"Un uomo per bene", la recensione del film su Heinrich Himmler
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"Un uomo per bene", la recensione del film su Heinrich Himmler

La vita privata del capo delle SS nel docufilm di Vanessa Lapa

In occasione della Giornata della memoria, arriva sugli schermi, soltanto per due giorni, il pluripremiato L'uomo per bene, un film realizzato da Vanessa Lapa sulle lettere private di Heinrich Himmler. Una storia nella storia che racconta il bambino, il ragazzo e poi l'uomo responsabile della soluzione finale.

Il docufilm procede in maniera cronologica: si racconta di un bambino di nome Heinrich che gioca alla guerra e schiera soldatini appassionato di combattimenti immaginari, poi di un ragazzo che sogna la guerra, fino ad auspicarne una seconda, dopo la prima cui non ha potuto partecipare per la sua giovanissima età. Finché i fatti prendono un'accelerazione: Himmler si arruola nel terzo Reich, diviene capo delle SS, poi commissario di polizia e infine ministro degli interni.

Tutto questo si vede nel film, ma le parole che si ascoltano sono quelle di un uomo che scrive alla moglie parole affettuose per lei e la bambina, che si fa portatore dei valori della tradizione e della rettitudine e di un comportamento "per bene" da trasmettere ai figli: la banalità del male prende forma fotogramma dopo fotogramma.

Ad accentuare questo scollamento tra l'apparente normalità e la crudeltà, Vanessa Lapa crea una sorta di fuori-sincrono tra immagini e parole. Un elemento di narrazione e di montaggio profondamente disturbante per lo spettatore, che vede attraverso i filmati dell'epoca, le azioni terribili di un uomo che parla con dolcezza, si preoccupa della bambina e di rassicurare la moglie.

"Malgrado tutto il lavoro, sto bene e dormo bene" scrive Himmler a Margareta, la moglie, mentre i treni della morte scaricano prigionieri davanti ai campi di concentramento da lui ideati. 

"Sii sempre una persona per bene, coraggiosa e gentile", scrive alla figlia dodicenne.

La quale poi racconta sul suo diario la visita al campo di concentramento di Dachau: una gita di famiglia. "Abbiamo visitato tutto. L'orto, il mulino, le api. Poi abbiamo visto i libri, dal 16° secolo ad oggi e i quadri dipinti dai prigionieri: bellissimi. Abbiamo mangiato un sacco, poi a tutti è stato dato un regalo, è stato molto bello. Una grande impresa".

E poi. E poi c'è quel diario dedicato alla crescita della figlia, così meticoloso da sembrare una cartella clinica anche quando narra dei sentimenti e la mania di numerare le lettere che si scambia con la moglie, quasi fossero circolari ministeriali. E la sua visione del mondo, l'enunciazione dei suoi ideali. Ecco, questi sono forse gli unici elementi che possono dirsi coerenti con il materiale visivo. Il resto procede per distonia. Fino a quando dal bianco e nero si passa al colore per mostrare i cadaveri ammassati nei campi di concentramento. E l'incubo assume tutti i connotati della realtà. Terribile, come le parole di Himmler che accompagnano i volti e i corpi dei sopravvissuti: "questi generali tedeschi erano uomini per bene".

Il  lavoro della regista e giornalista Vanessa Lapa, basato su filmati rari e spesso mai visti prima, tratti da 151 fonti di 53 archivi diversi, rimasterizzati e montati sulle parole delle lettere private di Himmler è perfetto: un documento indispensabile.

Le lettere di Himmler furono scoperte nel 1945 quando l'armata americana ne occupò la casa a Gmund e ora sono pubblicate nel libro Heinrich Himmler, il diario segreto. Attraverso le lettere alla moglie 1927 - 1945 edito da Newton Compton (Traduzione dal francese di Federico Cenciotti, Euro 9,90).

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L'uomo per bene è stato premiato alla Berlinale scorsa, a Madrid, Varsavia, Gerusalemme, a Telluride, Rio de Janeiro e in altri film festival dedicati ai documentari.

Nelle sale del circuito Nexodigital il 27 e 28 gennaio.


Il diario di Heinrich e Margareta Himmler dedicato alla figlia Gudrun

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Micol De Pas