La foresta dei sogni
Lucky Red

La foresta dei sogni e un Gus Van Sant troppo mistico: 5 cose da sapere

Tra thriller soprannaturale e dramma romantico, una riflessione su suicidio e disperazione che latita di profondità e fascino

Una foresta a perdita di vista a cui persone di ogni parte del mondo consegnano la propria vita. E poi Gus Van Sant, regista con un passato indie amato dai cinefili, e l'intrigante accoppiata di attori Matthew McConaughey e Ken Watanabe, il cowboy texano da Oscar e la stella giapponese di Memorie di una geisha.
La foresta dei sogni, dal 28 aprile al cinema con Lucky Red, ha premesse di assoluto fascino, che Van Sant dissipa e la sceneggiatura di Chris Sparling affossa.

Ora somigliando a un thriller soprannaturale, ora sfumandosi di dramma romantico, La foresta dei sogni si perde tra i monologhi che dovrebbero strappar lacrime di McConaughey e rimandi mistici che sul finale contagiano tutto con effetto retroattivo.

Ecco 5 cose da sapere su La foresta dei sogni:

1) La foresta dei suicidi

Alla base de La foresta dei sogni (titolo originale The Sea of Trees) ci sono un'ambientazione e delle statistiche assolutamente veri: la fitta foresta giapponese di Aokigahara, conosciuta anche come “Mare di alberi”, situata alle pendici del Monte Fuji, è tristemente nota per essere teatro di numerosi suicidi. Dagli anni Cinquanta ad oggi si conta una media di 30 suicidi all'anno. Negli ultimi tempi si è arrivati addirittura a circa 100 suicidi all'anno. Lo sceneggiatore Chris Sparling, che ha scritto anche Buried - Sepolto, si è imbattuto in questo luogo misterioso facendo delle ricerche su Google, proprio come il protagonista del film. 
Nella foresta sono stati anche affissi cartelli in giapponese e in inglese che invitano a riconsiderare le proprie intenzioni. I funzionari della foresta hanno istituito una speciale ronda per la rimozione dei cadaveri: l'impiccagione e l'abuso di farmaci sono i mezzi più ricorrenti per togliersi la vita. Van Sant e la troupe si sono avventurati nella stessa Aokigahara, per girare all'ombra del Monte Fuji, nella prefettura di Yamanashi. 

2) Matthew McConaughey a nervi tesi

Con gli occhiali e la barba non fatta da qualche giorno, Matthew McConaughey compare in scena con una poco riconoscibile aria da bravo ragazzo, dimesso e disperato. Nei panni di Arthur Brennan lo vediamo comprare un biglietto di sola andata per il Giappone. Quando entra nella foresta di Aokigahara, munito solo di un barattolo di farmaci e una bottiglietta d'acqua, i suoi intenti sono più che chiari. Proprio quando sta per portare a compimento i suoi propositi, ecco che compare un giapponese barcollante, Takumi Nakamura (Watanabe), con chiazze di sangue addosso e i polsi tagliati. È confuso e caotico, sembra voler tornare sui suoi passi. L'improbabile duo, inizialmente mosso dallo stesso anelito di morte, combatterà invece fianco a fianco per ritrovar la via d'uscita dalla foresta e riabbracciare la vita.
In questo balletto di sfide da superare (freddo, pioggia torrenziale, addirittura fiumi di fango), i due si racconteranno vicendevolmente. Per la storia di Watanabe basteranno poche discutibili parole, per McConaughey la gran parte di quasi due ore di film. L'attore premio Oscar per Dallas Buyers Club si inoltra in reiterati e lunghi monologhi dal fievole mordente. McConaughey si sforza di tirare ogni nervo e tendine, in continua tensione, ma il suo dolore rimane distante. È più facile provare empatia per gli intrighi di fronde e rami che per la sua faccia scavata e compita. 
"Ultimamente ho cominciato a scegliere ruoli che mi spaventano, e questo certamente mi spaventava", ha detto McConaughey. "La foresta dei sogni ha rappresentato per me una scelta interiore e istintiva. Avevo appena finito di girare Interstellar, che era una cosa tipo: 'facciamo un viaggio lontano, là fuori', e questo era invece: 'partiamo per un profondo viaggio interiore'. All'epoca avevo appena concluso un giro promozionale per Dallas Buyers Club e sentivo il bisogno di una lunga e solitaria passeggiata nei boschi, in silenzio. Sentivo il bisogno di meditare ... di un po' di introspezione". 

3) Flashback reiterati e prolissi

La storia di Arthur/McConaughey è rivelata a mo' di puzzle, in un flashback tortuoso dopo l'altro in cui facciamo la conoscenza di sua moglie Joan, una Naomi Watts algida e sprezzante. Il loro menage evita il cliché della perfetta e amabile coppia americana, ma la sceneggiatura si aggomitola su di sé, prolissa e stucchevole. Il colpo di scena che chiude il loro tormentato matrimonio più che una mossa geniale sa di spada di Damocle, un guizzo di reni superfluo e tutt'altro che imprevedibile.

4) Misticismo anti-scientifico

Arthur è uno scienziato professionista. Takumi lo spinge verso una spiritualità che non gli è propria. Per lui la foresta di Aokigahara è un luogo abitato dagli spiriti, un purgatorio in cui le anime cercano di passare dall'altra parte. Ecco così che La foresta dei sogni sviluppa man mano una labile tesi anti-scientifica e anti-razionale. Si riempie però le mani di un vago misticismo che non parla all'anima, né stimola la poesia o la ricerca interiore. La svolta finale di Van Sant è più goffa e avventurosa che non toccante e pregnante.
Al Festival di Cannes 2015 il film del povero Gus è stato non a caso salutato dai fischi. Assolutamente inclementi, ma comprensibili. 

5) La cultura giapponese e il suicidio

Il tentato suicidio di Takumi è gestito in esili battute. La causa scatenante è la perdita del lavoro. Quando Arthur si sorprende che ci si possa toglier la vita per tanto poco, Takumi mormora: "Tu non capisci la mia cultura". Una cosa è certa: vedendo La foresta dei sogni non si capirà molto di più sulla cultura giapponese né tanto meno sul significato del suicidio nel mondo orientale.
Tematiche tanto dolorose, insidiose e importanti come la disperazione e il suicidio vengono svolte con una superficialità e una mancanza di fascino che non sono certo proprie del Van Sant migliore. Gus, Belli e dannati, Will Hunting - Genio ribelle e Milk restano nel cuore di tutti: saprai rifarti.

La foresta dei sogni, immagini del film

La foresta dei sogni
Lucky Red
La foresta dei sogni

I più letti

avatar-icon

Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

Read More