Whit Stillman: Denver? Menti disturbate che fraintendono il cinema
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Whit Stillman: Denver? Menti disturbate che fraintendono il cinema

Intervista al regista di Ragazze allo sbando: dai giovani di oggi alle star di Hollywood fino ai prossimi progetti. E quell'autografo di Mario Monicelli...

Il cinema può avere effetti collaterali. Nel caso delle commedie firmate Whit Stillman si tratta quasi sempre di una risata, dato che il regista di Ragazze allo sbando (in questi giorni nelle sale) è uno sfegatato fan delle “commedie stupide alla Animal House”. Ma il cinema può avere anche altri effetti collaterali, decisamente più preoccupanti: “Può risultare destabilizzante, essere frainteso e male interpretato da menti giovani e già disturbate”.

Com’è successo per la strage di Denver...

Già, è molto triste. Non mi risulta nessun orribile incidente del genere accaduto prima della terribile sparatoria nell’Università del Texas del '66. È un fenomeno moderno perverso e strano, non solo americano ma anche europeo, basti pensare a cosa è accaduto in Norvegia. Non voglio parlare di una moda, ma di qualcosa che ha strettamente a che fare con la modernità ed è incredibilmente fastidioso e scoraggiante.

ll suo film racconta i giovani di oggi. Lei che idea si è fatto di loro?

Sono confusi, difficilmente sanno chi sono, altrettanto difficilmente sanno chi hanno di fronte.

Si è ispirato ad altri teen movies, come Mean Girls?

No, anche se lessi quella sceneggiatura e la trovai molto interessante. Come scrittore le ispirazioni mi vengono piuttosto da Salinger, Fitzgerald e Austen, meno da altri  copioni.

Da dove viene il tocco umoristico di cui sono intrise le sue pellicole?

In questo caso mi divertiva giocare sulla tradizionale figura del dandy, da una parte carica di fascino come ci ha insegnato Oscar Wilde, dall’altra con una bella dose di stupidità. Ed è su quella che mi sono concentrato per realizzare il film: a tredici anni da The Last Days of Disco sono tornato a fare un film per amore della leggerezza. Cerco sempre il tono del mio film preferito, The Gay Divorcee con Fred Astaire, per intenderci.

Ragazze allo sbando chiuse la scorsa Mostra del cinema di Venezia: che ricordo conserva?

Quello di un’esperienza meravigliosa, un festival prestigioso che abbiamo avuto l'onore e la fortuna di chiudere: a fine festival la gente poteva rischiare di essere stanca di tanti film intensi e seri e secondo me abbiamo ricevuto tante critiche positive perchè abbiamo fatto ridere di gusto! E poi... ricordo il nostro Adam Brody letteralmente assalito da un’orda di fan.

A proposito, chi sono le prossime star di Hollywood secondo lei?

Adam Brody di sicuro, ha un talento e un’anima straordinari. Tra le ragazze, oltre all'incredibile protagonista Greta Gerwig, mi ha impressionato molto Emma Roberts. L’ho conosciuta ai casting, non è nel film ma è comunque molto brava e adorabile.

Il suo prossimo progetto?

Sto preparando un nuovo film che vorrei tenere segreto, poi ce ne è uno che tento di realizzare da circa 10 anni, si chiama In the mood of angels, ambientato in Giamaica, anche questo comico e un po' stupido. E spero sempre di poter fare un film in Italia, dopo tanti anni a Madrid e Parigi. Roma potrebbe essere la prossima tappa. Anche perché io amo il vostro cinema: il primo film che mi fecero vedere i miei genitori è Divorzio all’italiana, e il mio preferito resta I Soliti Ignoti. Pensi che quello di Mario Monicelli è l'unico autografo che ho richiesto nella mia vita.

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Claudia Catalli