Abraham Stoker, Dracula e tre racconti da non perdere
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Abraham Stoker, Dracula e tre racconti da non perdere

A 165 anni dalla nascita del tormentato scrittore irlandese il ricordo di una penna che ha parlato del vampiro per eccellenza. Ma anche di amore e passioni

Il suo nome fa rima con Dracula. Il personaggio che, raccontato nel più classico dei libri del terrore (Ed. Einaudi), ha fatto il giro del mondo, ha ispirato film, aneddoti, storie di resurrezione dei morti. E che ha tolto il sonno a molti.
Nasceva 165 anni fa Abraham Stoker, il padre irlandese di Dracula. Di lui si leggono aneddoti che raccontano di un’infanzia difficile (fino a 8 anni costretto a letto perché malato) e poi, quasi miracolato, di studi di letteratura, matematica, fisica al Trinity College di Dublino.

Poi l’incontro che gli ha cambiato la vita: al quotidiano The Evening Mail, dove lavora per un breve periodo, conosce l’attore Henry Irvig, che a suo volta lo avvicina a Sir Arthur Conan Doyle. Da qui la sua inclinazione verso la letteratura diventa molto più di una passione. Si trasforma in scrittura.

Nel 1890 incontra il professore ungherese Arminius Vambery che gli racconta la leggenda del principe rumeno Vlad Tepes Dracul, detto anche “impalatore”. Colui che diventerà il Conte Dracula raccontato per sette lunghi anni con un’analisi dettagliata e approfondita della cultura e della religione dei Balcani.

Ma dalla penna di Stoker non è uscito solo Dracula. Anzi. La grande notorietà di quest’opera ha fatto passare in secondo piano altri bellissimi racconti come La coppa di cristallo (Ed. Passigli), Il castello del re, e II costruttore d'ombre in cui si trovano apologie dell’Amore tra uomo e donna ma anche (anzi, soprattutto) tra madre e figlio, che raccontano storie di unioni e separazioni davvero intense, frutto (evidente) di un’anima tormentata.

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