Parkland a Venezia: le vite stravolte dall'omicidio di John F. Kennedy
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Parkland a Venezia: le vite stravolte dall'omicidio di John F. Kennedy

Peter Landesman ricostruisce i concitati momenti successivi all'assassinio del presidente, in un film corale sulle persone che per prime hanno dovuto soccorrere e valutare. Il 22 novembre sarà trasmesso da Rai 3

Il 22 novembre saranno trascorsi cinquant'anni dall'assassinio di John F. Kennedy, evento che scosse l'America e segnò tanti animi. All'approssimarsi di questa ricorrenza un nuovo film ripercorre quel giorno maledetto, Parkland di Peter Landesman, che ha debuttato alla Mostra del cinema di Venezia con una tiepida accoglienza da parte della stampa. 

Con la camera lasciata libera di muoversi nella concitazione di quei momenti drammatici, dietro ai volti inquieti dei protagonisti, il regista americano esordiente - già noto come giornalista - ricostruisce i tre giorni successivi all'omicidio. Ecco Jim Carrico (Zac Efron), il dottore specializzando del Parkland Memorial Hospital che si è visto arrivare il corpo insanguinato di Kennedy, ecco la sua assistente (Marcia Gay Harden), l'agente dei servizi segreti Roy Kellerman (Tom Welling, presente al Lido) incaricato di proteggere il presidente, l'agente dell'FBI James Hosty (Ron Livingston) che già aveva avuto a che fare con l'omicida e Abraham Zapruder (Paul Giamatti), l'uomo che casualmente con una 8 millimetri riprese il corteo presidenziale a Elm Street e quindi il colpo che dilaniò il capo di JFK.

Parkland riproduce più volte quello stesso filmato originale.

In questa opera corale, c'è anche Lee Harvey Oswald (Jeremy Strong), l'uomo accusato dell'omicidio che morirà per un colpo di pistola vendicatore anche lui al Parkland Memorial Hospital. E ci sono soprattutto suo fratello (James Badge Dale) e sua madre (Jacki Weaver) e il loro punto di vista. Persone a cui quel giorno disperato stravolgerà la vita.

"Per cinquant'anni l'omicidio di Kennedy è stato fonte di speculazioni", dice Landesman. "Ora vedrete quella storia come non l'avete mai vista, nei panni di questi individui che hanno dovuto valutare il momento e dare le prime risposte".

Girata con stile naturalistico, l'esplorazione di questi personaggi sembra però poco convinta e raramente avvincente. Il coinvolgilmento emotivo è al limite della sufficienza, e per una pellicola bagnata di sangue del presidente è davvero poco.

"Durante la lavorazione del film Parkland per noi è diventato uno stato mentale, una conclusione spirituale: il luogo dove la gente va a morire", spiega il regista. "Per questo il film si chiama così".

Parkland arriverà presto nelle case degli italiani: Rai 3 lo proporrà il 22 novembre in uno speciale sul cinquantenario dell'assassinio di JFK.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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