Hôtel Europe, il teatro politico di Bernard-Henri Levy
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Hôtel Europe, il teatro politico di Bernard-Henri Levy

L'autore presenta la sua pièce, che andrà in scena alla Fenice di Venezia l'11 luglio

In una camera d'albergo a Sarajevo, un uomo deve scrivere il discorso che, due ore dopo, dovrà tenere in pubblico. È il suo lavoro, lo ha sempre fatto, ma quel giorno non riesce a comporre lo speach, finché, in prossimità della scadenza del tempo disponibile, arriva l'idea giusta e le parole fluiscono sulla carta. Questa la trama di Hôtel Europe, la prima pièce teatrale del filosofo francese Bernard-Henri Levy, opera in cinque atti con Jacques Weber, per la regia di Dino Mustafić in anteprima l'11 luglio alla Fenice di Venezia. Così ne parla l'autore.

Perché ha scelto il teatro come genere letterario? Perché consente l'intervento politico diretto. In scena va il monologo interiore del protagonista, nelle due ore in cui deve scrivere il suo discorso. C'è tutto quello che gli passa per la testa, cose lievi e gravi insieme, un concetto filosofico di Heidegger e il sorriso di una donna amata, finché ha un'illuminazione che lo fa uscire dall'impasse.

In cosa consiste questa illuminazione? Bisogna vedere l'opera per saperlo, ma l'idea finale è che sia necessaria una rivoluzione culturale e politica in Europa.

Può dare qualche indicazione concreta per attivare il cambiamento? Andare a cercare Dante, risvegliare Alberto Moravia, disturbare Pier Paolo Pasolini e farli incontrare con Goethe per costituire un governo serio. Sembra assurdo quel che dico, ma non lo è: è quello che ha proposto il vostro primo ministro qualche giorno fa in un'intervista a Le Monde. Lui è più serio di me: è stato eletto dal 40% degli italiani, io magari avrò l'approvazione di 800 veneziani alla Fenice... Ecco la mia proposta concreta: una chiacchierata quotidiana di Matteo Renzi (quello dell'intervista a Le Monde) con François Hollande e Angela Merkel.

Il suo personaggio viene definito come profondamente europeo. Cosa significa? Credere che il quadro nazionale sia un quadro in cui la democrazia soffoca, genera guerra e non consente di lottare contro la miseria. Questo è essere europei.

Cos'è la guerra, tra i temi maggiormente trattati nei suoi lavori? Lo stato naturale dell'umanità: il fratricidio è alla base della nostra storia. Due fratelli uno contro l'altro, ed è guerra. Salvo se c'è quella cosa che gli ebrei chiamano legge, i cristiani amore, si può chiamare anche civilizzazione o Europa. La chiami un po' come vuole, ma serve un intervento esterno per arrestare lo stato naturale degli esseri umani.

E qual è il ruolo dell'intellettuale oggi? Quello di scrivere Hôtel Europe. E rappresentarlo alla Fenice, il più bel teatro del mondo e un luogo da cui può partire una parola politica. Me ne frego delle anteprime, quello che amo sono gli eventi, ciò che rompe con la continuità della storia, generalmente molto noiosa. Spero che il pubblico sia testimone di questo, di una parola che si fa evento.

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Hôtel Europe

Teatro La Fenice di Venezia, 11 luglio ore 20,00

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Micol De Pas