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Cenerentola al cinema nelle grinfie della camorra

Il film di animazione "Gatta Cenerentola" tratto dalla fiaba e presentato a Venezia non è un cartone per bambini, ma un'opera sulla Napoli di oggi

Dopo una preparazione durata ben due anni e non poche vicissitudini di produzione, è al traguardo l’opera di animazione Gatta Cenerentola, tratta dall’omonima favola seicentesca dello scrittore napoletano Giambattista Basile. Il lungometraggio sarà proiettato il 5 settembre al Festival del cinema di Venezia nella sezione "Orizzonti". La trama attinge all’antichissima fiaba popolare, già portata a teatro con grande successo in dialetto napoletano da Roberto de Simone, che nell’Ottocento ispirò la versione dei fratelli Grimm da cui è stato tratto nel 1950 il famosissimo Cinderella di Walt Disney.

Ma a differenza della Cenerentola americana, questa versione italiana non è pensata per i bambini, ma per i grandi. La trama della storia originale, infatti, era stata molto edulcorata dagli autori di Disney proprio per renderla adatta ai più piccoli. Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone, i quattro registi di questa nuova Gatta Cenerentola di cui offriamo una clip in esclusiva, hanno deciso invece di ritornare allo spirito della versione originaria, pur con l’introduzione di tematiche e personaggi della nostra epoca. A partire dal cattivo della storia, una specie di camorrista che vorrebbe trasformare il porto di Napoli (dove tutto si svolge, visto che la protagonista vive su una nave) in un gigantesco centro per lo spaccio di droga.

Quel che ne viene fuori, insomma, non è una fiaba, almeno non nel senso che si attribuisce oggi a questa parola (quelle del passato erano assai meno rassicuranti, a volte perfino cruente) ma un racconto poetico in cui gli artisti che hanno lavorato alla produzione, compresi ovviamente gli attori che danno voce ai personaggi, fra cui Alessandro Gassmann nei panni del malinconico poliziotto Primo Gemito, mettono in scena la vita e i problemi della Napoli dei nostri giorni. Come sempre in bilico fra disperazione e riscatto.

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Stefano Caviglia