The Woman Who Left
Hazel Orencio

Venezia, il cinema italiano questo sconosciuto

Al Lido continua a mancare un progetto articolato di difesa, qualificazione e promozione della nostra cinematografia. Nonostante il contributo statale

Ha vinto un film flippino in bianco e nero (Ang Babaeng Humayo di Lav Diaz) lungo quasi quattro ore. E non è una novità viste le tendenze degli ultimi decenni.

Zero titoli al cinema italiano. Neppure questa è una novità. L’ha spuntata solo tre anni fa un documentario, Sacro GRA, seguendo le vie preferenzial-minimaliste delle scelte recenti della Mostra.

Che ha, in verità, il braccino corto o la visione parziale quando affronta le selezioni della nostra cinematografia.

Senza ragionare in prospettiva, senza un progetto promozionale articolato, una volontà d’agire in difesa, a presidio e a sostegno del cinema italiano: che non solo è frutto di opera d’ingegno ma anche di onere e applicazione industriali, spesso confortati da contributi ministeriali accanto allo sforzo produttivo e distributivo della stessa Rai o di sempre più  coraggiosi investitori privati. E invece. Pare quasi che si voglia agire a dispetto. Collocando autori e film in posizione periferica, componendo  giurie poco propense a valutare con attenzione le proposte di una cinematografia ospitante, contribuendo a dare, anche a parole, un’immagine un po’ fasulla di crisi o, peggio, di sfacelo.

Esattamente il contrario di quel che succede a Cannes, dove non si vergognano di essere nazionalisti e protezionisti, facendo volare il loro cinema anche al boxoffice.  E sì che la Mostra del Lido costa allo Stato 7,5 milioni di quei 12,8 milioni che fanno il budget complessivo.

Certo molto meno di quanto costano Cannes e Berlino. Ma senza che qualcuno si preoccupi di trasformare, almeno parzialmente,  quelle cifre d’impegno pubblico in minima utilità di forma e di sostanza per la nostra cinematografia. È un caso se dal 1959 al ’66, prima dell’interruzione sciagurata, il cinema italiano abbia vinto sette volte il Leone e il periodo coincidesse anche con le sue migliori fortune commerciali?

Oggi è solo un problema di qualità o c’è dell’altro?

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Claudio Trionfera

Giornalista, critico cinematografico, operatore culturale, autore di libri e saggi sul cinema, è stato responsabile di comunicazione per Medusa Film e per la Mostra del cinema di Venezia

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