Oscar 2013, l'Italia punta su Cesare deve morire. Ma non era meglio Reality?
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Oscar 2013, l'Italia punta su Cesare deve morire. Ma non era meglio Reality?

Il film dei fratelli Taviani è stato selezionato per la corsa agli Academy Awards. Il dubbio è che l'opera di Matteo Garrone possa avere un linguaggio più universale e più da statuetta

Spetta alle ottuagenarie spalle del duo Taviani portare il peso di un'Italia dimessa e da tempo trascurata dagli Oscar. Cesare deve morire è stato scelto dalla Commissione di Selezione istituita presso l'Anica per rappresentare il nostro cinema all'edizione 2013 degli Academy Awards. Il film dei fratelli toscani, già vincitore dell'Orso d'oro al Festival di Berlino, dovrà prima riuscire a entrare nella cinquina finale per poter ambire alla vittoria come Miglior film straniero: è dal 2006, da La bestia nel cuore di Cristina Comencini, che un italiano non entra nella top five e dal 1999, dal successo de La vita è bella di Benigni, che non vince un Oscar.

Se è abbastanza scontato che Cesare deve morire abbia avuto la meglio su altri candidati della "lista dei dieci " quale Il cuore grande delle ragazze di Pupi Avati, È stato il figlio di Daniele Ciprì, Posti in piedi in Paradiso di Carlo Verdone, Magnifica presenza di Ferzan Ozpetek e, diciamocelo, Bella addormentata di Marco Bellocchio, sarebbe stata invece una sorpresa non poi così scontata che piccoli outsider meno quotati ma validi avessero beffato i due maestri veterani. Diaz di Daniele Vicari, Gli equilibristi di Ivano De Matteo, La-Bas, educazione criminale di Guido Lombardi, sono lavori inaspettatamente (perché provenienti da registi meno noti) positivi e, soprattutto gli ultimi due, ben accolti anche dalla stampa internazionale.

Gli equilibristi, presentato nella sezione Orizzonti della recente Mostra di Venezia , era stato definito dal magazine d'intrattenimento hollywoodiano Variety "un dramma ben realizzato e meravigliosamente scritto", con una tematica - italiana e non solo - quale la difficoltà a sopravvivere con un reddito regolare che "fa ben sperare per il potenziale internazionale del film". Sempre Variety di La-Bas, educazione criminale, vincitore del Leone d'Argento nella Settimana della critica di Venezia 2011, aveva scritto: "Finalmente uno sguardo fresco ai problemi dell'immigrazione clandestina in Italia", "ha qualche difetto da debutto ma anche sincerità e onestà di mille miglia superiore a prodotti connazionali di budget di gran lunga maggiori".

Assolutamente meno scontata è invece l'"eliminazione" di Reality di Matteo Garrone, che avrei visto bene come rappresentante tricolore. Tanto più che anche il regista che ama ambientare i suoi film a Napoli aveva avuto positivi riscontri internazionali - così come i Taviani - vincendo il Grand Prix della Giuria all'ultimo Festival di Cannes. Reality probabilmente non è il capolavoro che ci si poteva aspettare dal talentuoso Garrone, ma rispetto a Cesare deve morire ha una capacità di essere compreso e di comunicare più universale, con potenzialità per intrigare i palati più esigenti come quelli più "popolani". Il quasi documentario nel carcere di Rebibbia, coi detenuti - alcuni dei quali segnati dalla "fine pena mai" - che rappresentano il Giulio Cesare di William Shakespeare, è invece più un film per intellettuali. Anche loro, certo, votano agli Oscar, come lo hanno fatto al festival tedesco. Si vedrà.

A Variety Reality in realtà non è piaciuto: "Il grande regista Matteo Garrone che ha dimostrato il suo talento realistico in Gomorra, non è mai stato così noioso come in Reality", "la dipendenza da reality-tv è una tematica ormai troppo stagionata per la satira". Ma l'esame di Variety non lo supera appieno neanche Cesare deve morire, di cui si evidenzia il suo essere troppo di nicchia: "I venerabili Paolo e Vittorio Taviani hanno preso la logora idea del teatro in carcere e l'hanno modellata in un seducente ma solo superficialmente stimolante semi-documentario", "intrigante curiosità potrebbe scaturire dalla vita in cella ma solamente nei cinema d'essai".

Intanto i Taviani, 163 anni in due, ricevendo la notizia mentre stavano prendendo l'aereo per gli Usa dove parteciperanno in concorso al Festival di New York, hanno commentando la loro selezione: ''Siamo felici ed è solo l'inizio di un bel viaggio. C'è tanta strada da fare. I film che concorrevano erano film di autori importanti per il cinema italiano e non solo italiano".

Cesare deve morire dovrà sfidare questi film del solo cinema europeo: dall'Austria Amour di Michael Haneke (Palma d'oro a Cannes 2012 e tra i più probabili finalisti); dal Belgio A perdre la raison di Joachim Lafosse; Bosnia-Herzegovina, Children of Sarajevo di Aida Begic; Danimarca, A Royal Affair di Nikolaj Arcel; dalla Francia Quasi amici di Olivier Nakache ed Eric Toledano (altro fortissimo cavallo in gara); dalla Germania, Barbara di Christian Petzold (Orso d'argento a Berlino 2012); Norvegia, Kon-Tiki di Espen Sandberg e Joachim Rnning; dalla Polonia 80 Million di Waldemar Krzystek; dal Portogallo Sangue do meu Sangue di Joo Canijo; dalla Romania, Beyond the Hills di Cristian Mungiu, (premi per la sceneggiatura di Mungiu e le due attrici principali, Cosmina Stratan e Cristina Flutur, a Cannes 2012); dalla Svezia The Hypnotist  di Lasse Hallstroem; dalla Svizzera Sister di Ursula Meier, piccola perla.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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