Ermanno Olmi, "Torneranno i prati". La grande guerra in fase di montaggio
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Ermanno Olmi, "Torneranno i prati". La grande guerra in fase di montaggio

Il maestro alla fase finale del lavoro sul film che racconta la sconfitta di Caporetto: "Più testimonianza che clichè"

Perché la prima guerra mondiale? “E’ stata l’ultima guerra con tracce di umanità”. Ed è il film sulla disfatta italiana, la più grande, un ossario di corpi. Girato nella sua Asiago, Ermanno Olmi a quasi 83 anni, consegna il suo documento contro la retorica, quella che chiama “lo sventolio di bandiere”.

Si chiama “Torneranno i prati”, il nuovo film che verrà presentato alla prossima Mostra del cinema a Venezia, ed è in fase di montaggio nell’anno del centenario della Grande guerra .

Nelle intenzioni di Olmi dovrebbe essere tutto il contrario dell’anniversario. Cinema come documento: “Vorrei che prima che bello fosse utile”, insomma più testimonianza che clichè e stereotipo. Il film, Olmi lo avrebbe voluto girare in un’unica notte, addirittura quasi in diretta, “Volevo fare un film di un’ora e mezza in tempo reale” e racconta la notte che precedette la sconfitta di Caporetto.

Sepolte dalla neve, protagonisti sono le trincee sature di straccioni, quei poveri mandati a mattanza che successivamente saranno il serbatoio del movimento fascista. Tra tenenti spaesati - Claudio Santamaria che ha il ruolo di ufficiale territoriale, insieme ad Alessandro Sperduti, tenentino dell'esercito italiano al fronte – e ordini mal eseguiti, il film è un affresco della nazione giovane, impudente, e velleitaria che si affacciò sul palcoscenico del grande conflitto.

Il dramma, la fuga del “Tutti a casa”, per Olmi è l’ultimo scampolo di solidarietà in guerra, come ha dichiarato, prima del sopravvento delle ideologie disumane.

 

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Carmelo Caruso