Smart Working, con il Coronavirus da nicchia diventerà realtà
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Smart Working, con il Coronavirus da nicchia diventerà realtà

Molte aziende in questi giorni stanno invitando i loro dipendenti a lavorare da casa. Una scelta che fino a ieri era di pochi e per pochi ma che presto potrebbe esplodere

Con l'emergenza Coronavirus è esploso lo smart working. Per non bloccare il lavoro delle aziende del cuore industriale del paese, il governo ha emanato i decreti attuativi del 23 febbraio 2020 n. 6 (misure urgenti sul Coronavirus), dove si rendono immediate la possibilità di attivare, nelle zone di crisi, modalità di lavoro agile, senza passare per le trafile burocratiche della vecchia normativa. Una accelerazione così potente, che, come nelle famose teorie della Singularity, ci fa ritrovare improvvisamente in un mondo nuovo. Parcheggi aziendali con poche macchine, uffici semivuoti, eppure, come per miracolo, l'organizzazione continua a funzionare, a vendere, fatturare, fornire servizi. Dove sono finite le persone che fino a ieri si ritrovavano alla macchinetta del caffè, affollavano la mensa, occupavano tutte le scrivanie? Le ritroviamo ognuna nella propria abitazione, qualcuna nella sua casa di vacanza, con il proprio computer e telefono, a lavorare sulle stesse cose di prima, ma un po' spaesato per questa improvvisa mutazione, di cui aveva sentito parlare tante volte, qualche volta sognato, ma mai sperimentato.

Probabilmente, lunedì 24 febbraio 2020, sarà ricordato come il giorno dell'inizio della più grande esperienza di smart working di massa realizzata a livello internazionale.

Nei prossimi mesi sapremo se ciò che stiamo vivendo in questi giorni è solo l'inizio di una grave crisi sanitaria che durerà mesi con pesanti conseguenze su tutti i versanti della vita umana, o se siamo in presenza di una ondata emotiva che sta ingigantendo i rischi reali, ma sappiamo che il mondo del lavoro non sarà più quello di prima.

La possibilità di lavorare in nuove modalità, più flessibili, agili, esisteva anche prima, ma la forza dell'abitudine, la diffidenza alle nuove tecnologie in parte del mondo del lavoro, complessità burocratiche, avevano finora rallentato la sperimentazione di nuove modalità lavorative.

Sappiamo da sempre che i "lavoratori della conoscenza" free lance possono lavorare praticamente ovunque, non necessitano di attrezzature particolari se non computer, telefono e connessione internet, hanno un modo di lavorare flessibile e nomade perché partecipano contemporaneamente a progetti diversi di durata limitata, si spostano dalla propria casa ad uffici condivisi, in altri luoghi, magari più piacevoli.

Ma sappiamo anche che l'evoluzione del lavoro ha fatto sì che la maggior parte dei lavoratori delle aziende siano ormai "lavoratori della conoscenza", non legati ai vincoli della produzione industriale che invece permangono per i "blue collar", figure che stanno evolvendo verso la nuova figura del "blu tech collar", quando operano in contesti tecnologicamente evoluti, comunque vincolati alla presenza nel luogo di lavoro.

Come stiamo vedendo, il "lavoratore della conoscenza", può operare indifferentemente nel luogo di lavoro in modalità tradizionale o in modalità agile, senza i vincoli di spazio e di tempo tipici del lavoro tradizionale.

Finora il dibattito sullo smart working si è concentrato da una parte sul disciplinamento giuridico delle nuove modalità di lavoro e dall'altro sui vantaggi dovuti ad una migliore conciliazione vita-lavoro, flessibilità di orari, abbattimento dei costi individuali e sociali dei trasporti ed altri vantaggi.

Ma quando il fenomeno da esperienza minoritaria diventa di massa, si aprono tematiche inesplorate nella storia delle organizzazioni e nella concezione stessa del lavoro.

Ad esempio, quali nuove competenze sono richieste alle persone che si ritrovano improvvisamente a lavorare senza più il contatto fisico con i colleghi e i propri capi?

Quali nuove forme di leadership sono richieste nelle organizzazioni dove i propri collaboratori non sono più a contatto fisico con il proprio responsabile? Come si valuterà la qualità del lavoro e delle performance?

Come cambiamo le policy di sicurezza nelle modalità smart e di telelavoro, sia sul piano della sicurezza tradizionale per impedire infortuni e rischi per la propria salute sia sul piano del cybersecurity? Come si organizza la propria gestione del tempo?

Uno straordinario piano di formazione sulle nuove competenze dello smart worker è necessaria e sarà gestita prevalentemente in Digital Learning, con webinar, eLearning, APP di apprendimento e dovrà concentrarsi sulle nuove abilità da acquisire per lavorare con efficacia e soddisfazione delle persone e delle organizzazioni. I programmi che, ad esempio, ha messo a punto Skilla, società leader in Italia per la formazione a distanza, prevedono corsi online sulla gestione delle emozioni che entrano in gioco nei grandi cambiamenti personali ed organizzativi, come paura, incertezza, resilienza e proattività, corsi sulla sicurezza del proprio posto di lavoro da organizzare a casa e soprattutto corsi sulle nuove modalità di comunicare e relazionarsi nell'ecosistema aziendale attraverso le strumentazioni digitali, con la necessità di uno straordinario programma di sviluppo delle competenze digitale di tutta l'organizzazione.

Come negli scenari della Singularity, il nuovo mondo presenta rischi, ma anche grandi potenzialità di sviluppo umano.

Franco Amicucci, Sociologo, formatore, Fondatore SkillaSociologo, formatore, Fondatore Skilla

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Andrea Soglio