Giuseppe Bertolucci, cinque film per ricordarlo
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Giuseppe Bertolucci, cinque film per ricordarlo

Da Berlinguer ti voglio bene a L'amore probabilmente, titoli ed emozioni in memoria del cineasta spentosi il 16 giugno in Puglia

Oggi la sua salma sarà trasferita a Bari e cremata. Giuseppe Bertolucci è morto a 65 anni dopo una lunga malattia sabato 16 giugno a Diso, nella Puglia più volte ambientazione dei suoi film, dove da cinque anni trascorreva prolungati periodi. Da lì aveva seguito il ritorno alla regia del fratello Bernardo, insieme al quale aveva sceneggiato Novecento, e aveva dato gli ultimi consigli alla Cineteca di Bologna, di cui è stato per anni presidente.

''Devo tutto a Giuseppe. Ho passato con lui gli anni più belli della mia giovinezza. Era il mio amico. Il mio primo amico, il mio primo regista, il mio primo autore. Mi ha insegnato lui a leggere la poesia, a muovermi, a camminare nel mondo, a guardare il cielo a capire da che parte arriva la bellezza e a riconoscerla. E l'audacia, e il coraggio. Devo tutto a Giuseppe Bertolucci'', è stato il ricordo commosso di Roberto Benigni, che con il regista e sceneggiatore ebbe un lungo sodalizio.

Solo un anno fa, nel suo diario autobiografico Cose da dire: scritti, interventi, ritratti, Giuseppe Bertolucci annotava:

"L'unica cosa che conta è continuare a porsi delle domande, tante domande. Sarà perché, tra tutti i segni grafici che quotidianamente usiamo nella pratica della scrittura, il punto interrogativo - quel ricciolo magico che rimane sospeso nell'aria in fondo a una frase - è il più elegante e l'unico che non chiude, ma spalanca le porte dell'ignoto e della sorpresa?".

Forse in questa curiosità un po' distaccata della vita il cineasta ha trovato lo scudo per proteggersi dall'eredità pesante di un padre poeta, Attilio, che difficilmente avrebbe potuto eguagliare, e dal confronto con lo straripante vitalismo espressivo del fratello maggiore Bernardo, che da giovane trovò subito la sua strada, affiancando Pasolini, debuttando da regista, e sin da subito fu più celebre di lui.

Nel giorno dell'ultimo saluto ricordiamo l'autore emiliano attraverso cinque suoi film.

- Berlinguer ti voglio bene (1977). Ispirato al monologo teatrale Cioni Mario di Gaspare fu Giulia che aveva scritto per Roberto Benigni, è l'esordio al cinema sia per lui che per Benigni. Fu un film per certi versi underground, anomalo, provocatorio e delicato insieme, e forse proprio per questo non capito e un insuccesso. Protagonista un giovane sboccato del sottoproletariato, che cerca di combattere il suo rapporto edipico con la madre affidandosi alle speranze della rivoluzione guidata dal segretario del PCI Enrico Berlinguer.

- Oggetti smarriti (1980). Assolutamente originale, è un grottesco e poetico road movie fra treni e aerei con Mariangela Melato e Bruno Ganz che si sperdono in un impalpabile confine tra Roma, Milano e la Svizzera. Il Morandini ne parla così: "Accanitamente intellettuale e, insieme, assai sensuale; costruito con  sapienza geometrica, ma anche libero, ricco di sorprese e di risvolti  inattesi".

- Segreti segreti (1984). Con un grandissimo cast femminile (Lina Sastri, Lea Massari, Alida Valli, Stefania Sandrelli, Francesca Neri, Rosalinda Celentano, Giulia Boschi), in questo film Giuseppe mostra la sua eccellente capacità da direttore di attrici, da tutte amato, e da instancabile talent scout. La sua riflessione sul terrorismo è tra le più significative del nostro cinema.

- Amori in corso (1989). In questo film dalle atmosfere affascinanti, ambientato in una villa in campagna, il cineasta mostra ancora una volta la sua abilità nel dirigere un cast al femminile (Francesca Prandi,  Stella Vordemann, Amanda Sandrelli). Il Dizionario Morandini gli assegna tre stelle su cinque e lo definisce "un film farfalla sotto il segno della grazia".

- L’amore probabilmente (2001). Film imperfetto e criticato, ha il merito, ancora una volta, di osare. Girato con entusiasmo in digitale, è una riflessione un po' troppo intellettualistica su menzogne e verità del mestiere d'attore. Con eccessi e ripetizioni, è volutamente una sperimentazione vigorosa e l'ultimo tra i suoi principali titoli.

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Simona Santoni

Giornalista marchigiana, da oltre un decennio a Milano, dal 2005 collaboro per Panorama.it, oltre che per altri siti di testate Mondadori. Appassionata di cinema, il mio ordine del giorno sono recensioni, trailer, anteprime e festival cinematografici.

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