Alberto Burri nel 1973 al centro del Teatro Continuo nel parco Sempione di Milano.
Lifestyle

Centenario con polemiche per Alberto Burri

Occasioni sprecate (ma qualche imperdibile evento) per festeggiare l’artista umbro

Ritardi, polemiche, esposti in Procura. Cosa direbbe Alberto Burri del modo in cui gli stiamo apparecchiando il centenario? Quel medico consacrato all’arte, nato a Città di Castello (Perugia) il 12 marzo di cento anni fa, se ne starebbe zitto, forse, come muto era rimasto sempre: lontano dalle pubbliche risse che irretivano suoi colleghi come Giorgio De Chirico e Renato Guttuso. «Che parlino le mie opere per me» diceva. E parleranno, certo, quelle sue «materie» informate da un senso quasi mistico della geometria. Parleranno in una serie di eventi (anche notevoli) nel corso di tutto questo 2015. Tuttavia all’artista non mancherebbero certo occasioni per storcere il naso.

Che ne è, ad esempio, del Comitato nazionale delle celebrazioni? Doveva «promuovere e diffondere, in Italia e all’estero, la figura, l’opera e l’attualità di Alberto Burri». Recitava così il Disegno di legge che ne immaginava l’istituzione: un documento presentato al Senato la vigilia di Natale del 2012, diventato legge nel 2014, e annunciato a gran voce dal ministro Dario Franceschini il 14 luglio scorso. Avremmo dovuto vedere i nomi il 1° ottobre. Li stiamo ancora aspettando. Sarà questione di giorni? Comunque sia, i migliori auguri ai malacapitati saggi che dovranno farsi in quattro per recuperare il tempo perduto.

È che il centenario è partito male. Le danze si erano aperte a Bruxelles, nella caffetteria di uno dei palazzi del Parlamento europeo, con l’esposizione a fine gennaio del ciclo Oro nero proveniente dagli Uffizi. Qualcuno aveva contestato la scelta della sede («uno scantinato») e delle opere («minori serigrafie »). Polemiche gratuite. La saletta polivalente era stata scelta in realtà per garantire l’accesso al grande pubblico e non solo (una volta tanto) agli alti funzionari in grisaglia e con il pass in vista.

Le opere, poi, erano un modo utile per scoprire che la grafica per Burri non è un effetto collaterale del suo lavoro, ma un ulteriore capitolo della sua sperimentazione (a ribadire quanto nel 1973 attestava il premio Feltrinelli vinto dall’artista; o come documentava la recente mostra a Gaeta Burri, unico, multiplo, fatta proprio di capolavori di grafica, tra cui il ciclo incriminato). Rassegna sfortunata, comunque, quella belga, resa inaccessibile per via delle nuove misure di sicurezza del post Charlie Hebdo: Europarlamento luogo «sensibile», e fine della mostra.

Ma non ha pace nemmeno a Milano, Alberto Burri, al centro di un esposto alla Procura e di una richiesta di sospensione per i lavori del Teatro Continuo. Nel parco Sempione sta infatti per partire la ricostruzione di quella piattaforma scenica che l’artista aveva realizzato nel 1973 per la XV Triennale. Doveva essere una sede per spettacoli all’aperto, un luogo di scambio e socialità. Smantellata nel 1989, eccola ora tornare: grazie alla fondazione Palazzo Albizzini-Collezione Burri che ha messo a disposizione i disegni originali, e grazie soprattutto all’encomiabile contributo di fondi privati (della fondazione Nctm Studio Legale Associato). Qual è il problema? «La distruzione di una delle più belle vedute italiane» denunciano i residenti. E pensare che il Teatro Continuo sarebbe l’unico omaggio all’artista nel capoluogo lombardo.

Sempre a Milano, nessuno ha pensato di organizzare per l’Expo una mostra dedicata a Burri nell’anno del suo centenario. Inutile cercare il suo nome su Verybello.it, il sito tanto voluto da Franceschini per censire le iniziative culturali in Italia. Il fatto è che la grande mostra sull’artista umbro non si farà né a Milano né altrove, in Italia. La faranno, al posto nostro, gli americani: al Guggenheim museum di New York, con oltre cento opere per quella che s’annuncia come «la più ampia ed esauriente rassegna mai realizzata in Usa da un museo di arte contemporanea». Inizierà il 15 ottobre, andrà avanti fino a gennaio, viaggerà in Germania, e dopo, soltanto dopo, arriverà da noi, a centenario concluso.

Curioso destino quello di Burri, apprezzato (storicamente) più dagli americani che non dai suoi stessi connazionali. Non resta allora che guardare il bicchiere mezzo pieno. Il primo appuntamento degno di nota (fino al 12 marzo) è a San Sepolcro (Arezzo) per la mostra Rivisitazioni, con Burri che incontra Piero della Francesca (artista conterraneo dal quale Burri aveva tratto l’equilibrio aureo delle composizioni).

In Sicilia sarà restaurato e completato il grande Grande Cretto di Gibellina (Trapani), sterminata opera di «land art» che si estenderà per 85 mila metri quadrati di territorio, suggestivo labirinto bianco posato come un sudario sulle rovine del sisma del Belice. Ci sarà una mostra palermitana al museo Riso; un catalogo generale; un film dedicato alla vita dell’artista. Tutte le iniziative sono promosse della fondazione Palazzo Albizzini-Collezione Burri, che a Città di Castello (a pochi chilometri dalla rassegna di San Sepolcro) mostra in via permanete oltre 200 opere di Burri, lascito dello stesso artista morto nel 1995.

L’elenco delle iniziative promosse della fondazione (che collaborerà anche alla mostra americana) è sul sito burricentenario.com. E speriamo che anche il ministero della Cultura faccia qualcosa. Che trovi almeno il modo, per esempio, di segnalare le tante opere di Burri sparse tra collezioni private, statali, civiche e negli spazi pubblici in Italia. Sono almeno una cinquantina. Qualunque cittadino ne ha almeno una a portata di visita. Mostrare una mappa on line, disponibile a tutti, sarebbe un modo economico e semplice (e «verybello») di festeggiare i cento anni.

I più letti

avatar-icon

Antonio Carnevale