Matteo Renzi, pensi all'arte, non solo a quella oratoria
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Matteo Renzi, pensi all'arte, non solo a quella oratoria

L'arte usata solo per finire in prima pagina: un gallerista famoso contesta un sindaco troppo attratto da Roma

di Fabrizio Moretti*

Firenze città spenta. Chi le ha tolto la luce? Le altre grandi capitali d’arte sono abbaglianti. Firenze, invece, ancorché popolata di stelle, è una città buia. Il motivo è solo uno: Firenze rispecchia il male del nostro Paese, l’incompetenza, la superficialità, l’incapacità di valorizzare l’arte. Da Giotto a Brunelleschi, citare i suoi tesori sarebbe superfluo. Eppure da troppo tempo la città versa in condizioni disastrose. Procede per inerzia. Vive di rendita senza ricevere linfa vitale.

Quando, nel 2009, conobbi il futuro sindaco Matteo Renzi, pensai che forse avrebbe potuto migliorare la città. Invece devo ammettere oggi che il bilancio del suo operato non è del tutto positivo. Renzi ha capito senz’altro l’importanza dell’arte a Firenze, ma l’ha sfruttata solo per la sua mediaticità, che ha usato per se stesso, a partire dalla folle idea di ricostruire la facciata di San Lorenzo secondo il disegno di Michelangelo. La boutade gli ha permesso di finire sulle prime pagine dei giornali, ma anche di essere deriso da tutto il mondo degli accademici. La facciata infatti è perfetta com’è ora, ormai storicizzata e perfettamente inglobata nella città; realizzare un finto Michelangelo sarebbe come completare il Colosseo. Cosa direbbe il Buonarroti se vedesse il suo disegno realizzato da Philippe Starck?

Altro caso è quello della Battaglia di Anghiari di Leonardo. L’affresco sarebbe nascosto dietro quello di Giorgio Vasari a Palazzo Vecchio? Ipotesi folle. L’architetto e pittore aretino nutriva per Leonardo un rispetto tale che mai si sarebbe sognato di coprire uno dei sui lavori. Eppure Renzi ha autorizzato le indagini sul muro incriminato, soltanto per assicurarsi l’attenzione dei media internazionali, e col solito risultato di farsi deridere da tutta la comunità di storici dell’arte, guidati dal buon Tomaso Montanari che spiega, in maniera oggettiva, nel suo ultimo libro Le pietre e il popolo (Minimum fax), i retroscena di questa triste vicenda.

Invece d’inseguire chimere, anziché tentare di riscoprire quello che non c’è, rischiando magari di rovinare l’esistente, perché allora non investire energie per restaurare monumenti reali (e non immaginari) oppure opere d’arte che necessitano di interventi imminenti, come per esempio la Farmacia del Convento di San Marco? Restituiamo a Firenze quello splendore che aspetta solo di essere svelato; rendiamola un gioiello come Siena, dove passeggiando per piazza Duomo penseresti di incontrare Simone Martini. A Firenze questa magia, per ora, manca. Renzi coltivi pure le sue ambizioni politiche. Nel frattempo, però, non dimentichi che i fiorentini lo hanno votato: non per usare Palazzo Vecchio come trampolino verso Roma, ma per fare il bene della sua città.

*fiorentino e gallerista internazionale

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