non ha torto.

Personalmente quella del Micro è stata un'esperienza sicuramente utile e molto stimolante dal punto di vista creativo e umano. Si era creato un clima amichevole e di collaborazione. Poi immagina: un barile di idee.

Finalmente un'opportunità e uno spazio dedicato a tutti gli amanti della carta stampata che, nonostante gli sforzi e l'impegno economico che questa passione comporta, non sono disposti a rinunciare all'auto pubblicazione.

Progetto che spero riesca a diventare un festival annuale.

Parlatemi un po’ di voi: come vi siete conosciuti e cosa ha unito i vostri stili?

E. Ho conosciuto Vania al C.F.P. Bauer qui a Milano. Dopo un po di tempo ci siamo incontrati per caso e abbiamo deciso di realizzare una fanzine collaborativa, Fobie e tra poco ci saranno altre pubblicazioni.

Come si dice in questi casi Stay tuned.

V. Banalmente, tra i banchi di scuola. Pensa che a malapena ci si salutava.

Credo di poterti dire con certezza di essere rimasti entrambi colpiti e influenzati da due nostri docenti.

Siamo attirati allo stesso modo da un particolare tipo di gusto e di sapore dell'immagine, senza che ci sia stata alcun tipo di forzatura; anche perché sono dell'idea che si dovrebbe mantenere il proprio stile integro  svilupparlo, evolverlo in modo parallelo e, nel caso funzionasse, collaborare.

Così abbiamo fatto e vorremmo continuare a fare. Dopo tre anni di silenzio ci siamo casualmente incontrati: "Ah si, fai questo? Ma dai! Anche io", "Girami i tuoi lavori! Belli eh!", "Dai proviamo. Idee?".

Quella del Micro è stata l'occasione per attivarci presentando qualcosa insieme per la prima volta, Fobie appunto, tra vari problemi per riuscire ad incontrarci, scadenze da rispettare, tanta voglia che il progetto funzionasse e altrettante perplessità. Pura ansia da prestazione.

Ma è andata molto bene, siamo soddisfatti. Ora con pochi euro puoi avere quasi una decina di fobie. Conviene, no?

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Onestamente che idea vi siete fatti della scena italiana del self publishing?

E. Il self publishing sta vivendo un periodo grandioso. C'è un exploit che si può notare in tutti i campi dell'arte, non solo nell'editoria: esistono centinaia di realtà nel sottobosco, basta dare tempo al tempo e verranno alla luce.

Alla fine il Do It Yourself è sempre esistito, personalmente penso sia un ottimo trampolino di lancio, ma prima o poi incontri la necessità di fare cose più in grande e quindi hai bisogno di forze esterne, come dei finanziatori o semplicemente il supporto fisico e psicologico delle persone che ti stanno accanto.

V. E' ricca,ricca, ma purtroppo con troppo pochi spazi ed occasioni.

Con ricca intendo di buone idee originali e di persone che si appassionano a questo mondo, perché è preferibile avere carta bianca, scegliere liberamente come gestire tutto il procedimento creativo - dall'idea iniziale al confezionamento finale - senza dover accettare compromessi o sottostare ai vincoli imposti dall'editore.

Soprattutto è più gratificante.

Entrambi avete deciso di sperimentare con la tecnica del collage.

Proprio tu Emidio mi raccontavi al Micro che avevi fatto incetta di arretrati di Panorama anche degli anni Sessanta dai quali attingere immagini per i tuoi lavori che vanno proprio a ripescare immagini vintage - tra l’altro i due lavori “past 1+2” pubblicati sul tuo Tumblr sono proprio belli - .

Secondo te perché siamo così attratti dal nostro passato, dal “come eravamo”?

Grazie per i complimenti, davvero, devo precisare però che nel mio mega archivio di immagini non c'è solo Panorama ma anche altre riviste sempre dello stesso periodo – 1960, '70, '80 - e fogli di carta che provengono dai vari mercatini dell'usato.

Detto questo, onestamente non so il motivo per il quale siamo attratti dal passato; forse la nostalgia di tempi che non abbiamo vissuto. Ci immaginiamo una serie di episodi che ci hanno impressionato, magari visti in tv o sui giornali, ma troppo spesso non conosciamo l'altra faccia della medaglia quindi non saprei dare una risposta precisa.

Potrebbe capitare che la risposta che ti darei in questo momento, non sarebbe uguale a quella che ti darei tra qualche minuto; così facendo andremmo avanti all'infinito con la chiacchierata e i lettori sono sicuro che si stuferebbero.

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Invece i tuoi lavori Vania, mi sembrano più rivolti alla sperimentazione.

Mi suggeriscono come l’impressione di un continuo ribaltamento dei soggetti nelle storie che racconti: un mondo surreale dove l’osservatore deve impegnarsi nella lettura per avere chiara la storia.

Come nasce un tuo lavoro? Da quale elemento inizi?

Certo che si deve impegnare! Deve osservarlo bene per accorgersi lentamente dei vari piccoli dettagli. Le mie opere nascono da tanta ricerca di immagini dal web e dalla collezione di ogni tipo di carta: stralci, bucce e tovagliette unte.

Tutto ciò che è possibile scansire lo accumulo in un minuscolo e disordinato angolo.

Rispetto ad Emidio lavoro molto di più in digitale sia per una questione di spazi e di tempo, sia per ottenere effetti che manualmente non riuscirei a ricreare. Mi affido all'istinto, all'imprevedibilità e al mio gusto personale per riprodurre scenari non reali che immagino e descrivono ciò che mi piacerebbe vedere, semplicemente uscendo dal cancello di casa.

Dipende da cosa sono attratta nel periodo in cui mi viene l'idea per un lavoro, che sia il cinema horror, un certo libro o musica.

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Quale sarà la vostra “next big thing”?

E. Incrociamo le dita per avere uno studio tutto nostro.

V. La prima in assoluto? Condividere un posto. Poi fare fare fare e partecipare ad altri eventi tipo Micro.

Grazie mille ragazzi.

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Riccardo Fano

Grafico e illustratore con tante idee quanti difetti. Scrivo di Street art e di comunicazione. Perché l'idea è tutto e la curiosità fa il resto.

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