Jude Law, cattivo in Le 5 leggende: 'La paura? Il modo migliore per farcela'
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Jude Law, cattivo in Le 5 leggende: 'La paura? Il modo migliore per farcela'

Così l'attore inglese, a Roma a presentare il film d'animazione di Peter Ramsey: "Continuo a scegliere i ruoli che mi spaventano di più, amo troppo le sfide"

"Non c’è niente di più interessante che interpretare un cattivo in un film per bambini". Parola di Jude Law, che in Le 5 leggende, emozionante film d’animazione 3D diretto da Peter Ramsey e prodotto da Guillermo del Toro, dal 29 novembre nelle nostre sale, presta voce a L’Uomo Nero. Colui che diffonde paura e spavento tra i bambini, alimenta incubi neri galoppanti, lotta affinché nessun bambino creda più in nulla. Meno che mai in figure leggendarie come i Guardiani, capitanati da un Babbo Natale tatuato (lo doppia un irresistibile Alec Baldwin). "Sono un patito di fiabema resto affascinato soprattutto dal loro lato dark",  ammette il divo inglese ospite del Festival del Film di Roma .

Com’è dar voce a un personaggio senza poterlo interpretare?
"Affascinante. Attraverso la voce e le tecniche d’animazione puoi raggiungere risultati a cui non arriveresti mai con una performance in carne ed ossa. Poi il cinema d’animazione oggi raggiunge livelli qualitativi altissimi, senza contare che siamo tutti cresciuti guardando film d’animazione".

Ha incontrato particolari difficoltà in fase di doppiaggio?
"Più che altro è difficile capire quanto di ciò che registri finirà effettivamente nel film. Le 5 Leggende è un progetto durato un paio di anni, puoi dare alla stessa battuta una serie di intonazioni e intenzioni diverse, non è un processo immediato, tanto meno semplice".

Perché ha accettato di dar voce a un personaggio come L’uomo Nero?
"Tirar fuori il peggio di me e dare libero sfogo al mio lato oscuro mi sa di gratificante. Ed è anche una grossa responsabilità: da sempre i cattivi lasciano un’impronta indelebile su intere generazioni, era un’eredità e una sfida troppo bella per non raccoglierla".

Che cos’è per lei la paura?
"Un’ottima motivazione per lavorare meglio. Oggi più di ieri mi avventuro in ruoli che mi spaventano e in personaggi oscuri, come in Anna Karenina (in anteprima mondiale il 29 al Torino Film Fest, ndr) in cui interpreto un uomo cupo, introverso, complesso. Mi piace rischiare, lanciarmi in territori di cui non ho grande esperienza".

A questo punto della sua carriera avverte un minimo di rivalità con i colleghi, magari più giovani?
"Ho imparato presto che se ti metti a gareggiare nella vita perdi. A diciotto anni vivevo con Ewan McGregor, facevamo fatica per arrivare e ci soffiavamo ruoli a vicenda. Non sono mai stato particolarmente competitivo, e di sicuro non mi metto a gareggiare con i giovani attori. Anzi, ho appena lavorato con Aaron Johnson in Anna Karenina, e ho scoperto una bella persona, devota al lavoro".

Ha mai temuto di essere ignorato, incompreso o dimenticato?
"Tutti passiamo momenti in cui pensiamo di essere incompresi, o temiamo che si scordino di noi. È qualcosa a cui mi sono rapportato, certo, ma la vita lava via tutte queste cose. E ci manda avanti. Per fortuna".

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Claudia Catalli