Riccardo Scamarcio: "Passo alla produzione, e ne sono fiero"
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Riccardo Scamarcio: "Passo alla produzione, e ne sono fiero"

Così l'attore, protagonista del film Cosimo e Nicole dal 29 novembre in sala, e produttore di L'uomo doppio: "Vado a caccia di nuovi talenti e nuovi modi di fare cinema"

Ex idolo delle teenager, oggi è un attore molto richiesto in Italia e Oltralpe, nonché un produttore attento a "i nuovi talenti e le nuove contaminazioni dei linguaggi cinematografici". A trentatrè anni Riccardo Scamarcio ha le idee chiare: "Non penso alla regia, mi basta recitare e produrre”. Nel caso specifico, è protagonista con la sensuale Clara Ponsot del coinvolgente Cosimo e Nicole di Francesco Amato, dal 29 novembre nelle sale, e ha prodotto L’uomo doppio di Cosimo Terlizzi con la Buena Onda, fondata insieme alla compagna Valeria Golino. Un autoritratto per immagini, attraversato da spunti di riflessione artistica sull’ego, appena presentato al Festival di Torino.

Partiamo da Cosimo e Nicole, un film che racconta una storia d’amore nata in pieno G8.
"Mi piaceva proprio il fatto che fosse una storia romantica e insieme un film che descrivesse sullo sfondo una situazione sociale abbastanza inquietante, tra precari e morti bianche. Ogni personaggio è tridimensionale, sfaccettato. Il mio Cosimo è un bravo figlio, ma anche un ragazzo che si ritrova a fare i conti con le problematiche di questo Paese. E sul G8: qui lo si racconta solo come spunto per mostrare che quei ragazzi lì condividevano un profondo senso di giustizia. Il film parte da questo per raccontare l’incontro meraviglioso di due giovani che scappando da quella situazione delirante si innamoranoW.

E che a un tratto si trovano a scegliere se soccorrere un migrante ferito in un incidente sul lavoro, oppure no. Fuori dalla finzione, lei che avrebbe fatto al posto di Cosimo?
"Nel mestiere d’attore si misura tutta la distinzione tra dicibile e indicibile. Vorrei pensare che avrei evitato un gesto di vigliaccheria, ma bisogna trovarsi nella situazione per poterne parlare".

Perché ha scelto di produrre proprio un’opera di Terlizzi?
"Mi affascinava l’indagine sull’identità e la contaminazione di diversi e nuovi modi per raccontare la realtà. È un documentario che ha anche qualità intrattenitive, lo trovavo emozionante e con un impatto sensoriale forte. Ripeto, la questione dell’identità mi sembra centrale, è un lavoro che sentivo molto vicino ai momenti più difficili che ho vissuto e vivo da attore".

Che tipo di circolazione prevede per questo film?
"Contempliamo la sala, visto che c’è già l’interesse di distributori internazionali mi auguro che se ne interessino anche in Italia. Il film è coinvolgente, mi fa ben sperare per un circuito non solo underground".

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Claudia Catalli