Jeremy Renner: "Scusate se bombardo il cinema d'azione"
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Jeremy Renner: "Scusate se bombardo il cinema d'azione"

Così il protagonista di The Bourne Legacy: "Adoro l'action e lavorare con Tony Gilroy e Edward Norton è un privilegio"

Cos’è The Bourne Legacy? "Due ore di cinema fantastico con scene incredibili". È un po’ di parte il giudizio di Jeremy Renner, attore candidato all’Oscar per The Hurt Locker e The Town, oggi new entry nella saga cinematografica Bourne, ispirata ai romanzi di Robert Ludlum e scritta da Tony Gilroy. Subentrato nel quarto capitolo attualmente nelle sale come nuovo protagonista al posto di Matt Damon, Renner intende subito marcare le distanze con il più noto Jason Bourne: "Il mio Aaron Cross è diverso da Bourne: sa perfettamente cosa sta facendo, ha sottoscritto il programma segreto della CIA consapevolmente. È come ognuno di noi, in fondo: vuole svegliarsi la mattina con uno scopo".

Dopo Occhio di Falco in The Avengers la ritroviamo in un altro film d’azione…
"È vero, lo ammetto, mi scuso ufficialmente per aver bombardato il cinema d’azione negli ultimi tempi, ora dopo quattro film di fila prometto che cambierò genere. È che l’action mi diverte tantissimo, è più forte di me".

Non dev’essere facile prepararsi fisicamente per questo tipo di ruoli.
"Non lo è, infatti per interpretare Aaron Cross ho dovuto fare tanta preparazione fisica, tra stretching e palestra. Per non farmi male, per essere credibile, perchè se non fossi riuscito al meglio nelle performance fisiche avrei compromesso tutta la serie di Bourne. A posteriori posso dire che il segreto è uno solo: lotta, lotta e lotta. E un regista come Tony Gilroy che ti spiega passo passo come migliorare".

Magari anche un collega come Edward Norton accanto?
"Alla fine ci siamo trovati a lavorare insieme solo una giornata, ma ha reso molto semplice il mio lavoro mostrando grande intelligenza e il talento che tutti conosciamo. Del resto nel film lui è il cattivo, io il buono, è lo scontro tra i nostri cervelli che fa fluire bene la storia. Anche se forse il mio Aaron Cross più che un eroe è un antieroe, una vittima delle circostanze".

Cosa ha provato a "sostituire" Matt Damon, in un certo senso?
"Non sento di aver preso il posto di nessuno: faccio un altro personaggio e francamente mai avrei voluto fare Jason Bourne. Nessun attore in pieno possesso delle sue facoltà mentali vorrebbe mai interpretare un personaggio già reso benissimo da qualcun altro!".

Un’ultima curiosità: quanto c’è di suo nell’adrenalinica sequenza dell’inseguimento a Manila?
"Il 90% delle scene sono mie, e sarei arrivato anche al 100% se non avessi avuto Rachel Weisz dietro di me. Non mi fa paura guidare una moto a tutta velocità, mi spaventa però farlo in mezzo al traffico e con una collega dietro che non deve assolutamente correre rischi. Per questo lodo il lavoro degli stuntmen: non voglio prendermi certe responsabilità, se dovessi andare a sbattere contro una macchina e ferire un passeggero non me lo perdonerei mai".

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Claudia Catalli