Anna Maria Falchi, 'L'isola delle lepri'
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Anna Maria Falchi, 'L'isola delle lepri'

Un romanzo genealogico ambientato nel Sinis, di rara intensità emotiva: cupo come il granito ma levigato da una lingua musicale e dalla salsedine dei ricordi

Sembra di sentirlo sulla pelle il vento dell'Asinara, il sapore di mirto e di mandorle amare, il graffio del fiordaliso spinoso. È soltanto il primo romanzo ma Anna Maria Falchi attinge a un sapere antico che condivide con un'intera generazione di narratori sardi. L'isola delle lepri è l'approdo di una vicenda umana sventuratamente conclusa: la disperata ricerca d'identità di una figlia della Sardegna moderna.

Nell'isola dell'isola, l'Asinara, babbo Antonello nasce "galeotto" ma di spirito indomito e libero. All'ombra di una pinnetta, la capannuccia di impronta nuragica che sorvegliava un tempo i recinti degli ovini, un mitologico pastore pregiudicato (un "gigante dall'acre odore di formaggio") lo attira in una rete di storie misteriose che un giorno sfociano in giochi proibiti. L'iniziazione del giovane uomo alle rudezze della vita prelude al trasferimento della sua famiglia sull'isola madre, nel Sinis terra di minatori e leggende.  

È l'inizio di un seminomadismo di faide, fatica, fantasmi. Uomini incarogniti da un lavoro imposto e dal rancore, le femmine in un cantuccio a sopportare, pregare e figliare. I figli... be' il racconto dei figli eccolo, in questo libro esatto nella forma e sostanza. Il linguaggio di Anna Maria Falchi, preciso e levigato come un masso erratico, addolcisce ma non stempera la violenza. Cioè l'elemento seminale di vite concepite come una sfida, una provocazione. Non edulcorate né teatralizzate, ecco a noi le tante cose che una figlia non avrebbe mai voluto sapere.

Dall'infanzia del babbo a quella della narratrice, la "cognizione del dolore" perde via via i connotati epici che avevano contraddistinto le scorribande giovanili di Antonello negli strapiombi dell'Asinara tra lepri falchi e lucertole, guardie, reclusi e asinelli albini. Vi subentra l'epica del quotidiano nei polverosi cortili del Campidano, immagine gaddiana di "incenerita giovinezza", di diversità percepita come follia. Sete di mondi immaginari e granai dove nascondersi a dimenticare gli atroci rancori, il puzzo di fumo, sudore e lacrime, il demonio che dormiva nella porta accanto.

Una zona oscura della coscienza. Un pessimismo senza scampo di fronte alla fuga di chi non si poteva riconoscere in quel modo di vivere. Una fuga che non cancella ma acuisce il senso di smarrimento per un'identità perduta. Quando la famiglia d'origine, divenuta come un fantasma avvolto nel sudario di un silenzio che allontana per sempre, torna con rinnovata prepotenza a richiedere il suo obolo di sensi di colpa e rimozioni indecenti, la narratrice si ritrova sola e vinta. E di fronte alla morte, cioè la "fase più semplice dell'esistenza", prova a ricostruire questa terribile vicenda che la zavorra al passato: il mondo dei vinti della Sardegna e quello della sua generazione.

Le pagine sulla Sardegna sono interludi di profumi e cose dimenticate ancora leggibili tra le macerie dell'antropizzazione. Il lago Omodeo accattivante e traditore, le case di trachite rossa e quelle mediorientali di Soadas, coi mattoni di paglia e fango, abitazioni costruite per resistere anche all'odio. Il richiamo del mare selvaggio sotto il magico promontorio di San Giovanni di Sinis, il set western di San Salvatore, le rovine fenicio-puniche di Tharros in faccia a un mare celeste. Ora sono luoghi per vecchi e nostalgici, intrisi di ricordi non sempre belli da ricordare. In attesa di nuovi violentatori dagli interessi privati.

L'isola delle lepri è la parabola di un modo di percepire il tempo, lo spazio e il destino. La testimonianza viva di uomini vicende e rapporti che al di fuori della sarditudine sembrano alieni. Eppure è vita. O forse soltanto buona letteratura: l'inquieto percorso di un'"orrida solitudine", quella solitudine che "parla silenziosamente di sé attraverso il vento".  

Anna Mari Falchi
L'isola delle lepri
Guanda
pp. 214, 15 euro

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Michele Lauro