The legend of Tarzan
Warner Bros.

The legend of Tarzan: Alexander Skarsgård, muscoli e tormenti. 5 cose da sapere

Nel film di David Yates il re della giungla è un uomo moderno in un Congo martoriato. Tra fantasia, Storia e coscienza sociale

Tra la Londra di fine Ottocento e il Congo martoriato dalla dominazione di Leopoldo II del Belgio, si muove la 49sima rivisitazione del mito di Tarzan, The legend of Tarzan, dal 14 luglio al cinema. 

Il britannico David Yates, già regista dei quattro capitoli finali della saga di Harry Potter, orchestra un film che è un mix di action avventuroso, epica da supereroe, dramma storico e storia romantica. Si appoggia ai muscoli lievitati di Alexander Skarsgård e al carisma giocoso di Samuel L. Jackson. Ma non bastano per dar vita a un racconto appassionato e appassionante, che lasci una vivida eredità emotiva appena alzatisi dalla potroncina.

Ecco 5 cose da sapere su The legend of Tarzan:

1) Tra Storia e l'eredità di Burroughs

La sceneggiatura del film è un racconto originale di Craig Brewer e Adam Cozad, che si basa su alcuni personaggi e ambientazioni dei racconti classici di Edgar Rice Burroughs: Tarzan e Jane, primi fra tutti, e la giungla. Tarzan, però, è il nome del passato: l'uomo cresciuto tra le scimmie è stato lontano da quel mondo per almeno un decennio e ora si chiama John Clayton III (Alexander Skarsgård). Attorno a questi elementi di fantasia ben noti, c'è la Storia vera, la brutale occupazione del Congo da parte di re Leopoldo II del Belgio a fine XIX secolo. Entrano in scena due figure veramente esistite: George Washington Williams (interpretato da Samuel L. Jackson), coraggioso ex soldato afro-americano che denunciò lo strazio della popolazione congolese, e il principale antagonista, Léon Rom (Christoph Waltz), soldato belga che ebbe un ruolo di primo piano nella gestione dello Stato Libero del Congo. Racconti di missionari bianchi dell'epoca, dicono che Rom avesse decorato le aiuole della sua dimora alle Cascate Boyoma con le teste mozzate di 21 congolesi.

2) I flashback più affascinanti del presente

Tarzan diventa un salvatore con coscienza sociale, che ripara le ferite di un Congo umiliato e maltrattato. La regia di Yates, però, pizzica in continuazione di qua e di là, su più fronti e registri narrativi, senza centrare mai il cuore e trovare il giusto equilibrio. Sono frequenti i flashback che ci riportano alla leggenda di Tarzan, alle sue origini in mezzo alla giungla, all'amorevole salvataggio da parte della scimmia che gli ha fatto da madre, al primo incontro con Jane (Margot Robbie)... E i flashback non sono per niente fastidiosi, anzi, sono la parte più coivolgente. Vorremmo restare aggrappati a quei rapporti uomo-scimmie più a lungo, vedere ancora una volta le avventure di Tarzan che già conosciamo... E invece poi torna il presente della narrazione, che dovrebbe saper di "nuovo" e invece è prevedibile, dall'andamento scontato e dal ritmo poco pungente. Anche qui, sono le interazioni di John/Tarzan con gli animali le più interessanti: il tenero strofinarsi con il grosso felino ritrovato, la sfida con il fratello mangano... Il fascino del Tarzan vecchio stile è assai più potente di quello moderno e politicamente impegnato.

3) Alexander Skarsgård, muscoli e tormento

Alexander Skarsgård è celebre per il ruolo del vampiro Eric Northman nella serie tv True Blood. Interprete sensibile, al cinema è stato notevole come "padre aggiunto" nell'adorabile film indipendente Quel che sapeva Maisie. Per essere Tarzan l'attore svedese si è messo addosso un impressionante fascio di muscoli che lo rende al primo impatto quasi irriconoscibile. Si è sottoposto a un regime di allenamento fisico molto intenso, assieme al trainer Magnus Lydgback, accompagnato da una dieta da 7.000 calorie al giorno
Quando vediamo Tarzan volteggiare da una liana all'altra, con levità ammirevole, sfidando le leggi della gravità, non è però Skarsgård a danzare nel vuoto: meri effetti CG. Per quelle riprese è stato creato un personaggio totalmente in computer grafica, col volto di Skarsgård.
Il suo Tarzan è un eroe gentile e tormentato, virile e nobile, diviso tra la sua natura più selvaggia e oscura e il suo nuovo io. Skarsgård lascia vibrare un'inquietudine serafica che funziona.

4) Io Tarzan, tu Jane, ovvero Margot Robbie

La sceneggiatura punta molto sull'amore viscerale e complesso tra Tarzan e Jane, interpretata dalla bellissima australiana Margot Robbie. "Un uomo comune fa l'impossibile per salvare la donna che ama. Mio marito non è un uomo comune", dice Jane, rapita da Léon e in catene.
La sua Jane non è la classica donzella in difficoltà, se la sa cavare non male, ma al solito è la donna presa come esca per far muovere il suo uomo a salvarla. 
Robbie, a differenza di Skarsgård che punta alla sottrazione, gioca su espressività troppo accese, sorrisi accentuati, vitalità dirompente. 
A dare un tocco di leggerezza a The legend of Tarzan c'è Samuel L. Jackson: il suo personaggio c'entra ben poco al fianco di Tarzan; sembra comunque investito del compito di portare qualche spruzzata comica.
E il cattivo di turno, tagliente e mefistofelico? Certo, ancora lui, Christoph Waltz. L'attore austriaco è un pezzo da novanta, ma si sta cucendo addosso troppo spesso gli stessi abiti.

5) Computer grafica: non è la Disney

Ad eccezione di sei settimane di riprese di paesaggi in Gabon, senza cast, gli esterni di The legend of Tarzan sono stati girati in vari luoghi del Regno Unito. Nel film non è stato usato alcun animale vero, tutti - dagli scimmioni ai leoni agli elefanti -, sono stati ricreati in computer grafica, che è sufficientemente credibile ma non seduce. È ben lontana dalla meraviglia appena vista ne Il libro della giungla della Disney.

The legend of Tarzan, immagini del film

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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