Andrée Ruth Shammah: il palcoscenico della mia anima
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Andrée Ruth Shammah: il palcoscenico della mia anima

La regista racconta il suo Teatro Parenti. "Che deve diventare un punto d’incontro trasversale, sempre più aperto su Milano".

Grandi manovre al teatro milanese Franco Parenti. Davanti al palcoscenico già truccato per Gli innamorati di Carlo Goldoni i tecnici provano i tasti della console che pare una piccola astronave da passeggio. Nell’altra sala si prepara lo spettacolo I peperoni. Al bar, ragazzi colorati bevono un aperitivo in odor di proscenio. E dietro questo vero "Teatriland" solo lei: Andrée Ruth Shammah, regista e manager, padrona e schiava del teatro che è diventato oggi l’anima più moderna e universale dell’essere teatro italiano.

Da Macbeth al folle genio di Filippo Timi, da Goldoni a Bettino Craxi interpretato da Alessandro Haber. Dal teatro fuori teatro recitato nei giardini di villa Palestro (Ondine con Isabella Ferrari) o dentro il Castello Sforzesco, Shammah ha firmato 200 regie e non ha mai risparmiato nulla all’idea che il teatro deve essere un luogo aperto agli incanti. Una poetica che cova dal 1973, da quando, lasciato il Piccolo di Giorgio Strehler di cui è allieva favorita, fonda con Giovanni Testori, Dante Isella e Franco Parenti il Pier Lombardo, dove s’incontrano oggi furie di dibattiti e convegni, seminari e celebrazioni di libri. "Siamo una fabbrica infinita: convegni, libri, concerti. Ma alla fine tutto qui diventa teatro. Anzi anche il teatro puro nasconde le sue sorprese. Vuole sapere che cosa c’è dietro la scenografia di Goldoni?

Sì, lo voglio.
Ci sono le scene di Schianto, il nuovo spettacolo di Filippo Timi. Finisce lui. Appaio io. Questo teatro è un mutante. Non ci è bastata una seconda sala e poi una terza... Ormai riusciamo a fondere i sodalizi dell’anima con quelli del palcoscenico. Per questo ho voluto anche una piscina.

Una piscina? Farà recitare Timi o la Ferrari mentre nuotano?
Per ora si tratta solo di una piscina comunale. Perché voglio che questo teatro regali a Milano un luogo dove l’interno e l’esterno si tocchino. Quest’anno lanciamo anche la stagione estiva: sul palcoscenico le damine di Goldoni e fuori i tuffi delle signorine in tanga. Mirabile schizofrenia. Il teatro è effimero? Ebbene quando non ci sarò più, lascerò a tutti un solido monumento alla vita. I cattolici hanno l’oratorio col calcetto? E allora il mondo laico, cioè il mio, lascia una casa dell’arte che si declina con l’umanità.

La piscina non è forse il regalo che si è fatta per i 40 anni che il Pier Lombardo ha appena compiuto?
Forse. A un certo punto il Parenti crollava a pezzi. La pioggia cadeva addosso agli spettatori. Emilio Tadini, mirabile artista, diceva: "Andrée metti un imbuto sotto ogni buco del tetto: sarà un concerto di gocce e forse qualche mecenate si commuoverà". Alla fine ce la siamo cavata io e i miei benefattori privati.

Nessuno nelle istituzioni vi ha aiutato?
Nessuno. A parte Letizia Moratti. Ma questo teatro chiedeva di vivere. Lo hanno aiutato quei meravigliosi spiritelli che lo popolano, Eduardo, Paolo Grassi, Mazzarella.... Il Parenti di oggi è in fondo il premio di strane magie che neppure io spiego. Di certo so che sbaglia chi spera che questa fabbrica di sogni si fermi.

Andrée Shammah è più figlia di Grassi o di Parenti?
Di Parenti alla fine sono stata più madre. Certo, ho cominciato sempre come figlia... Poi questi immensi artisti sono diventati figli a loro volta. Avevo voglia di proteggerli tutti con la loro memoria. Vede, ero un folletto femmina appassionato di arte. E tutti questi geni hanno raccolto la mia fame di teatro...

Si dice anche che, per il suo fascino, questi uomini abbiano perso il bene dell’intelletto.
Soprattutto ora che loro non ci sono più capisco l’amore che c’era... Ma non ho mai contato sulla mia grazia o sul fascino. Nessuno mi ha mai fatto capire che ero carina. Vivevo ogni attenzione come un miracolo. Una volta eravamo alle prove e ho intercettato lo sguardo ammirato di Eduardo, beh, ero letteralmente scioccata. Com’è possibile che guardasse proprio me?

Eduardo era cattivo?
Nient’affatto. Non perdonava nulla agli stupidi. Vi regalo uno scoop: anche di Vittorio Sgarbi si dice che è feroce. Idiozie! Vittorio è l’uomo più caro che conosco. Si infiamma solo davanti all’arroganza e all’idiozia.

Ritorniamo a bomba: lei ha avuto un grande amore anche con Giorgio Strehler?
Amore di teatro. Ma lui mi capiva molto. Diceva: "Andrée, devi smettere di chiedere a tutti il diritto di esistere". Perfino oggi sono alla ricerca di una vera identità. Di me dicono: regista, manager, animatrice culturale, agitatrice di idee. Insomma, nessuno mi vive semplicemente come un’artista e so perché.

Perché?
Perché gli artisti fanno girare il mondo intorno al loro specchio. Invece io so darmi ai miei simili. Anzi enfatizzo le loro fragilità. Credo di aver dato a Timi la possibilità del suo meglio, ho portato in teatro la Ferrari con quella sua voce da strega sensuale e poi Giuliana De Sio che ha recitato Marivaux.

Che ruolo darebbe a Matteo Renzi?
Renzi sta già recitando il ruolo di Matteo Renzi. E alla grande!

Si dice: la Shammah ha la freschezza di una bimba, la forza di un incendio, la furbizia e l’intelligenza di una donna ebrea. Lei che cosa direbbe?
Che il mio ebraismo sta solo nella traccia che lascerò di me nell’esistenza di chi mi ama. Ho l’energia di una ragazzina? La freschezza vera è solo di coloro che l’hanno persa. Come l’amore.

Lo spettacolo che non ha mai fatto e che vorrebbe fare?
Giulietta e Romeo. Li farei interpretare da Giorgio Albertazzi e Valentina Cortese. Oggi solo le loro voci saprebbero dire che cos’è il vero amore.

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Stella Pende