"Child of God" di James Franco a Venezia: soli fino alla follia
Lifestyle

"Child of God" di James Franco a Venezia: soli fino alla follia

L'attore è al Lido in veste di regista. Con una storia dura che tocca anche la necrofilia

È una storia forte e selvaggia, seppur non emozioni profondamente e abbia raccolto applausi poco entusiasti tra la critica. Child of God è il film con cui James Franco si presenta come regista in corsa al Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia. Splendente e fresco come il sole che illumina in questi giorni giorni il Lido, il divo hollywoodiano è ormai un affezionato del festival lagunare, dov'è presente anche sotto la sezione Orizzonti come attore di Palo Alto di Gia Coppola, basato proprio su un suo racconto. L'anno scorso aveva sfilato sul red carpet come protagonista di Spring Breakers - Una vacanza da sballo di Harmony Korine.

Basato sull'omonimo romanzo di Cormac McCarthy, scrittore che ha ispirato anche le pellicole Non è un paese per vecchi e The Road, Child of God racconta la storia di Lester Ballard, "un figlio di Dio, molto simile a te forse", un disadattato, ferito dalla vita, che si ritira dalla società rifugiandosi sui boschi, in compagnia solo del suo fucile. Privo di legami affettivi, ciondola per i monti avvicinandosi nei modi sempre più a un cavernicolo goffo e sprofondando nella degenerazione. Il punto di vista è sempre quello di Lester, interpretato da uno Scott Haze che non ha paura di toccare il fondo dell'umanità e gli estremi della recitazione, tra primi piani di defecazioni e fontane di muco a cader sulla barba incolta. I deboli di stomaco sappiano che si spingerà fino alla necrofilia e che la camera di Franco consegna momenti davvero truci, pur non compiacendosi di particolari troppo disgustosi o violenti. Super James (che nel 2013 ha diretto anche As I Lay Dying ed è stato interprete de Il grande e potente Oz e Facciamola finita) ha una regia equilibrata e pulita, ma forse un po' troppo didascalica.

"Non si tratta di un thriller o di un film dell'orrore, ma di uno studio su un personaggio", dice Franco. "Penso che l'isolamento sia un argomento che compare in molti film che ho fatto, non consapevolmente".

Per prepararsi alla parte Haze si è isolato per tre mesi in Tennessee, dov'è ambientato il film. "Scott ha fatto una performance incredibile", continua Franco, "potevo scegliere attori più famosi di lui ma sapevo che lui era perfetto".

Il personaggio di Lester Ballard, scuro e torbido ma anche capace di muovere a compassione, è influenzato da Ed Gein, serial killer statunitense che ha già ispirato Psycho e Il silenzio degli innocenti.

"Non volevo mostrare repulsione verso questo personaggio, anche se non c'è stato il tentativo di renderlo simpatico", dichiara il regista, che è presente anche come attore in una piccolissima parte. "Taxi driver è il tipo di film che è stato per me un modello: una storia dove c'è un pazzo che però ha una certa attrattiva".

"Child of God fa vedere che Lester era un isolato:" interviene Haze, "non è un maniaco, ma forse in una situazione del genere chiunque potrebbe arrivare a degenerazioni simili".

I più letti

avatar-icon

Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

Read More