Design: Patricia Urquiola, il senso nuovo delle forme
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Design: Patricia Urquiola, il senso nuovo delle forme

Spostare l'attenzione dal prodotto al suo significato: così per l’allieva di Achille Castiglioni la creatività può rispondere alla crisi. Con un nuovo mecenatismo

Al prossimo Salone del mobile di Milano saranno parecchi i pezzi firmati da Patricia Urquiola, designer spagnola, italiana d’adozione, che ha abituato a un mix di passato, presente, essenzialità, abbondanza, rigore, ironia. Nel suo stile, le categorie classiche del design di forma e funzione si fondono con la lezione dei maestri Achille Castiglioni e Vico Magistretti. Mai cedono al minimalismo di maniera che oggi detta legge. Eppure, forma e funzione non sono più le uniche parole d’ordine. "Il design deve saper creare oggetti che facciano riflettere su temi che non hanno una destinazione funzionale".

Per questo Panorama incontra la designer a Pechino, all’inaugurazione della mostra di cui ha curato il progetto di allestimento: O’Clock, che dopo il successo ottenuto alla Triennale di Milano si è spinta negli spazi del cinese Cafa art museum (fino al 10 aprile), arricchita da lavori di artisti e designer locali, tutti impegnati in una riflessione sul concetto di tempo.

"I pezzi in mostra affrontano il tempo in chiave poetica o filosofica. A differenza degli orologi tradizionali, che il tempo lo misurano, questi oggetti ne indicano una diversa chiave di lettura. Dal Kronos al Kairos, insomma: dal concetto di tempo come padrone delle nostre vite a una visione della cronologia che si possa dilatare o comprimere a seconda delle nostre esigenze interiori". Fra sogno e utopia, sfilano in rassegna improbabili cucù; orologi senza lancette; "pezzi evocativi e marchingegni che registrano momenti dell’esistenza".

Si parte dall’imponente Beautiful sunflower Panerai painting, opera di Damien Hirst che nel titolo cita il marchio di cui l’artista è collezionista. Officine Panerai, marchio di alta orologeria, è infatti il finanziatore della rassegna. Guai però a chiamarlo sponsor. "È stato un partner" puntualizza Urquiola. "Se avesse voluto legare il suo brand a un design prestigioso, Officine Panerai avrebbe potuto chiedermi di disegnare un nuovo quadrante. Invece ha fatto di più: si è reso parte di un progetto condiviso, un salto culturale che ha spostato l’attenzione dal prodotto al suo significato nella vita di tutti i giorni".

Mecenatismo contemporaneo? "È una nuova tendenza che unisce creatività e spirito commerciale. Centrale è l’idea di realizzare non solo oggetti d’uso ma anche stimolare ragionamenti sulla nostra esperienza di vita". La prossima sfida del design? "Soprattutto in tempi di crisi e decrescita, quella del designer è una professione che sempre più si troverà a far riflettere le aziende non solo sulla forma ma anche sul senso profondo degli oggetti che esse producono".

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Antonio Carnevale